"Omicidio Scialdone? Giustizia è fatta. Dopo due anni alcuni clienti iniziano a tornare". Parla il proprietario del ristorante Brado

2 Gen 2025, 16:33 | a cura di
La ragazza è stata uccisa dal suo ex compagno a gennaio del 2023. Dopo la sentenza definitiva, parla Christian Catania, uno dei fondatori di Brado, locale in cui Martina cenò prima di essere uccisa fuori dal ristorante

Succedeva esattamente due anni fa: il 13 gennaio del 2023 Martina Scialdone veniva uccisa a Roma fuori dal ristorante Brado, in cui aveva cenato poco prima, dal suo ex compagno Costantino Bonaiuti che è stato condannato all’ergastolo con la sentenza della corte d’Assise di Roma. Una storia tragica per la famiglia della vittima, ma anche per il locale e il suo staff. Dopo l’uccisione di Scialdone, infatti, i proprietari hanno chiuso Brado per alcuni giorni, e da quel momento in poi si sono scatenate reazioni a catena che hanno portato a recensioni negative online del locale stesso e a dei contraccolpi non indifferenti sull’azienda e i dipendenti. Ci siamo fatti raccontare da Christian Catania, uno dei fondatori di Brado, cosa è successo in questi due anni.

Come commenta la sentenza?

Giustizia è fatta. Era opportuno che andasse in questa maniera, è andato tutto come era corretto che andasse. Mi sembra scontata come risposta ma è così.

Dopo l’evento siete stati sottoposti a una gogna mediatica con una serie di recensioni negative.

Oltre al trauma in sé, quello delle recensioni è stato il risvolto negativo terribile che abbiamo subito senza nessun motivo.

Come avete affrontato all’epoca la questione e com’è andata nel corso di questi due anni?

In nessuno modo. Nel senso che non mi limito a dire chissà cosa perché c’è una querela in piedi per diffamazione, per cui farà il suo corso. È praticamente ferma la questione perché era tutto concentrato sul generare la sentenza per lui (Costantino Bonaiuti, ndr) e probabilmente farà ora il suo corso anche quello.

In questi due anni ci sono stati dei contraccolpi a livello di clientela e di gestione del locale stesso? Come avete gestito la situazione?

In alcun modo, semplicemente con il tempo e la lentezza del tempo. Ci è voluto davvero molto tempo, ovviamente ha influito negativamente sul lavoro. Ad oggi dire se ha delle ripercussioni, non lo so dire, ma sicuramente ha dato una bella tirata di freno a mano all’attività, quanto meno sul momento e poi piano piano il freno a mano si è allentato, ora non so se questo freno a mano si è completamente tolto però ha creato dei problemi non indifferenti, danni pesanti.

Quali danni? Ci può fare un esempio?

Sul momento c’era agitazione. Poi c’era la paura, anche pur senza motivo, di ritorsioni. Solo il fatto di rimanere chiusi era un danno. Non c’erano condizioni adeguate per tenere aperto il locale, anche per la sicurezza dello staff.

E com’è andata alla riapertura?

Non è che nel momento che riapri è tutto come prima, sei pieno a tappo come eri prima, comunque ci viole del tempo per ripristinare le cose, sono cose abbastanza indelebili.

La clientela si è tirata indietro?

Non conosciamo tutti i clienti, c‘è chi accusa e chi no, però ci sono capitati alcuni che sono tornati dopo due anni che non venivano per quel motivo. È garantito che la cosa ha generato un danno all’attività.

Avendo avuto un contraccolpo, avete ridotto il personale perché si era ridotto il lavoro?

No, assolutamente, non era nemmeno una cosa corretta: sono tutti dipendenti dell’azienda non abbiamo licenziato nessuno, anzi economicamente abbiamo fatto in modo che i dipendenti non avessero alcun tipo di ritorno negativo in termini economici, l’azienda ha sopperito a tutto.

Qual è la cosa che vi ha fatto più male di questa storia?

A livello emotivo-personale il dolore della famiglia: è stata una cosa terribile. E poi, ovviamente, il fatto che un mostro possa fare una cosa del genere e che si va minimante a pensare che fosse nostra la colpa, non lo era in nessun frammento, lo è mai stato, abbiamo la coscienza serena da quel punto di vista. E poi ci ha fatto male anche quello che è stato detto senza motivo, quanto le persone ci mettono poco a tirare giù sentenze senza neanche sapere le cose.

Per far tornare la gente avete cambiato qualcosa nella gestione del locale?

No, abbiamo continuato con il nostro lavoro come prima non c’è motivo di cambiare nulla. Lì dentro c’è un ristorante, un’azienda ci sono persone che lavorano, famiglie che ci campano, per cui deve riprendere il lavoro con entusiasmo tranquillità e quello è stato l’impegno nostro anche se difficoltoso.

 E ora?

Ora stiamo guardando avanti, non si può sempre guardare indietro.

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