Si fingono 50 clienti, ma sono i camerieri del locale: a Sezze festa d'addio per il ristorante del paese in cui andò anche Bartali

13 Set 2024, 13:46 | a cura di
Dopo 50 anni chiude il ristorante Battocchio che a Sezze portò l'unica pizzeria negli anni Ottanta. Una festa d'addio a sorpresa da parte dei dipendenti per onorare anche la memoria del signor Marcello, cliclista per passione che portò Bartali a Sezze

Fa fatica Luisa Orlandi a parlare al passato, per lei è ancora tutto presente, vivo, esistente. Ancora non si è abituata a considerare la porta d’ingresso del ristorante di famiglia Battocchio di Sezze (Latina) completamente chiusa. Sono passati solo cinque giorni dall’ultimo servizio che è stata anche una festa: «Lo scorso 8 settembre abbiamo chiuso definitivamente, ma c’è stata una sorpresa», racconta Luisa, titolare del ristorante: «Una delle mie ragazze (collaboratrice del ristorante, ndr.) mi comunica che la sera ci sarebbe stata una cena aziendale organizzata da un certo signor Paolo, i coperti erano circa 50, ma poi ho scoperto che era una finta». Quando Luisa, sua sorella Paola e mamma Addolorata, detta Tina, sono nel retro del ristorante a preparare il servizio, vengono chiamate da un collaboratore che le invita a uscire in sala: «E lì è stato bellissimo: c’erano tutti i camerieri che si sono susseguiti nel corso degli anni a lavorare nel ristorante. Erano lì per festeggiare con noi, alcuni avevano anche dei fogli A4 con scritto: “Battocchio, grazie!” È stato un gesto di gratitudine».

 

Ed è in quel momento che Luisa ha capito che stava finendo una bella storia, quella cominciata da suo padre. Le redini sono state in mano a lei e a sua sorella Paola, da quindici anni a questa parte, dopo che papà Marcello Orlandi, morto lo scorso anno, cedette loro il testimone rimanendo però sempre a vegliare sul Battocchio: «Anche se nell’ultimo periodo non faceva nulla, alla scrivania teneva sotto controllo tutto, a lui non sfuggiva niente! Riprendeva i ragazzi se erano da riprendere e noi ci sentivamo al sicuro». Purtroppo, la morte di Marcello si è fatta sentire sia in famiglia che tra i dipendenti e gli avventori del posto, e così Tina, Paola e Luisa hanno deciso di chiudere: «La mancanza di mio padre si è sentita soprattutto a livello psicologico, perché lui era tutto», dice commossa Luisa e poi continua: «Quando è morto c’è stata una grande affluenza di conoscenti del paese, era una persona molto buona, che credeva negli ideali e non ha mai ceduto nella vita a pressioni e ricatti. La chiusura è avvenuta anche perché vogliamo che la mamma si riposi».

Da Battocchio: la storia del ristorante di Sezze

Sono gli inizi degli anni Settanta quando Marcello, ex muratore emigrato da Sezze a Milano, decide con la giovane moglie Tina, pugliese emigrata anche lei nel capoluogo lombardo, di tornare nel paese laziale e lanciarsi in una nuova avventura, quella di aprire un ristorante: «Con la muratura non si lavorava più di tanto e mio padre disse: “Proviamoci!”». La cucina viene affidata alla signora Tina che ha la fortuna di colmare la sua imperizia ai fornelli grazie alla madre di Marcello che le insegna tutti i piatti della tradizione sezzese: «Mia madre imparò subito a fare la zuppa di fagioli, quella per cui eravamo famosi, paste fatte a mano come gnocchi e fettuccine e altri piatti come amatriciana e carbonara, abbacchio e anche filetti preparati in varie maniere», racconta Luisa.

Tina e Marcello Orlandi

Da operaia in una fabbrica di sporte per la spesa a cuoca, anche Tina prende sul serio la scelta del marito Marcello che coordina un po’ tutto e si è creato un locale su misura: «Mio padre era una persona lungimirante: aprì Battocchio come ristorante, ma poi verso il 1985 decise di farla diventare in parte anche pizzeria, infatti andò benissimo, eravamo l’unica pizzeria di Sezze e tutti venivano da noi», racconta Luisa.

Un locale su misura non solo per quanto riguarda la proposta gastronomica, ma anche per l’arredo: «Papà era molto attivo, faceva sport e si interessava di ciclismo, tant’è che nel ristorante c’è una gigantografia che immortala lo scambio della borraccia tra Coppi e Bartali», spiega Luisa, quel Bartali che Marcello, testardo (positivamente) com’era, riuscì a portare anche a Sezze quando organizzò una corsa di biciclette invitandolo come ospite; e approfittando della sua presenza, si fece autografare quella gigantografia.  E ora chissà, forse come Bartali e Coppi, anche il signor Marcello diventerà una gigantografia da ammirare, almeno nei ricordi di tutti quelli che da Battocchio hanno condiviso anche un solo bicchiere di vino.

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