Il caffè sospeso a Kiev
Un caffè pagato per i soldati impegnati nella difesa del Paese, un gesto di solidarietà che passa, ancora una volta, per la ristorazione. Un caffè per dire “grazie”, “resistiamo”, per far arrivare tante parole che in casi come questi diventerebbero superflue, se messe per iscritto. Un caffè e basta, per una pausa dalla tragedia, dall’orrore della guerra, per riprendere fiato. Una sosta per alleviare il dolore, metterlo per un secondo da parte. Non si può dimenticare, ma ci si può prendere un momento, uno solo, piccolo, breve. Il tempo di un caffè. Sta succedendo nei bar di Kiev, dove è arrivato il rituale napoletano del caffè sospeso, una tazzina già pagata dagli altri clienti e riservata ai soldati, con tanto di post-it rosa con messaggi di speranza. È la giornalista Olga Rudenko, caporedattore di The Kyiv Independent, a registrare e raccontare il fenomeno in un post su Twitter.
La tradizione del caffè sospeso
“Sta avvenendo in molti caffè a Kiev”, scriva la giornalista. “I post-it rosa sono bevande e dessert che i visitatori hanno pagato come regalo per i membri della difesa militare o territoriale, che possono venire a reclamarli gratuitamente”. Un modo per ringraziare i difensori, anche se “finora tutte le persone in uniforme che ho visto entrare hanno scelto di pagare”. Un gesto che commuove, che ci riporta alla tradizione del caffè sospeso partenopeo, anch’essa nata in tempo di guerra. Era la Seconda Guerra Mondiale, periodo di miseria in cui, chi poteva permetterselo, prese l’abitudine di pagare due tazze di caffè: una per sé, l’altra per chi non ne aveva le possibilità. Così che tutti potessero concedersi il piacere di un espresso anche in tempo di crisi. Stava al barista, poi, offrire ai nuovi clienti il caffè già pagato dagli altruisti consumatori.
“Offrire un caffè al resto del mondo”
Una tradizione che permane ancora, seppur non come un tempo: a ridare vita al caffè sospeso è stato, nel 2010, il Caffè Gambrinus di Napoli, che in occasione del suo 150esimo anniversario ha voluto riprendere la tradizione, riportando alla luce una pratica in parte dimenticata, da preservare con cura e diffondere in più zone possibili. Lo scrittore Luciano De Crescenzo a questo atto di gentilezza ha addirittura dedicato il titolo di un libro, “Il caffè sospeso”. Volume che ha dato vita alla celebre citazione: “Quando un napoletano è felice per qualche ragione, invece di pagare un solo caffè, quello che berrebbe lui, ne paga due, uno per sé e uno per il cliente che viene dopo. È come offrire un caffè al resto del mondo”. In questo caso si tratta di una città, un Paese tristemente sotto lo sguardo attento del mondo intero da più di due mesi. Non basterà un caffè a confortare i soldati, ma gesti come questi aiutano a sentirsi meno soli.
a cura di Michela Becchi