Big Data e Turismo 2.0. È questo il titolo del convengo, organizzato dal Comune di Como che, venerdì 19 novembre, ha fatto il punto su come il settore dell’incoming sia direttamente influenzato dalla trasformazione digitale. I Big Data, generati dall’intreccio tra mondo fisico e digitale, sono alla base di questa trasformazione e permettono di accelerare i processi decisionali e l’efficienza operativa.
“Made in Italy, il terzo marchio più conosciuto al mondo dopo Coca-Cola e Visa, può guidare la ripresa e la crescita a due cifre percentuali di un comparto che può avvicinarsi grazie alle esportazioni della creatività italiana, delle eccellenze territoriali e della ricettività al 20%” ha esordito la senatrice Maria Virginia Tiraboschi.
Turismo 2.0. Il ruolo della tecnologia e del digitale
“Si dice spesso che nel turismo l’Italia è un Paese che si vende da solo” ha detto Maurizio Pimpinella, fondatore Italian digital hub per la formazione tecnologica “eppure oggi questo non è sufficiente a garantire la competitività. Per valorizzare al meglio le bellezze del nostro Paese è necessario procedere con un approccio sistemico da 'big tech', ovvero data driven, che sviluppi cioè soluzioni in grado di acquisire grandi quantità di informazioni, da restituire poi ai territori così da trasformare il turista in cittadino occasionale”.
Guarda al futuro Antonio Preiti, direttore di Sociometrica e docente dell’Università degli Studi di Firenze: “Le grandi prospettive del turismo italiano sono legate alla trasformazione digitale 4.0 che ha la caratteristica distintiva di creare soluzioni per il turista attraverso il dialogo diretto tra le macchine, attraverso il 'machine learning'. Questo matching deve essere profilato sul consumatore e disponibile in tempo reale, permettendo inoltre il collegamento diretto tra il singolo turista e il singolo player dell’industria dell’ospitalità. Il turismo è la più importante 'instant economy' che si conosca. Senza incorporare tecnologia, e senza conservare in Italia i dati sui consumatori, non si può fare business intelligence”.
Turismo 2.0: arte e cibo come elementi di attrazione
A sottolineare il legame tra arte, cibo e turismo, il presidente Gambero Rosso e Artribune Paolo Cuccia: “Oggi la parola turismo da sola è superata, perché il turismo va insieme a ciò che si fa sul territorio: dove si va a mangiare, quale vino si beve, quale mostra si visita. Con il Gambero Rosso ci occupiamo di small data – che non sono meno importanti dei big data - da 35 anni, dandone una interpretazione autentica e autoctona. Oggi, infatti, la dimensione dei dati disponibili, dei siti e delle application prodotti da soggetti pubblici e privati è immensa, ma per essere fruibile da parte della richiesta e della offerta di turismo, deve essere guidato da una governance che ne permetta costantemente aggiornamenti e interpretazione per evitare di creare un monstrum di difficile accesso e dubbia utilità. Sarebbe come immaginare la famosa Biblioteca di Alessandria senza un bibliotecario esperto. Servono, quindi, tecnologie per aggiornare, per interpretare e per rendere attraenti i dati dei luoghi delle esperienze che con accessi multipiattaforma siano in grado di profilare l’utente per fornirgli tempestivamente le risposte ai quesiti che, in varia maniera, vengono sottoposti”.
Per Fabio Galetto, direttore Travel Google “per catturare il nuovo viaggiatore, il settore turistico deve trovare nuove modalità di investimento su tecnologie e capitale umano. Digitalizzazione di massa, cloud e AI, formazione orientata alle nuove figure professionali come data scientist, data architect, chief data officer sono alcuni dei capitoli fondamentali da scrivere”.
a cura di Loredana Sottile