C'è un'altra epidemia che mette in crisi gli allevatori italiani: ecco cos'è la Blue Tongue

13 Set 2024, 09:07 | a cura di
Il primo focolaio risale a una quindicina di anni fa in Sardegna dove è ancora molto presente, ora ci sono nuovi focolai in Lombardia, Piemonte e Calabria

Gli ultimi dati sulla diffusione della febbre catarrale ovina, detta anche Blue Tongue, stanno smuovendo le istituzioni e gli addetti al settore in tutta Italia. Il periodo tra la fine dell'estate e l'inizio dell'autunno è quello più critico per la malattia in quanto i moscerini che la diffondono si replicano in gran quantità. Se prima era solo la Sardegna l'osservata speciale per numero di focolai, da circa 6 mesi cominciano a tremare anche i bovini di Piemonte e Lombardia a causa dell'arrivo della patologia dalla Francia. Una situazione allarmante che oggi ha portato l'Associazione Italiana Allevatori e Coldiretti a chiedere l’avvio immediato di una campagna vaccinale per salvare le aziende. Una problematica tutta legata agli allevamenti dato che il consumo di carne di animali colpiti dalla patologia non è nociva per le persone, esattamente come nel caso della Peste suina africana.

La diffusione della Blue Tongue in Italia

In Italia la diffusione di questa patologia ha raggiunto ormai più di un migliaio di focolai attivi. Seppur storicamente concentrata in Sardegna da oltre 14 anni, la febbre catarrale degli ovini si sta diffondendo anche tra Piemonte, Calabria e Lombardia. In quest'ultimo caso l'Agenzia di Tutela della Salute della Montagna della Regione Lombardia, attraverso il Dipartimento Veterinario, ha attuato da oggi il provvedimento di limitazione delle movimentazioni negli allevamenti di specie recettive in un raggio di 20 chilometri dai focolai. In Sardegna, dove è ormai considerata endemo-epidemica (ovvero è ormai endemica nella regione, ma a seconda delle annate può presentarsi con ondate epidemiche), tuttavia si registra sempre la situazione più critica con ben 1105 focolai. Anche il Piemonte non dorme sonni tranquilli per quanto riguarda l'epidemia di lingua blu, tanto che per contrastare i 140 focolai riscontrati si è svolto oggi un vertice in Regione proprio per capire come affrontare la questione. Una situazione critica che ha portato addirittura alla cancellazione del raduno zootecnico di Oropa per la prima volta in 40 anni. Nel piano, che sembrerebbe ricalcare le intenzioni delle istituzioni e degli allevatori a livello nazionale, si è evidenziata la necessità di una strategia vaccinale da mettere in atto nei prossimi mesi.

Che cos'è la Blue Tongue

La febbre catarrale degli ovini è una malattia virale che colpisce, oltre agli ovini, anche bovini, cervi, capre e camelidi (come cammelli, lama, alpaca, guanaco e vigogna). Sebbene gli ovini siano i più gravemente colpiti, i bovini sono il principale serbatoio del virus e sono molto importanti nell'epidemiologia della malattia. Il virus viene trasmesso dai moscerini del genere Culicoides e normalmente non dal contatto diretto con animali infetti. Il picco delle popolazioni di moscerini si verifica durante la tarda estate e l'autunno in Europa e quindi questo è il periodo in cui la Blue tongue è più comune. Uno dei grossi problemi legati ai moscerini è che possono essere trasportati a grandi distanze dal vento (anche oltre i 200 chilometri) e questo è il modo principale in cui i sierotipi della febbre catarrale vengono introdotti in nuove aree.

Le aree più colpite e come si manifesta

Storicamente, la febbre catarrale degli ovini è stata confinata alle aree tropicali e subtropicali (Africa centrale, Sud-Est asiatico), ma negli ultimi anni i cambiamenti climatici e i modelli commerciali hanno visto aumentare i focolai nelle regioni temperate (compresa l'Europa settentrionale), con focolai fino a 9 diversi sierotipi che si sono verificati in Europa negli ultimi 10 anni. La sintomatologia è caratterizzata principalmente da alterazioni delle membrane mucose della bocca e del naso e della fascia coronaria del piede. I segni clinici sono generalmente più gravi negli ovini, ma anche i bovini possono mostrare segni di malattia. L'allevatore deve contattare un veterinario quando un gran numero di ovini o bovini presenta zoppia, temperatura rettale elevata, salivazione, lacrimazione e scariche oculari e nasali. I sintomi, che variano a seconda del ceppo virale e della razza ovina, seguono un periodo di incubazione che va dai 4 ai 12 giorni. Di solito solo una piccola percentuale di pecore sviluppa segni clinici, ma in alcune greggi la mortalità può raggiungere il 70%. Nelle greggi gestite in modo estensivo, le morti improvvise e inspiegabili possono essere la prima prova della malattia. Gli animali che sopravvivono alla malattia possono perdere la condizione fisica con una riduzione della produzione di carne e lana.

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