Nove mesi con il segno più per la Barbera d'Asti. La Docg piemontese sfiora i 17 milioni di unità imbottigliate, con una crescita del 6%. E all'estero il primo semestre dell'anno chiude con il 3 per cento in più, secondo un recente sondaggio promosso dal Consorzio di tutela Barbera vini d'Asti e del Monferrato su un campione di cento aziende. Bene, tra le denominazioni, il Ruché di Castagnole Monferrato, di cui da gennaio a settembre sono state imbottigliate 587 mila bottiglie.
Numeri che rappresentano un buon viatico per l'applicazione dell'erga omnes: per le 2.456 aziende si tratterà di contribuire con una quota alla tutela, vigilanza e promozione delle denominazioni. Quelle che saranno attivate dal primo gennaio 2015 sono cinque: Barbera d'Asti, Dolcetto d'Asti, Freisa d'Asti, Cortese dell'Alto Monferrato e Ruché: "Le aziende dovranno versare pochi millesimi a bottiglia prodotta" spiega il presidente del Consorzio Filippo Mobrici, ricordando che l'iniziativa coinvolge l’intero comparto: "Per questo si è deciso di avvalersi dei poteri conferiti dall’erga omnes per far pagare la quota anche ai produttori non associati". Le attività di vigilanza sono effettuate in collaborazione con il Consorzio del Barolo già da quest'anno: "I controlli si svolgono in Horeca e Gdo anche su prodotti alimentari che usano la denominazione, come le pesche alla Barbera d'Asti o il salame aromatizzato al Ruché", rileva il direttore Patrizia Barreri.
Alla voce promozione, il vice presidente Stefano Chiarlo (esponente di uno dei brand che hanno riabbracciato il Consorzio) annuncia 200 mila euro di investimento su Barbera, Nizza e Ruché negli Usa.
Infine, sul fronte interno, c'è preoccupazione per la flavescenza dorata che colpisce particolarmente il vitigno Barbera: "Occorre investire nella ricerca" dice l'altro vice presidente Lorenzo Giordano "anche se non dà risultati immediati. La strada è un tavolo comune di esperti, che già stiamo facendo ad Alba con la Fondazione Cassa di risparmio di Cuneo".
A cura di Gianluca Atzeni