A Barcellona è la fine degli affitti brevi: lo annuncia il sindaco Juame Collboni per porre un freno all'emergenza abitativa della città catalana. Quello di novembre 2023 è stato infatti l'ultimo rinnovo quinquennale delle licenze degli appartamenti turistici, oggi più di 10mila. Quindi a partire dal 2029 per la città catalana dovrebbe aprirsi uno scenario tutto nuovo. La decisione dell'amministrazione comunale dà seguito a un decreto approvato lo scorso dal parlamento regionale della Catalogna che mette un freno al numero di immobili a uso turistico dove l'emergenza abitativa è più forte. Come a Barcellona in cui il progressivo aumento dei prezzi degli immobili in affitto (+68%) e in vendita (+38%) ha espulso dal mercato immobiliare intere fette di popolazione, diventando un elemento di diseguaglianza sociale; ora è il momento di «fare tutti gli sforzi per garantire l'accesso all’alloggio a prezzi accessibili» commenta la ministra spagnola dell’edilizia abitativa, Isabel Rodriguez, a sostegno della decisione di Collboni, ovviamente contestata dalle associazioni di settore, come Apartur, che definisce la decisione del primo cittadino «un errore che porterà a maggiore povertà e disoccupazione facendo crescere gli appartamenti turistici irregolari».
Come accompagnare questa transizione
La situazione della città spagnola - meta anche di un fiorente turismo enogastronomico: qui ci sono il miglior ristorante al mondo e il migliore cocktail bar - è condivisa con altre mete turistiche in cui si assiste a un progressivo spopolamento dei centri storici da residenti, sostituiti da transiti turistici che privano le aree di maggior valore di un tessuto sociale e commerciale a misura di residente, rendendole deserti culturali in cui gli abitanti, soprattutto giovani, sono di fatto esclusi dal mercato immobiliare, obbligati a spingersi fuori città spinti da una forza centrifuga che alimenta le periferie e rischia di portare anche loro al collasso.
Dal 2029 tutto questo a Barcellona potrebbe finire, riportando residenti nel centro cittadino. Occorre però capire come accompagnare questa transizione: siamo certi che a seguito di questa decisione ci sarà un progressivo abbassamento dei prezzi? E se sì, chi ne pagherà le spese? Perché a fronte di molti aggregatori di case vacanze, ci sono anche tanti piccoli investitori che sull'unico appartamento da mettere a rendita hanno costruito il proprio welfare privato. Senza contare quanto la città conti oggi sull'indotto economico generato proprio dall'affluenza turistica, con le sue distorsioni: lo scorso anno, per esempio, in città per i residenti era sempre più difficile trovare posto nei ristoranti o nei tapas bar, soprattutto se da soli, visto che si preferiva dare la precedenza ai sempre più numerosi turisti. Un rapporto di Statista, infatti, valutava al 107% l'aumento dei visitatori rispetto all'anno precedente. Se questo andamento venisse confermato anche in futuro, cosa succederà alla soglia degli anni '30, quando verranno tolte dal mercato oltre 10mila case vacanze? Di certo ne gioveranno gli alberghi tradizionali, ma saranno mai sufficienti per assicurare i posti letto necessari? Non si rischia un effetto boomerang con l'innalzamento dei prezzi nei pochi posti letto degli hotel e la fuga dei turisti e del giro d'affari a essi collegato?
Cosa succede in Italia?
Il problema è sentito in tutto il mondo: New York, Parigi, Berlino, Lisbona, ma anche Venezia, Firenze che si trovano a dover fare i conti con la fuga dai centri storici spesso in abbinata con il cosiddetto overtourism. In Italia la ministra del Turismo Daniela Santanché ha firmato un decreto legge sugli affitti brevi, per mettere fine a quello che la stessa ministra definisce «un vero e proprio far west». Nel Dl Anticipi è presente la Disciplina delle locazioni per finalità turistiche, delle locazioni brevi, delle attività turistico-ricettive e del codice identificativo nazionale, che – dicono dal ministero - «ha l’ambizione sia di tutelare chi fa impresa proteggendo la proprietà privata che di essere uno strumento per far emergere il sommerso». Attualmente in fase di applicazione sperimentale in Abruzzo, Puglia e Veneto, entrerà in vigore a tutti gli effetti a settembre 2024.
Tra le novità l'assegnazione ai proprietari e ai gestori di un Cin, codice identificativo nazionale, da esporre all’esterno degli appartamenti e in ogni annuncio, fornito dalla Banca dati nazionale per le strutture ricettive (Bdsr) e gli immobili destinati alla locazione breve o turistica. Tra le regole previste dal Dl, il pernottamento minimo di due notti nei centri storici delle 14 città metropolitane (eliminate l'eccezione prevista per le famiglie numerose e la limitazione nelle zone definite a densità turistica alta o molto alta), e un massimo di due appartamenti per accedere al regime fiscale delle locazioni brevi: oltre si viene considerati imprenditori e dovrà rispettare la relativa disciplina fiscale. L'obbligo dei requisiti di sicurezza degli impianti negli appartamenti, con rilevatori di gas e monossido di carbonio e di estintori, allinea gli standard di queste strutture a quegli degli hotel. Infine per quanto riguarda l'host, non deve avere avuto condanne a pene restrittive della libertà personale superiori a tre anni, per delitti non colposi, senza aver ottenuto la riabilitazione; non essere sottoposto a sorveglianza speciale o a misura di sicurezza personale, né essere stato dichiarato delinquente abituale, professionale o per tendenza senza aver ottenuto la riabilitazione, o essere stato destinatario di un provvedimento definitivo che applica una delle misure di prevenzione.
Gli affitti brevi in Italia
Secondo quanto rilevato dal 57° Rapporto Censis, che descrive la società italiana al 2023, sono più di 5,2 milioni i posti letto disponibili in Italia, con una crescita, negli ultimi 10 anni, del 9,2% tutta concentrata nel comparto extra-alberghiero: agriturismi (+24,9%) e bed & breakfast (36,4%), che in totale se conteggiati con i dati in negativo di campeggi e villaggi turistici (che diminuiscono del 3,3%), registrano un + 17,8%; ma la vera esplosione riguarda gli alloggi in affitto gestiti in forma imprenditoriale, che conta un + 52,9% di posti letto, anche grazie alle piattaforme per le prenotazioni online. L'industria alberghiera si è invece ridefinita con un aumento delle strutture a 5 stelle e 5 stelle lusso del +45,2%, mentre resta più contenuto l’aumento per i 4 stelle (+13,9%), mentre sono in netto calo le categorie alberghiere più economiche, probabilmente, anche a causa della concorrenza degli affitti brevi.