Il 2023 non è stato l’anno della birra. In contemporanea sono andati giù produzione, consumi ed esportazioni a fronte degli aumenti dei costi energetici e delle accise. A fotografare lo stato di salute del segmento brassicolo è l’Annual Report 2023 di AssoBirra, l’associazione dei birrai e dei maltatori che rappresenta il 92% della produzione di birra nazionale. Nello specifico la flessione produttiva è stata del 5,02% (a 17,4 milioni di ettolitri) con i consumi a -5,85% (a 21,2 milioni di ettolitri) e l’export a -5,36%. Neppure le importazioni danno segnali differenti: il -7,5% è un chiaro segnale di un settore in difficoltà su tutta la filiera. Più rassicuranti i primi mesi del 2024, anche se sarà l’estate a decretare se davvero si potrà parlare di ripresa.
Le accise tornano a pieno regime
Intanto, l’analisi del trend negativo 2023 punta il dito su aumento dei costi energetici, inflazione e soprattutto ritorno delle accise a pieno regime. «Dopo un momento in cui è parso che le aziende italiane potessero beneficiare di una riduzione che da lungo tempo AssoBirra richiede, le accise sono tornate ad aumentare negli ultimi due anni di 3 e poi 2 centesimi per hl e per grado Plato - rivela il presidente Alfredo Pratolongo - così tornando, di fatto, al livello di due anni fa e generando incertezza e condizioni negative per investire. Le accise non solo risultano anacronistiche per una bevanda da pasto e incongrue, perché la birra è l’unica su cui gravano, ma anche afflittive poiché penalizzano le aziende italiane rispetto a quelle di Paesi per così dire, maggiormente beer friendly in termini di tassazione, nei confronti dei quali esiste di fatto una sorta di spread che penalizza le aziende italiane che esportano birra». La Germania - che gode di una tassazione 4 volte inferiore a quella italiana - rimane il principale Paese di origine dell’import, con il 41,7% del totale delle importazioni, seguita da Belgio (con una quota del 20,7%), Paesi Bassi (9,8%) e Polonia (9,4%).
La richiesta di Assobirra al Governo è, quindi, quella di un percorso di riduzione strutturale delle accise per poter confermare gli investimenti, recuperare rispetto alla concorrenza e stimolare la ripresa del mercato. D'altronde, la birra - al contrario di altre bevande come il vino - versa all’Erario oltre 700 milioni in accise annue che si sommano alla contribuzione fiscale ordinaria.