Per la birra un 2023 da dimenticare. Accise e costi energetici affossano il settore

14 Giu 2024, 19:18 | a cura di
Segno meno per produzione, esportazioni e consumi. Il presidente di AssoBirra Alfredo Pratolongo: "Regime fiscale anacronistico e penalizzante". Secondo il report annuale dell'associazione, cambiano i canali di acquisto ma resta un problema di gender gap

Il 2023 non è stato l’anno della birra. In contemporanea sono andati giù produzione, consumi ed esportazioni a fronte degli aumenti dei costi energetici e delle accise. A fotografare lo stato di salute del segmento brassicolo è l’Annual Report 2023 di AssoBirra, l’associazione dei birrai e dei maltatori che rappresenta il 92% della produzione di birra nazionale. Nello specifico la flessione produttiva è stata del 5,02% (a 17,4 milioni di ettolitri) con i consumi a -5,85% (a 21,2 milioni di ettolitri) e l’export a -5,36%. Neppure le importazioni danno segnali differenti: il -7,5% è un chiaro segnale di un settore in difficoltà su tutta la filiera. Più rassicuranti i primi mesi del 2024, anche se sarà l’estate a decretare se davvero si potrà parlare di ripresa.

Le accise tornano a pieno regime

Intanto, l’analisi del trend negativo 2023 punta il dito su aumento dei costi energetici, inflazione e soprattutto ritorno delle accise a pieno regime. «Dopo un momento in cui è parso che le aziende italiane potessero beneficiare di una riduzione che da lungo tempo AssoBirra richiede, le accise sono tornate ad aumentare negli ultimi due anni di 3 e poi 2 centesimi per hl e per grado Plato - rivela il presidente Alfredo Pratolongo - così tornando, di fatto, al livello di due anni fa e generando incertezza e condizioni negative per investire. Le accise non solo risultano anacronistiche per una bevanda da pasto e incongrue, perché la birra è l’unica su cui gravano, ma anche afflittive poiché penalizzano le aziende italiane rispetto a quelle di Paesi per così dire, maggiormente beer friendly in termini di tassazione, nei confronti dei quali esiste di fatto una sorta di spread che penalizza le aziende italiane che esportano birra». La Germania - che gode di una tassazione 4 volte inferiore a quella italiana - rimane il principale Paese di origine dell’import, con il 41,7% del totale delle importazioni, seguita da Belgio (con una quota del 20,7%), Paesi Bassi (9,8%) e Polonia (9,4%).
La richiesta di Assobirra al Governo è, quindi, quella di un percorso di riduzione strutturale delle accise per poter confermare gli investimenti, recuperare rispetto alla concorrenza e stimolare la ripresa del mercato. D'altronde, la birra - al contrario di altre bevande come il vino - versa all’Erario oltre 700 milioni in accise annue che si sommano alla contribuzione fiscale ordinaria.

La spinta su no e low alcol

Tra i trend emersi dal Rapporto 2023, c’è uno switch dei canali distributivi: torna in auge il fuori casa (+1,8% sul 2022), mentre scende il consumo domestico, come si evince dalla flessione delle vendite al supermercato, frutto soprattutto della riduzione del potere d’acquisto degli italiani. In generale, comunque, la birra diventa una vera bevanda da pasto, come ricorda il presidente Pratolongo: «Per il futuro rimango positivo perché la birra in Italia è ormai diventata una bevanda da pasto, identificata con la convivialità informale, apprezzata per le sue caratteristiche di leggerezza, versatilità, naturalezza e basso contenuto alcolemico, oppure analcolica. Quest’ultimo, non è un fattore da sottovalutare». Anche il rapporto inserisce, infatti, i prodotti brassicoli a zero o bassa gradazione alcolica tra i trend da tenere d'occhio, cn la categoria che nel 2023 ha rappresentato l’1,86% del totale.

Nessuna donna nel consiglio di AssoBirra

Infine, c'è tutto un lavoro da fare sul coinvolgimento femminile nella filiera, come è già emerso a livello internazionale (lo abbiamo raccontato nell'articolo La birra non è un mondo per donne. La denuncia inglese sul sessismo nel settore) e come ammette lo stesso vicepresidente di AssoBirra Federico Sannella: «La trasformazione ambientale non può prescindere da quella digitale e già da tempo AssoBirra è impegnata sui temi della DEI (Diversity, Equity and Inclusion), ma non è solo un problema del comparto. L’accesso delle donne al mondo della produzione a tutti i livelli, ai settori digitali, alle tecnologie avanzate, all’intelligenza artificiale, è ancora troppo limitato ed è una tendenza che va invertita, adesso senza ulteriori indugi. Di tutti gli investimenti possibili, quello sul capitale umano è il più urgente e promettente». A partire proprio dalla rappresentanza della stessa AssoBirra che nei ruoli apicali - dalla presidenza fino ai consiglieri - non vede neanche un nome femminile. Urge un ragionamento.
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