Con la domanda di caffè che si prevede supererà drasticamente l'offerta, a causa dell'impatto dei cambiamenti climatici sulle principali regioni di coltivazione, sono emerse varie problematiche, ma anche tante soluzioni creative, con startup che stanno esplorando vari campi: dalle alternative senza chicchi alle piante di caffè più resistenti, fino al caffè prodotto attraverso la coltura di cellule vegetali. In quest'ultimo campo ci sono realtà che stanno cominciando a pensare e ad approcciare alla produzione di caffè a partire da cellule vegetali da far sviluppare in bioreattori. L'azienda biotecnologica israeliana Pluri ha sviluppato un caffè "cellulare" che può essere coltivato senza causare danni all'ambiente e senza cambiare il gusto. Un sistema di produzione che non si distacca molto da quello che abbiamo visto nella produzione di carne coltivata.
Come viene prodotto e che vantaggi ha il caffè coltivato
Il caffè richiede un'elevata quantità d'acqua per la sua coltivazione che può arrivare fino a 140 litri per ogni tazza di caffè che beviamo. A questo dato va aggiunto il dato del consumo di caffè che è aumentato del 60% negli ultimi 30 anni e si prevede che triplicherà entro il 2050. A differenza dei metodi convenzionali di produzione del caffè, l'azienda Pluri ha dichiarato che il caffè cellulare dovrebbe ridurre il consumo di acqua di ben il 98%. Dal punto di vista pratico il caffè viene prodotto estraendo le cellule dalla pianta del caffè per poi coltivarle nel suo sistema di bioreattori. Quando le cellule escono dal bioreattore, hanno l'aspetto di un caffè istantaneo. Il consumatore deve solamente aggiungere acqua calda e godersi la bevanda. In futuro l'azienda dovrebbe essere in grado di produrre tutte le varietà di caffè, ma anche i vari tipi per i diversi usi (espresso, americano etc...).
Il rapporto costi/benefici
Nel corso degli ultimi anni sono state molte le startup che si sono lanciate nel settore dell'agricoltura cellulare a cominciare da ingredienti alimentari e integratori come la vaniglia, l'aloe vera, la melissa, i flavanoli del cacao o i cannabinoidi. Tutti ambiti le cui catene di approvvigionamento botanico sono diventati sempre più minacciati. La coltivazione del caffè in bioreattori - attualmente sperimentata su piccola scala da startup come STEM in Francia e California Cultured negli Stati Uniti - è considerata particolarmente dispendiosa a causa dei grandi volumi coinvolti e dei prezzi relativamente bassi rispetto, ad esempio, a quelli dello zafferano o della vaniglia.
Tuttavia, l'azienda israeliana Pluri, specializzata in terapie cellulari, ritiene che con le linee cellulari e la tecnologia giuste possa avere un senso economico. L'industria del caffè deve affrontare diversi problemi a cominciare da quelli causati dai cambiamenti climatici che, nei prossimi due decenni, si prevede che ridurranno del 50% le aree adatte alla coltivazione del caffè.