È una storia tutta al femminile che tocca tre generazioni quella di Briccodolce, il biscottificio artigianale piemontese nato giusto vent'anni fa. Un'intuizione delle sorelle Ivana e Vittorina Montanari che nella villa di famiglia di San Sebastiano Po, sulle colline torinesi, hanno capito che le ricette della mamma Rosina (poi diventata nonna), unite al piacere di fare i biscotti in casa, potevano diventare anche un'attività a tempo pieno. Briccodolce (bric, in dialetto significa collina, piccola montagna) è il luogo del cuore, dove all'epoca la famiglia si ritrovava, dove si accudivano i bambini che stavano crescendo e ci divertiva anche con le vecchie ricette. Un nome che sembra pensato da uno stratega del marketing. «Ma non è stata una storia facile» racconta Ivana.
Il biscottificio Briccodolce
«Abbiamo proposto a nostro padre l'idea di produrre biscotti in quel posto, che per noi tutte era semplicemente il Bricco. Ci negò il consenso, perché quello per lui era un luogo dedicato esclusivamente alla famiglia». Le due sorelle - che arrivavano da un contesto professionale completamente diverso, una contabile, l'altra traduttrice - non si arrendono. «Siamo testarde: ci siamo messe a studiare a imparare un po' il mestiere e trovato un piccolo locale a Borgaretto, periferia di Torino, dove adesso si trova anche il nuovo laboratorio inaugurato nel 2015, abbiamo cominciato a produrre biscotti artigianali, utilizzando ingredienti naturali senza l’utilizzo di additivi chimici e conservanti. L'idea iniziale era di fare qualcosa dedicato ai bar e alle caffetterie con confezionamenti in monoporzioni, perché ci siamo rese conto che poteva essere una sicurezza igienica in più per il cliente».
Quando i biscottini hanno cominciato ad avere le ali
Quasi inevitabilmente uno dei primi prodotti di successo è stato battezzato Briccolino, un frollino con granella di nocciole piemontesi unita a gocce di cioccolato. Un biscotto che ha permesso alle due sorelle di spiccare il volo, letteralmente. «Avevamo una cliente che lavorata per una linea aerea privata che portava clienti in America. I nostri prodotti le sono sembrati adatti a quel tipo di situazione - un pensiero dolce da offrire ai passeggeri in volo - e ci ha aiutato a introdurci nel mercato delle compagnie aeree. Poi è arrivato il contatto con Air Dolomiti».
Convocate nella sede della compagnia a Verona, a Ivana e Vittorina basta uno sguardo per accettare la sfida. Intanto le ricette erano aumentate: Stelline alla nocciola, Pannocchiette (con farina di mais simili ai crumiri), Cuoricini, Ovetti, Frollini della nonna, Girandole al cacao e al limone. E così, i biscottini torinesi di Briccodolce hanno cominciato a volare per il mondo, fino in Oriente. I nomi sono quelli di compagnie importanti: dall'allora compagnia di bandiera Alitalia, a Singapore Airlines. Oggi c'è anche ITA fra i clienti. «Ma rimaniamo una piccola azienda familiare» precisa Giulia Montanaro, la figlia di Ivana (non è un errore, la mamma che di cognome fa Montanari ha sposato un signore che si chiama Montanaro) la terza generazione di Briccodolce. «La dimensione è quella artigianale: siamo in cinque, di cui solo due ragazze in produzione, più altre persone che ci aiutano durante i picchi stagionali di lavoro». Intanto non stupitevi se, viaggiando su un Frecciarossa, avrete l'occasione di scartare un biscottino delle sorelle Montanari, perché le dolcezze torinesi hanno cominciato, già da qualche tempo, a viaggiare su rotaia. Le linee di produzione si dividono adesso fra biscotti diretti al mercato dei vettori del settore aereo e ferroviario, al comparto Ho.Re.Ca. e alla linea di pasticceria: «per quest'ultima facciamo ancora tutto a mano, i biscotti vengono tagliati a coltello». tengono a precisare Ivana e Vittorina.
I biscotti si comprano anche in negozio
Intanto, nel 2017, Ivana ha aperto una piccola boutique del biscotto in zona Crocetta (corso Alcide De Gasperi 20), a Torino. «È la mia bomboniera, dove posso avere un contatto diretto con i clienti, cosa che mi dà molta soddisfazione». Il negozio espone tutta la produzione e Ivana, per tutti nel quartiere "la signora dei biscotti", racconta anche dei dolcetti a forma di cuore rosa prodotti per la campagna Life is Pink, promossa dalla Fondazione Piemontese per la ricerca sul cancro, a sostegno della lotta contro i tumori femminili.. Per festeggiare i vent'anni di attività, Briccodolce ha lanciato Parlapà, il primo biscotto con la forma di gianduiotto. «Parlapà - spiega Vittorina - è una tipica espressione piemontese che denota ammirazione per qualcosa, che fa restare a bocca aperta, senza parole». È quello che sperano le quattro signore di Briccodolce - «la nonna Rosina viene a controllarci quasi ogni giorno per vedere se facciamo le cose per bene» - che hanno creato un biscotto goloso che si scioglie in bocca e ha la forma del più iconico dei cioccolatini torinesi. Nella ricetta, che è il risultato di anni di tentativi, ci sono ovviamente il cacao e le nocciole piemontesi, più la farina del molino Bongiovanni di Cambiano, ma il biscotto ha il vantaggio di poter affrontare meglio le alte temperature della stagione estiva. Parlapà, oltre che in monoporzioni, viene venduto anche in eleganti confezioni cilindriche color carta da zucchero, arricchite da un disegno che riproduce i portici, uno degli emblemi architettonici di Torino. Un packaging che rimanda alla vecchie biscottiere di un tempo.