Una decisione che fa di necessità virtù, quella intrapresa da Carlotta Bertolini, ristoratrice da 22 anni alla conduzione della birreria Keller di Modena. «Assumo soltanto immigrati», ha dichiarato la titolare mercoledì al Resto del Carlino, rivelando il suo sogno di portare avanti un locale «per fare integrazione». Un intento solidale che si è dovuto scontrare con alcune iniziali difficoltà.
Le barriere linguistiche
Innanzitutto quelle legate alle barriere linguistiche. «Mi ero organizzata con delle foto dei piatti indicando sotto il nome dei prodotti, c’è voluto del tempo», ha raccontato Bertolini, sottolineando tuttavia l'entusiasmo e l'abnegazione dei suoi dipendenti, come quello mostrato da «un ragazzo pakistano che si ferma a fine turno per imparare un po’ l’italiano insieme e la pronuncia». Altre complicazioni possono derivare dalle diverse culture o credenze religiose, ma i risultati finali sono più che soddisfacenti. «Negli ultimi anni in cucina ho avuto prima una ragazza dell’est e poi una originaria del Burkina Faso», ha dichiarato ancora la ristoratrice. «Entrambe bravissime, disponibili e puntuali: sono partite con un contratto di tre anni e poi sono passate a un indeterminato».
Difficoltà nel reperire personale italiano
Ma, si diceva inizialmente, la politica della birreria è stata anche dettata dalla vera e propria «impossibilità» nel trovare personale italiano che voglia svolgere mansioni di cucina e lavaggio delle stoviglie. E quando lo si reperisce i riscontri, almeno per Bertolini, non sono dei più felici. «La situazione è sempre peggio, a partire da come ti presenti», lamenta la titolare. «Io capisco che sia importante sapere quanti soldi prenderai, ma non può essere la prima cosa che chiedi. Tra l’altro quasi mai chi lo chiede ha già esperienza in questo settore, perciò prima dimmi cosa sai fare e poi possiamo discutere dello stipendio».
L'entusiasmo di chi cerca lavoro arrivando in Italia
Anche una volta assunto, il personale locale spesso si licenzia dopo pochi mesi, «oppure sono io a interrompere, perché dopo dieci volte che fai lo stesso errore per me significa che non stai lavorando con cura, e allora non è il caso». Un'indolenza che Bertolini non riscontra con le persone immigrate in Italia, anche se per loro spesso si presenta un altro ostacolo che poco ha a che fare con eventuali divergenze culturali ma, più concretamente, con «la burocrazia e la lentezza del sistema d’accoglienza in Italia».
Insulti e le minacce social alla titolare
La storia della birreria modenese ha fatto scalpore, scatenando diverse, infelici, reazioni da parte di diversi utenti social. Insulti, minacce di morte e di fallimento, accuse di sfruttamento del personale (affermazione categoricamente smentita da Bertolini: «Mi attengo alle tariffe statali. Chiunque lavori da me, anche in prova, non prende meno di 8 euro all’ora»).
Le reazioni della politica
Sul caso è intervenuto anche Matteo Salvini: «Ognuno è libero di fare quello che vuole» ha scritto il vicepremier «ma questo mi sembra razzismo nei confronti degli italiani». A prendere le parti della titolare è stato invece il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, che ha invitato Bertolini a «tenere duro», affermando come essa si trovi «dalla parte giusta. Di chi giudica le persone da come si comportano, quello che fanno e come lo fanno, per i valori che portano. Non per il colore della pelle, per la lingua che parlano, per la religione che professano».