È un'esperienza di grande suggestione recarsi, oggi come un tempo, presso il monastero di Santa Caterina d'Alessandria nel cuore di Palermo e acquistare quei soavi dolcetti natalizi conosciuti come i Buccellatini di suor Maria Aurora. Questi piccoli "bocconi", dall'origine latina del nome, biscotti cioè ripieni di frutta secca, ma con all'interno anche canditi e scorze d'agrumi «venivano realizzati nel monastero nel periodo natalizio, utilizzando la pasta reale anziché la pasta frolla. Molti palermitani hanno elogiato la perfezione con cui questi dolcetti venivano preparati da suor Aurora, ultima priora del monastero di Santa Caterina». A parlarci così è una guida d'eccezione, Maria Oliveri, che ai dolci siciliani di matrice conventuale ha dedicato libri assai interessanti come I segreti del Chiostro (Il Genio editore), cui ha fatto seguito un ulteriore e più recente volume, Le impudiche paste delle vergini (Il genio editore) dedicato a quei pasticciotti "in foggia di mammella" che sono I minni di virgini.
Un monastero divenuto museo e dolceria
Il monastero, un tempo tra i più importanti per ricchezza ed estensione della città, vide la partenza delle ultime anziane monache domenicane nel 2014 e oggi è adibito (in parte) a museo, con uno spazio significativo dedicato però a quella dolceria chiamata proprio I segreti del Chiostro, che ha raccolto il testimone di quell'antica e golosa tradizione. Basti pensare che la vendita dei dolci fu per molto tempo il principale mezzo di sostentamento delle religiose.
Tra cassate, cannoli e la frutta martorana
E oggi che una fila di turisti attende il proprio turno, più o meno pazientemente, per godere prima di quel tripudio di dolci con gli occhi, per poi ordinarli gustandoli nella quiete - a dirla tutta talvolta invero un po' caotica - del chiostro, l'esperienza è certo assai diversa da quella di un tempo. Non così però la soddisfazione, parimenti festosa. Vi troveremo le cassate, i cannoli la cui bontà era celebre, ma anche la frutta martorana di cui il monastero eccelleva insieme alla confezione di agnelli ripieni di cucuzzata.
Alla ricerca di un mondo perduto
La compravendita dei dolci conventuali avveniva fino agli anni ottanta del secolo scorso attraverso una ruota di metallo, accedendo al parlatorio. Un'interessante testimonianza, riportata sempre da Maria Oliveri, riannoda il filo con un mondo che non esiste più, ma la cui memoria rivive ancora oggi in molti, attraverso soprattutto quei dolci deliziosi: «Occorre salire le scale del palazzo, seguendo una freccia indicante appunto la dolceria e si arriva in uno stanzino minuscolo, minuscolo, diviso dal mondo da una doppia grata antica e di maglia fitta; le suore sono di stretta clausura. L'anziana sorella, di là, parla a voce bassa, tenendo il velo nero sugli occhi. Sui tavoli di legno bianchi antichi stampi, vecchi arnesi, un listino di prezzi indica i nomi, sui cui per fortuna il tempo non ha lasciato traccia».