Non è una novità. I piani vitivinicoli russi guardano soprattutto alla Crimea. Il primo ministro, Dmitry Medvedev, ha appena disposto un investimento di 250 milioni di euro per l'espansione vitivinicola della penisola che da maggio è tornata sotto l'influenza russa. In particolare si punta ad incrementare del 60% i vigneti: entro il 2015 la superficie vitata dovrebbe crescere da 37 mila ettari a 100 mila, per una produzione complessiva di vino che dovrebbe passare dalle 83 mila casse attuali alle 600 mila.
In questo modo il Cremlino punterebbe ad una drastica riduzione delle importazioni da altri Paesi che attualmente rappresentano l'80% del vino bevuto in Russia.
Ma c'è di più. I piani di governo prevedono anche una partecipazione statale nella gestione delle attività di vinificazione, in cui i vini prodotti dovrebbero essere denominati “Vini di Crimea”. Rientrerebbe in questo intento anche la cantina Massandra – una delle più grandi realtà vitivinicole della regione - recentemente nazionalizzata, così come l'Istituto Nazionale della Vite e del Vino. “La creazione del cluster vino della regione” ha dichiarato Vadim Drobiz, il direttore del Centro russo di indagini sui mercati regionali di alcolici, “potrebbe fornire un impulso per lo sviluppo di tutta l'industria della viticoltura russa, e soprattutto per le enormi potenzialità della Crimea”.
A completare il quadro le altre misure previste dal governo russo: aliquota zero per il vino della penisola, procedure di autorizzazione e di registrazione semplificate, via libera alla pubblicità – si ricordi che la pubblicità di bevande alcoliche in Russia è praticamente vietata – del vino di Crimea all'interno dei canali federali, nonché l'introduzione di quote statali per la diffusione dello stesso nei ristoranti. In questo modo, tutti quelli che fino a questo momento erano sembrati dei veri ostacoli per la diffusione del vino di Crimea in Russia, adesso troverebbero una pronta soluzione. Alla luce di ciò, non si può fare a meno di chiedersi se il disegno russo non abbia confini più ampi di quel che si vede. Dopo l'embargo ai prodotti alimentari Ue, che qualche giorno fa sono state estese anche agli alimenti animali, dobbiamo forse aspettarci nuovi provvedimenti anche per il vino?
A cura di Loredana Sottile