Benvenuto Brunello 2019 e il derby Italia-Francia

26 Feb 2019, 16:00 | a cura di
A Montalcino è stato presentato il Brunello 2014. Un'annata difficile, ma l'immagine della Docg non perde il suo smalto arrivando a confrontarsi con i grandi rossi francesi

Sarà difficile da dimenticare Benvenuto Brunello 2019. Infatti, il destino ha voluto che alla 27esima edizione della manifestazione, corrispondesse anche la scomparsa di Gianfranco Soldera (Case Basse), uno dei protagonisti più controversi della moderna storia di Montalcino. Ma quella di quest'anno è stata anche l'edizione di Alex Zanardi - è sua la formella celebrativa con le 4 stelle all’annata 2018, incastonata nel muro del vecchio Palazzo Comunale – ma soprattutto è stata l'edizione dei vini Brunello di Montalcino 2014, della Riserva 2013 e del Rosso di Montalcino 2017, che sono stati assaggiati da 3000 operatori e da 300 giornalisti italiani e stranieri.

Lo stato della denominazione

Nel 2018 le bottiglie di Brunello prodotte sono state 8 milioni, vale a dire in leggero calo rispetto all’anno precedente, mentre quelle di Rosso sono state 4,5 milioni, in linea con il 2017. L’export si conferma al 70% della produzione totale, con gli Usa in testa, seguiti da Europa, mercati asiatici, Canada e centro e sud America. Per quel che riguarda il giro d’affari del settore vitivinicolo a Montalcino, quest’anno ammonta a 160 milioni di euro. Crescita anche dei flussi turistici, aumentati del 10% rispetto all’anno scorso, quando erano stati registrati 1,5 milioni di visitatori, e anche i pernottamenti segnano +20% rispetto al 2017, quando erano stati 150mila.

"Sempre più turisti, appassionati ed esperti vengono a Montalcino durante tutto l’anno e non soltanto concentrati nei periodi della vendemmia o in estate, il che ci fa credere" dice il presidente del Consorzio Patrizio Cencioni, commentando i dati “che non solo siamo in grado di offrire un prodotto unico in Italia e nel mondo, ma che siamo sempre più capaci di garantire un’offerta adatta alle esigenze di un visitatore di alto profilo, che ricerca l’unicità di un’esperienza a 360 gradi”.

Montalcino e il Brunello

Il comune di Montalcino (564 metri slm) si trova a 40 chilometri a sud di Siena. Il territorio è delimitato dalle valli dell’Orcia, dell’Asso e dell’Ombrone e ha una superficie di 24.000 ettari.

L'economia è prevalentemente agricola e occupa una piccola parte della superficie, così ripartita: per il 50% coperta da bosco e incolti; il 10% da oliveto, il 15% da vigneto, la rimanente parte a seminativo, pascoli ed altre colture. La collina di Montalcino (40 km in linea d'aria dal mare) si è formata in ere geologiche diverse, presenta caratteristiche del suolo differenti: terreni ricchi di calcare frammisto a scheletro costituito da scisti di galestro e alberese, altri con maggiore presenza di argilla e minore presenza di scheletro e terreni formatisi per trasporto di detriti alluvionali. Il clima è tipicamente mediterraneo, con precipitazioni concentrate nei mesi primaverili e autunnali (media annuale 700 millimetri). In inverno, sopra i 400 metri, non sono rare le nevicate.

L'annata 2014

L'annata 2014 si è confermata molto impegnativa e "contrassegnata dalle difficoltà climatiche" ha affermato il presidente "che hanno comportato una riduzione della produzione stimata sulle 6 milioni di bottiglie, quindi un 30% in meno rispetto al nostro standard". Sono diversi i produttori che hanno rinunciato a produrre l'annata (Biondi Santi, Salvioni, ecc.), magari per concentrarsi sul Rosso di Montalcino. Ma per i tanti che hanno deciso di cimentarsi, "solo l’ottimo lavoro in vigna e nella fase di fermentazione, hanno potuto trasformare il prodotto in cantina nel vino all’altezza della fama del Brunello”, ha detto Cencioni.

Tra tutti gli assaggi fatti, abbiamo individuato le etichette da non perdere.

 

Brunello: un vino, un marchio, un'icona

Ma al netto delle annate, che momento sta vivendo il Brunello? In che modo questo vino si posiziona nell'immaginario comune? Nell'ambito di Benvenuto Brunello 2019, è stata presentata un'indagine sui consumi della denominazione, realizzata da Nomisma-Wine Monitor su un campione di 1000 persone. Il 35% degli intervistati ha dichiarato di riconoscere l'ottima qualità del rosso toscano, lo status symbol (25%), il suo essere percepito come “oggetto di culto”. Il consumatore di Brunello è uomo, di età compresa tra 36 e 51 anni, occupato, con un titolo di studio alto (laurea/dottorato), residente in Centro Italia e con un reddito mensile superiore ai 2.500 euro. È un consumatore amante dell’enoturismo, beve vino una volta a settimana o più spesso, s'informa prima di acquistare vino e lo compra anche online. Secondo Denis Pantini, responsabile di Nomisma Wine Monitor "solamente 5 consumatori italiani su 100 non conoscono questo vino, mentre per tutti gli altri, l’ottima qualità e il percepito di prodotto di lusso (status symbol) rappresentano i principali aggettivi che lo contraddistinguono rispetto agli altri vini". E se anche il mercato nazionale assorbe “solamente” il 30% della produzione, il 44% dei consumatori italiani ha bevuto Brunello di Montalcino nel corso dell’ultimo anno.

Chi consuma Brunello. Confronto Italia-Usa

L’analisi di Nomisma ha preso in esame anche gli Usa, con i cosiddetti frequent user (ovvero consumatore di vino 2-3 volte a settimana o più spesso) di fine wines: un campione di 2.400 consumatori di vino residenti a New York, New Jersey, Florida e California. Qui, l’identikit del consumatore di Brunello è quello di un consumatore più giovane rispetto tra i 21 e 35 anni, con titolo di studio medio-alto e un reddito alto (superiore ai 75mila$), residente a New York e nel New Jersey e che ha visitato l’Italia nell’ultimo anno.

Francia-Italia: un confronto in 6 punti. La ricerca Nomisma

L'andamento del Brunello, oltre a rappresentare la principale voce dell'economia del territorio, ha anche un notevole peso sull'economia vitivinicola nazionale. Motivo per cui l'anteprima di Montalcino ha fatto da palcoscenico anche al lancio di un'altra ricerca, sempre a cura di Nomisma-Wine Monitor, relativa al rapporto tra Italia e Francia nell'export di vino imbottigliato, con particolare riferimento a tre regioni italiane (Toscana, Piemonte, Veneto) e due regioni francesi (Bordeaux, Borgogna). Insomma: cosa emerge dal faccia a faccia Italia-Francia?

1. Gli Stati Uniti rappresentano il primo mercato di destinazione per i vini rossi di entrambi i Paesi, pesando per il 21% del totale di categoria nel caso dell’Italia e per il 17% nel caso della Francia.

2. I vini rossi francesi trovano una maggior diffusione presso i mercati asiatici: Cina, Hong Kong e Giappone pesano congiuntamente per il 31% sul totale export di categoria; per l’Italia questi tre mercati incidono per appena il 7,5%

3. Nel periodo 2012-2017, l’export italiano di rossi imbottigliati negli Usa è aumentato del 7%, quello francese del 56%. In Cina, l’export di vini rossi italiani è cresciuto dell’82%, quello francese del 40%

4. Nei primi 10 mesi del 2018, l’export di rossi italiani è cresciuto in Usa, Svizzera, Svezia, Cina e Francia, mentre è diminuito sensibilmente in Germania e Uk

5. Per quanto riguarda, invece, l’export francese di vini rossi, nei top market di destinazione, si riscontrano crescite ovunque, salvo in Cina (dove il calo è rilevante, -17%) e in Giappone

6) I vini rossi francesi vengono esportati ad un prezzo medio attorno ai 6 euro a litro, contro i 4,64 di quelli italiani. Il differenziale risulta più alto (65%) nel caso dei rossi Dop, dove i vini francesi vengono esportati ad un prezzo medio superiore a 9,1 €/litro contro i 5,5€ di quelli italiani. Tale differenziale viene amplificato dal posizionamento dei rossi di Borgogna (25,5 €/litro), che si collocano ai vertici della classifica in termini di prezzo medio all’export, seguiti dai rossi di Bordeaux, il cui prezzo (12€/litro) è superiore del 32% rispetto ai rossi piemontesi e del 75% rispetto ai rossi Dop toscani.

Ne emerge un grande derby dove la Francia sfrutta con abilità il vantaggio creato in passato per “tenere a bada” lo scalpitante cugino italiano, che deve ancora crescere in termini di numeri, ma non di qualità.

a cura di Andrea Gabbrielli

 

Questo articolo è uscito sul nostro settimanale Tre Bicchieri del 21 febbraio

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