«Ma tu la conosci la carnivora?». Siamo alla fermata del tram da ormai venti minuti, fa freddo e abbiamo fame. Aspettiamo fervidamente di attraversare la città per pranzare in un ristorante di fresca apertura, già ampiamente lodato dal mondo romano dei food influencer. Sollevo gli occhi dal marciapiedi, mi sistemo meglio la sciarpa attorno al collo e guardo Tommaso. «La carnivora?», domando perplessa, per poi scoprire che, oltre che scrittore, traduttore e pittore, il mio amico è un ottimo esperto nel campo dei food influencer. Tommaso si toglie i guanti e tira fuori dalla tasca della giacca il suo smartphone per mostrarmi il profilo Instagram della carnivora, una giovane donna italiana trasferitasi in Florida, dove sta frequentando, o afferma di star frequentando un dottorato in matematica.
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La mangiatrice di carne
Mi avvicino allo schermo del cellulare: eccola, la mangiatrice di carne, con un trucco leggero ma preciso, una chioma maestosa di capelli biondi e un sorriso sforzatamente luminoso. In alcune foto indossa un vestito bianco aderente effetto vedo non vedo, in altre un accappatoio color panna dai preziosi inserti dorati. Davanti a lei, non c’è un cocktail arcobaleno o un costoso calice di vino da sorseggiare durante una serata in compagnia di un’amica, di un fidanzato o di una serie tv, ma un solo piatto di portata su cui riposa un’imponente bistecca cruda.
Cosa fa, infatti, nel suo tempo libero la dottoranda espatriata negli Usa? Prende il sole sulle spiagge della Florida? Fa shopping in negozi firmati? Porta a spasso il suo chihuahua? No, la carnivora è diversa dalle altre ragazze, la carnivora è “speciale”. Quando non è impegnata a risolvere equazioni o problemi di geometria all’università, la nostra carnivora, appunto perché carnivora, avvia una diretta Instagram – il suo profilo raggiunge quasi 50 mila followers – e, per un’ora e quindici minuti, mangia. Niente di più, niente di meno.
L’era dei nutrizionisti influencer
Negli ultimi anni, i social hanno conosciuto un’esorbitante, e preoccupante, proliferazione di account gestiti da nutrizioniste e nutrizionisti più o meno competenti che, oltre a demonizzare, il più delle volte senza nessuna evidenza medico-scientifica, l’assunzione di un determinato alimento, documentano, step by step, la preparazione domestica delle pietanze più disparate e il loro ingerimento. La carnivora immette cibo nell’apparato digerente e, masticando davanti all’obiettivo del suo iPhone, sembra provare un prolungato, profondo e quasi mistico godimento, ma non prepara, mescola, cuoce nulla. Non si serve infatti della friggitrice ad aria – ultimamente molto acclamata sui social – o di un costoso Bimby, perché è il corriere a recapitarle direttamente e quotidianamente a casa l’ordine già pronto al consumo: un chilo di costata cruda, “di primissima qualità” – pagata 60 euro al chilo! – grass-fed, cioè, nutrita a erba. Durante le sue lunghe dirette, lei stessa sottolinea più volte come la carne che ha sul piatto e che sta ingerendo sia cruda, avendo cura di mostrare ai followers entrambi i lati della bistecca per fugare ogni dubbio sulla verità del suo rito quotidiano: la carnivora è un’adepta sincera, non mente mai al suo pubblico.
Il rito della carnivora
Le sue mani – da notare la morbidezza della pelle, la manicure perfetta e la fedina dorata all’indice – impugnano posate preziose che, con una lentezza artificiosa e disturbante, tagliuzzano la carne. Il coltello viaggia avanti e indietro, aprendosi lentamente la strada dentro il crudo tessuto muscolare, la forchetta resta immobile finché non prende anch’essa parte al rituale avvicinando alla bocca un pezzetto di carne che, prima di trasformarsi in bolo alimentare e scendere nel canale esofageo, viene masticato a lungo, molto a lungo. I denti della carnivora, infatti, indugiano ferocemente nell’atto di fare a pezzi la propria vittima, come se non volessero lasciarla andare, mentre forchetta e coltello continuano a squarciare, triturare, sminuzzare la carne che rimane sul piatto.
Infervorata dalla scoperta di questo essere umano straordinariamente inquietante, rubo il cellulare di mano al mio amico e prendo a scrollare il profilo più insolito su cui io sia mai capitata negli ultimi tempi. Oltre ai video della diretta, ci sono centinaia di foto della carne insacchettata, tagliata, pesata, immolata come una bestia sacrificale.
La carnivora tagga i profili delle macellerie di alta qualità da cui ordina e acquista il suo alimento prediletto – trattorie che stanno a Milano, Potenza, la carnivora pare molto affezionata alla sua terra natia, ma come fa a farsi arrivare la carne direttamente dall’Italia? E soprattutto, quale può essere la condizione di salute di un essere umano che da più di nove anni non ingerisce altro che carne, carne e ancora carne? Ai numerosi haters che la criticano, esortandola a “farsi curare”, la carnivora risponde affermando che lei deve mangiare così, perché il suo organismo è speciale e, essendosi ormai abituato all’esclusivo consumo di carne, ne ha sempre più bisogno.
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«Ma tu gli hai mai commentato le foto?», domando a Tommaso mentre, data l’assenza di mezzi pubblici all’orizzonte, ci incamminiamo a piedi verso la nostra meta. Lui ride, dice che non ci pensa neanche, ma mi fa segno di leggerne alcuni. Impaurita e incuriosita, mi tuffo dentro le parole di devozione pronunciate dai followers della carnivora: alcuni elogiano la sua determinazione, la sua straordinaria forza d’animo, esprimendo il desiderio di eguagliarla, altri invece mettono in luce la sua eleganza a tavola. Addirittura, una donna le chiede di prometterle che, se tornerà in Italia, farà un salto nel suo ristorante per assaggiare le tagliate “eccezionali” che cucina suo marito!
Davanti al mio ingenuo stupore, il mio amico mi informa che la carnivora non è l’unica carnivora dei social: l’adozione di un’alimentazione basata sull’esclusiva assunzione di prodotti di origine animale viene orgogliosamente esaltata da molti food influencer, alcuni dei quali si dichiarano ex-vegani pentiti. Tra quest’ultimi, il più famoso è l’account Instagram steakandbuttergal, seguito da ben 395 mila followers, e gestito da una pianista della Julliard School di New York che, sebbene da 6 anni ingerisca solo carne, si dichiara fieramente “still live”.
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L’avanzata dei meat influencer
È l’universo dei meat influencer, seguaci e promotori della regola BBBE (beef, bacon, butter, eggs), che escludono quindi dalla propria dieta cereali, legumi, frutta, verdura e, soprattutto, gli odiati, terrificanti e maltrattati carboidrati. Ogni regola, ogni religione ha la sua Bibbia, il suo guru e, per i meat influencer, il testo sacro è il bestseller americano Carnivore Diet (2019) di Shawn Baker.
Baker è un chirurgo ortopedico, ma soprattutto un attivista anti-vegan, bodybuilder e promotore di teorie pseudoscientifiche. Dal suo profilo Instagram, che raggiunge più di 580 mila followers, l’american man declama a gran voce che, se le persone hanno “paura” della carne rossa ed evitano di assumerla, allora sono malate, deboli, seguaci di un pericoloso culto segreto. Ai followers che gli fanno notare la presenza di mele e banane tra gli scaffali della sua cucina, Baker risponde risentito che appartengono ai suoi figli e che in casa non vive da solo, ma ammette che, saltuariamente, gli capita di spiluccare qualche frutto di bosco e, raramente, di assaggiare una fetta di torta alle feste di compleanno di famigliari o amici.
I nutrizionisti competenti, che non seguono nessuna religione ma la scienza, affermano l’assurdità e l’indifendibilità della dieta carnivora – pericolosa come ogni tipo di alimentazione che prevede l’eliminazione di una categoria nutrizionale: mangiare troppa carne significa assumere una dose eccessiva di sodio e di grassi saturi che, a lungo andare, determina un aumento della pressione e accresce il rischio di sviluppare eventi cardiovascolari. Inoltre, l’eliminazione di alimenti di origine vegetale priva l’organismo di composti bioattivi e antiossidanti, esponendolo quindi a un rischio maggiore di sviluppare patologie metaboliche. Se alcuni meat influencer incoraggiano il carnivorismo perché simbolo di un ritorno all’età d’oro della caccia – un’epoca in cui l’uomo, lasciati moglie e i figli a casa, impugnava arco e freccia e, andando a caccia, dimostrava il proprio valore, la propria virilità – in realtà, come documentano diversi studi scientifici sui Neanderthal, l’uomo primitivo non era carnivoro, bensì onnivoro: la sua dieta non includeva solo carne, ma anche datteri, tuberi e vegetali, tutto ciò che trovava in natura.
«Ma secondo te, in un mondo diviso tra l’ortodossia carnivora e quella vegana, esiste ancora un’umanità onnivora?», chiedo a Tommaso, ma lui non mi sta ascoltando: siamo arrivati di fronte al locale del nostro appuntamento, siamo affamati e non vediamo l’ora di ordinare il nostro piatto di carbonara veg, incensata come una divinità sui profili di molti nostri amici. Ci zittiamo ed entriamo nel ristorante ma, mentre le loro nostre papille gustative stanno già assaporando il sapore sofisticato di uno spaghetto integrale intriso di panna di soia, davanti ai nostri occhi continua a materializzarsi il boccone di carne sanguinolenta che, da un grande piatto di porcellana, compie la sua ascesa fino alla bocca divoratrice della carnivora.