Il fico è la pianta del futuro
Contiene più potassio delle banane, più vitamina A del kiwi, quattro volte le fibre di tanta altra frutta. È il fico, e Paolo Belloni, fondatore del Conservatorio botanico di Contrada Figazzano, provincia di Brindisi, non si stancherebbe mai di parlarne. Lui, che al Ficus Carica ha dedicato gli ultimi 23 anni di ricerca, non ha dubbi: “La specie del fico è strategica per l'alimentazione futura”, e le motivazioni sono talmente numerose che è sufficiente ricordarne qualcuna della lista per condividere la dedizione di questo appassionato ricercatore del Nord trapiantato in Puglia, nel cuore della Valle d'Itria, dove da dieci anni a questa parte sono nati I Giardini di Pomona, un paradiso della biodiversità che conserva oltre mille varietà di alberi da frutto. Il fico, per dirne una, è una pianta estremamente resistente, come ben saprà chi abita sulle coste del Mediterraneo: “Proprio l'altro giorno guardavo una pianta di fico spruzzata dalle onde del mare... è la specie più resistente alle acque saline, cresce anche in zone non sfruttabili per l'agricoltura, non ha bisogno di essere impollinata dalle api. E non a caso è la specie che vanta la più lunga prossimità con l'uomo: sembra esista da 11400 anni, ben prima dei cereali.” Se non bastasse il fico è annoverato tra i 27 alimenti con proprietà antitumorali e facilmente conservabile essiccato.
Visitare I Giardini di Pomona. E scoprire l'Eden della frutta
A Pomona, tra i borghi bianchi di Cisternino e Locorotondo e l'azzurro del Mar Adriatico, Paolo ha radunato una collezione di oltre cinquecento varietà di Ficus Carica (560), la più grande d'Europa (e quindi del mondo), scovando fichi afghani e bosniaci, francesi e portoghesi, albanesi, israeliani e naturalmente italiani. “I visitatori arrivano soprattutto dal Nord Europa, per apprezzarne la bellezza e il gusto”. Con loro il numero dei curiosi che si spinge fin qui ogni anno raggiunge le 3-4mila unità: prenotare una visita online è semplice, ai Giardini si viene accolti da una guida (in più lingue), accompagnati lungo un percorso nella storia della botanica alimentare; segue la degustazione della frutta di stagione. I fichi, per esempio, sono disponibili per quattro mesi all'anno. Ma l'esperienza è molto più articolata, un paio d'ore in tutto (e si può anche pernottare in agriturismo). D'altronde il conservatorio si estende su 10 ettari di terreno e annovera anche un centro di ricerca, frutto degli sforzi della onlus che si prefigge di salvare il patrimonio genetico delle specie coltivabili, comprese varietà antiche e rare. Come la collezione di Punica Granatum, il melograno, le piante di agrumi, meli, peri, ciliegi dolci e acidi, susini, gelsi, giuggiole, cachi, noci, pistacchi. E persino le erbe aromatiche, messe a dimora negli interspazi.
L'incendio. Doloso?
La bella storia dei Giardini di Pomona, però, è incrinata dall'incendio che nelle ultime ore ha seriamente danneggiato un ettaro di terreno, coinvolgendo 30 o 40 diverse varietà: “Le fiamme sono divampate nel primo pomeriggio del 31 agosto, siamo stati attirati dal fumo. I vigili del fuoco e la protezione civile hanno fatto il possibile, ma oggi contiamo i danni soprattutto per le due collezioni più importanti, proprio il Ficus Carica e il Punica Granatum”. Le piante danneggiate sono circa 300, per comprendere la gravità di un incendio probabilmente doloso (“evidenze non ce ne sono, ma i vigili del fuoco propendono per l'intenzionalità”) bisognerà aspettare primavera, certo, per le piante più giovani con il “colletto” - la zona di passaggio tra fusto e radice – bruciato non si preannunciano buone notizie. Le perdite più dolorose? “Un rarissimo Melograno dolce a frutto nero e chicchi bianchi all’interno, di origine mediorientale e un Fico rumeno che resiste a -27 gradi, ma non al fuoco”.
E ora? “Lavoreremo per dotarci di sistemi di allarme più efficaci, perché questo patrimonio è troppo importante per andare perduto”. Intanto molti amici si sono già mobilitati, dimostrando solidarietà per un lavoro svolto con tanta dedizione, aperto alla ricerca, alla sperimentazione e alla didattica. Di sicuro un'attrazione che la Puglia, e l'Italia, devono tutelare. Chissà che la denuncia contro ignoti non porti a identificare i colpevoli.