Social eating per viaggiatori
Sono passati più di due anni da quando Bon Appetour faceva il suo esordio di fronte alla platea internazionale dello Startup Weekend di Milano. All'epoca (era l'inverno 2013) l'idea di mettere in piedi una piattaforma virtuale che riunisse le tavole casalinghe del mondo perché aprissero le porte a turisti e viaggiatori in cerca di autentiche esperienze gastronomiche arrivava come una ventata d'aria fresca, precorrendo il boom del social eating (almeno in Italia) e le polemiche sugli home restaurant. E il movimento prendeva le mosse proprio dall'Italia, ricalcando il modello vincente di Airbnb. Il team internazionale al comando – guidato dalle tre fondatrici Rinita Vanjre, Inez Wihardjo e Hitakshi Shridhar– annovera tra le presenza della prima ora anche un nutrito gruppo di italiani e da un anno a questa parte sta cominciando a raccogliere i risultati sperati, con una presenza importante in venticinque Paesi e cinquanta città del mondo, accomunate dalla voglia di condividere il piacere della tavola (e il cibo della tradizione locale) con perfetti sconosciuti.
BonAppetour. Come funziona
Oggi in Italia si contano 150 host, porte aperte sulle cucine private di Milano, Venezia, Roma, Torino, Napoli, Bologna, Palermo e Firenze. E il meccanismo per accedere al servizio è quanto mai intuitivo (specie se già siete abituati a viaggiare con il supporto di Airbnb). Si comincia registrandosi (gratuitamente) al servizio, poi si passano in rassegna le offerte attive per la città selezionata: ognuna comprende una scheda dell'ospite con dettagli curiosi sull'abitazione in cui vi riceverà, prezzi e menu (spesso tematico) e valutazioni degli utenti che prima di voi hanno condiviso la tavola con il padrone di casa. Poi si prenota e si effettua il pagamento online (anche se solo in seguito al buon esito dell'incontro l'importo sarà accreditato all'host). A questo punto non resta che recarsi all'appuntamento predisposti all'immersione nella cultura locale e a scoprire nuovi piatti e abitudini alimentari.
Tra Roma e Bangkok. Qualche esempio
A Roma il costo per partecipare a una serata varia dai 20 ai 100 euro per gli incontri più articolati (come quelli che prevedono una vera lezione ai fornelli e si rivolgono ai turisti stranieri in visita in città). Ma ci sono anche il menu imperiale e la cena tutta a base di pesce, o il pic nic sotto le stelle sulla terrazza del Pincio. A Milano il numero delle proposte è più ridotto, ma altrettanto varie sono le possibilità, tra esperienze gourmet (ma preparatevi a spendere 125 euro!) alla maratona a tutta pasta, alla cena sui Navigli; e c'è persino chi si prepara a festeggiare il giorno del Ringraziamento con l'immancabile tacchino ripieno della tradizione statunitense. Proposte principalmente a uso e consumo degli stranieri che arrivano in Italia e vogliono sperimentare un circuito alternativo a quello della ristorazione professionale. Ma cosa succede se a mettersi in viaggio sono gli italiani? Le destinazioni dove il circuito ha preso piede sono moltissime: Singapore, Praga, Parigi, Berlino, Stoccolma, Losanna, Londra, Mosca, Amburgo, Bangkok, Tokyo, New Delhi e molte altre. In Thailandia per esempio con 9 euro Sira vi aprirà le porte di casa sua a Bangkok, cucinando per voi zuppa di pesce e pollo al tamarindo, insalata di papaya e maiale in agrodolce; mentre a San Francisco con 15 euro Nicholas offre ai suoi commensali un piatto di chili vista mare al tramonto, e a Tokyo sono tante le possibilità di partecipare all'autentica cerimonia del tè. Il numero delle città coinvolte continua ad aumentare, le ultime arrivate sono Bogota, Shangai, Siviglia, Madrid. E sull'onda dell'apprezzamento crescente per il social eating il circuito continua ad alimentarsi da solo, offrendo ad ogni iscritto la possibilità di mettersi in gioco creando il proprio home restaurant. Con tutte le garanzie che un sistema testato su scala internazionale può offrire. E a voi piacerebbe condividere la tavola con “amici” sconosciuti a centinaia di chilometri da casa vostra?