Il mito delle frites
Nel gioco un po' riduttivo dei piatti nazionali, moules e frites vince indubbiamente la medaglia per la specialità simbolo della tradizione gastronomica belga: una pietanza sostanziosa e proposta in quantità generose, che abbina cozze bollite nel vino e patatine fritte, proposta pressoché onnipresente sulle tavole dei ristoranti tradizionali del Belgio, e venduta pure come cibo di strada nelle caratteristiche friteries, chioschi spartani che affollano le principali città. Sulle frites servite in cartoccio da passeggio (l'altrettanto tipico cornet de frites) con maionese Bruxelles ha costruito un mito – peraltro la paternità è contesa con la Francia, con rivendicazioni continue dall'una e dall'altra parte del confine: il Belgio sostiene siano state inventate a Namur, in Vallonia, la Francia porta la prova inconfutabile di un'espressione diffusa in tutto il mondo, french fries - che ora ha intenzione di celebrare come si conviene. Così, nei mesi scorsi, l'amministrazione della capitale belga, nella figura dell'assessore allo sviluppo economico Marien Lemesre, ha indetto un bando di gara per la valorizzazione dello street food nazionale, e di quei baracchini – frietkots è il termine fiammingo per indicarli – che di fatto hanno finito per trasformarsi in elementi d'arredo urbano inscindibili dall'immaginario cittadino, ma senza particolare valore estetico. Proprio sulla possibilità di ripensare questi spazi come elemento di attrazione, il bando ha scommesso chiamando a raccolta designer e studi d'architettura per riprogettare i chioschi in chiave futuristica, e renderli così meritevoli della loro fama anche sotto il profilo urbanistico.
Le friggitorie del futuro
La competizione tra creativi dovrebbe portare a identificare un modello ideale facilmente replicabile, e immediatamente riconoscibile, per fare delle friggitorie di strada un elemento iconico “come sono le cabine telefoniche per Londra”, testuali parole dell'assessore. E un vincitore è già stato individuato: ad aggiudicarsi la gara, il progetto dello studio Moto degli architetti Morris Vandenberghe e Thomas Hick di Gand, che hanno avuto la meglio su oltre 50 progetti presentati al concorso, con un prototipo che propone elementi comuni – il bancone e le pareti in piastrelle bianche che ricordano le vecchie botteghe della città, il rivestimento in alluminio riflettente all'esterno e per la tettoia, i pannelli solari sul tetto - ma preserva l'identità di ciascun chiosco (ognuno potrà montare un'insegna personalizzata, che si rifletterà sulle superfici a specchio), per non urtare la sensibilità dei clienti abituali. Nei prossimi mesi il restyling riguarderà i primi 8 frietkots di Bruxelles coinvolti nel progetto, compreso il celebre baracchino davanti all'Atomium, tra le attrazioni più visitate della città. E chissà che anche i chioschi di patatine non possano presto figurare sulle guide turistiche che raccontano le bellezze di Bruxelles.
a cura di Livia Montagnoli