Il cibo sempre più protagonista della campagna elettorale per le presidenziali Usa e, in particolare, ad essere sotto accusa è il prezzo dei generi alimentari che dopo la pandemia ha subito un incremento, impattando notevolmente sulle tasche dei cittadini. Se da un lato il candidato repubblicano Donald Trump punta il dito sulla politica economica dell'amministrazione Biden, la nuova candidata democratica Kamala Harris accusa le industrie alimentari e parte della distribuzione del rincaro dei prezzi.
L'accusa di Kamala Harris all'industria del cibo
Nell’ambito della sua campagna per ridurre i costi per le famiglie della classe media, la neo candidata ha sottolineato l’importanza di abbassare i prezzi dei generi alimentari poiché alcune delle più grandi aziende alimentari registrano profitti più alti degli ultimi due decenni. Durante il suo discorso in Nord Carolina ha spiegato che, sebbene le catene di approvvigionamento si siano ampiamente riprese, i prezzi degli alimenti di base, come la carne macinata e il pane, rimangono più alti del 50% rispetto a prima della pandemia. «So che la maggior parte delle aziende crea posti di lavoro, contribuisce alla nostra economia e rispetta le regole, ma alcune non lo fanno, e questo non è giusto, e dobbiamo agire quando è così», ha detto Harris durante una manifestazione a Raleigh. Per garantire costi più bassi, Harris, se sarà eletta, si è impegnata ad approvare il primo divieto federale per impedire l'aumento dei prezzi dei prodotti alimentari, comprese sanzioni per «le aziende che sfruttano le crisi e infrangono le regole» e una politica che sostiene le piccole imprese «che cercano di giocare secondo le regole».
Il piano economico di Harris contro l'inflazione
Durante il suo primo discorso da candidata presidente, Harris ha evidenziato alcuni dettagli su quello che sarà il suo piano economico in gran parte incentrato sulla riduzione dei costi per gli americani che lottano contro l'inflazione. Una componente chiave del suo piano è proprio il primo divieto federale sull'aumento dei prezzi per i generi alimentari. Il "price gouging", il termine con cui si indica l'aumento eccessivo dei prezzi di beni e servizi da parte di aziende e società, è un fenomeno che il presidente Joe Biden e molti legislatori democratici hanno già criticato in questi ultimi mesi. Una tendenza sulla quale anche la Federal Trade Commission sta cercando di vederci chiaro avviando indagini sui prezzi degli alimenti. L'obiettivo di Harris sarebbe quello di attuare lo stop ai rincari già nei suoi primi 100 giorni di mandato, ma anche di dare ordine alla Federal Trade Commission di sanzionare le aziende che non lo rispetteranno.
La risposta di Trump
Dal punto di vista dei numeri riguardanti prezzi e inflazione la risposta di Donald Trump non si è fatta attendere. Il candidato repubblicano nelle ultime settimane è apparso evidentemente spiazzato dal cambio di passo del Partito Democratico e dalla scelta ricaduta su Kamala Harris. Non potendo più puntare sull'inadeguatezza di Biden, per tenere testa all'energica neo candidata democratica ha tenuto un discorso dal suo golf club di Bedminster, nel New Jersey, durante il quale ha accusato la rivale di proporre “controlli dei prezzi comunisti” che porterebbero a penuria, fame e maggiore inflazione. Un discorso dallo stile neo maccartista che il tycoon ha tenuto mentre era circondato da prodotti alimentari popolari (molti dei quali suoi sponsor) per sottolineare l'aumento del costo del cibo. Trump, infatti, ha indicato l'inflazione come una delle principali mancanze dell'amministrazione Biden dato che, anche se l'inflazione su base annua ha raggiunto il livello più basso da più di tre anni, i prezzi dei generi alimentari sono del 21% superiori a quelli di tre anni fa.
La reazione dell'industria della carne
In un contesto di aumenti generalizzati, un particolare incremento lo ha subito il prezzo della carne. In particolare questa ha avuto dei rialzi che sono andati anche oltre rispetto all'inflazione generale. Nel dettaglio i prezzi della carne bovina sono aumentati di quasi il 33% nei 4 anni e mezzo trascorsi dall'inizio della pandemia, i prezzi del pollo sono saliti del 31%, mentre la carne di maiale è più cara del 21%, secondo i dati del governo. Se è vero che Biden si è impegnato in prima persona per contenere l'aumento dei prezzi dei generi alimentari, tra cui la creazione di un “consiglio per la concorrenza” che ha cercato di ridurre i costi aumentando la concorrenza nell'industria della carne, lo sforzo non si può dire che sia stato efficace come avrebbe dovuto essere.
Il più radicale "price gouging ban" della candidata democratica andrebbe quindi anche a colpire questo settore alimentare che non ha preso molto bene la notizia. Gruppi commerciali come il Meat Institute e il National Chicken Council hanno richiamato Harris prima del suo evento elettorale a Raleigh dicendo che il suo piano prende di mira ingiustamente e attribuisce la colpa alle aziende di carne e pollame per aver guidato l’inflazione. Sebbene ancora elevati, i prezzi dei prodotti alimentari stanno scendendo dai livelli massimi della pandemia a causa di fattori di domanda e offerta, ha affermato Julie Anna Potts, presidente e amministratore delegato del Meat Institute, tra cui problemi di influenza aviaria, una prolungata carenza di bestiame e alti costi di produzione.