Amato dai Savoia e frequentato da Gozzano. Il caffè storico di Torino diventato grande all'interno di una galleria

15 Dic 2024, 14:33 | a cura di
Torino conta il maggior numero di caffè storici intatti: tutti specchi, ori e boiseries. Tra questi, Baratti & Milano, nella centralissima Piazza Castello, da 150 anni è un’istituzione

Torino è la città che conta il maggior numero di caffè storici rimasti intatti nel tempo, fra specchi, ori e boiseries. Un record: dei 16 locali che fanno parte in Italia della Historic Cafés Route, riconosciuta ufficialmente dal Consiglio d’Europa, ben dieci sono a Torino. Tra questi, Baratti & Milano, nella centralissima Piazza Castello, è quasi un’istituzione. Tutto comincia in realtà già a metà Ottocento, quando a Torino aprono botteghe di confettieri, cioccolatieri e liquoristi: artigiani che producono caramelle, pastiglie e cioccolatini e rendono famosa la città. D’altro canto qui esisteva fin dal 1739 una Università dei confettieri, acquavitari e liquoristi, una delle più antiche corporazioni italiane. Chi voleva imparare l’arte della confetteria e della cioccolateria insomma doveva venire a Torino. Così fanno Edoardo Milano e Ferdinando Baratti, che dal Canavese si trasferiscono in città in cerca di fortuna. E insieme nel 1858 rilevano una bottega al n. 43 di via Dora Grossa (l’attuale via Garibaldi, che all’epoca si chiamava così per via di una doira, un piccolo canale, che scorreva nel centro e serviva pulire la strada e attingere acqua in caso di incendi). Qui si dedicano ai prodotti di confetteria e al commercio di vermouth, sciroppi, vini e liquori. Colpo di fortuna, Edoardo Milano si fidanza con una signorina di buona famiglia che gli porta una dote cospicua: così può recarsi a Parigi, dove acquista macchinari e si specializza in alcune lavorazioni di confetteria e cioccolateria.

Dal 1875 in Galleria Subalpina

Baratti e Milano diventano subito famosi e nel 1868 il duo crea la “Società Baratti & Milano” a cui i Savoia concedono il privilegio dello stemma sabaudo come ditta “fornitrice della Casa Reale”. E’ il salto verso la Torino che conta, sancito da un cambiamento storico: nel 1875 Baratti & Milano si trasferisce nella Galleria Subalpina, appena inaugurata in piazza Castello, nel cuore del salotto della città. Un locale che i giornali dell’epoca definiscono “stupendo”. 163 metri quadrati e 25 metri di lunghezza, un trionfo d’arte, alla luce di ben 44 fiamme di gas. Tutto specchi, marmi, ori e i cristalli, inaugurazione la sera del 1 febbraio 1875. La confetteria diventa sosta obbligata di nobiltà e borghesia e si conferma il locale per eccellenza della Belle Epoque. Dove anche le signore potevano fermarsi per un caffè e una cioccolata con i pasticcini.

Baratti finisce nei versi di Gozzano

Guido Gozzano, habituée del locale (che i torinesi chiamano abitualmente Baratti-e-basta) si dichiara “innamorato di tutte le signore che mangiano le paste nelle confetterie” e nel luglio 1907 scrive proprio ai tavolini della confetteria Baratti & Milano i versi di Le Golose, pubblicati la prima volta il 28 luglio 1907 sulla “Gazzetta del Popolo”: “Perché non m’è concesso / o legge inopportuna! / il farmivi da presso, / baciarvi ad una ad una, / o belle bocche intatte / di giovani signore, / baciarvi nel sapore / di crema e cioccolatte?” Poesia ma anche tecnologia: nello stesso luglio 1907 viene registrato presso il Ministero dell’Economia Nazionale l’incarto a doppio fiocco delle caramelle classiche. Nasce una gamma infinita di caramelle: dure e morbide, ripiene e gommose; gelatine e pastiglie; ai frutti tropicali, agli agrumi, alle erbe alpine, al caffè; dissetanti, balsamiche, digestive e frizzanti; rotonde, quadrate, rettangolari, multicolori; nude e incartate.

La sala della confetteria non è più sufficiente ad accogliere la clientela, così si decide di ampliare i locali. Ci lavorano lo scultore torinese Edoardo Rubino e l’architetto bolognese Giulio Casanova, docente all’Accademia Albertina. L’inaugurazione del restyling della confetteria avviene poco prima dell’apertura ufficiale a Torino dell’Esposizione Internazionale del 1911. Il locale è ancora più sfarzoso: all’ingresso, un massiccio bancone di marmo per la consumazione di bevande; all’interno, la grande sala della pasticceria e caffetteria, più degustazione vini e liquori. L’interno è decoratissimo, fra Ottocento e Liberty: pavimenti in marmi intarsiati, soffitti con rosoni, dipinti, arredi in mogano, stoffe di seta, lampadari di cristallo. E all’ esterno della confetteria, una cornice di marmo giallo di Siena con bassorilievi in bronzo.

Star del cinema e della letteratura

Con una rete commerciale di quarantacinque rappresentanti in Italia e dodici all’estero e un campionario di oltre centocinquanta prodotti e confezioni diverse Baratti & Milano esporta dagli anni Trenta caramelle, cioccolato, confetture e marroni canditi, aperitivi a base di vino nel mondo, dalla Svizzera agli Stati Uniti, dall’ Argentina, all’ Egitto. Nel 1940 la confetteria di piazza Castello entra nella storia del cinema: nei suoi locali sono girate numerose scene del film cult di Ferdinando Poggioli Addio giovinezza, tratto dalla commedia di Sandro Camasio e Nino Oxilia. La seconda guerra mondiale colpisce duramente: lo stabilimento di via Castelfidardo è quasi totalmente distrutto e nell’estate del 1943 anche la confetteria di piazza Castello è colpita in un bombardamento aereo. Sembra un’impresa impossibile e invece il locale rinasce dalle ceneri esattamente com’era, con un restauro minuzioso e attento. Nel 1958, in occasione del centenario, il manifesto per propagandare la caramella classica è affidato al pubblicitario Armando Testa, che realizza un’ immagine iconica per la Caramella Classica Baratti&Milano utilizzando il ritratto di Gina Lollobrigida, che trionfa sulle scatole d latta delle caramelle. Un mito nel mito

La caffetteria finisce anche nel giallo di culto di Fruttero & Lucentini La donna della domenica: nella sala principale si svolge la scena iniziale, con l'architetto Garrone. Il legame con il cinema rimane speciale: Baratti&Milano è sponsor ufficiale del Museo Nazionale del Cinema di Torino per la mostra "The World of Tim Burton" dello scorso ottobre, e viene creata per l’occasione una confezione dedicata alla Mostra, tutta di produzione artigianale torinese, con incarti e grafiche studiate in collaborazione con lo staff creativo del Museo del Cinema e la Tim Burton Production. Una box unica e numerata che contiene nove varianti dei mitici Cremini (inventati da Baratti&Milano nei primi anni del ‘900) con disegni originali del regista.

Ritorno al futuro

Il locale oggi è intatto, una macchina del tempo. Ma guarda anche al futuro e il 2025, 150° compleanno, è un anno di grandi novità. Il 28 gennaio 2025 apre il nuovo spazio ristorante serale con lo chef stellato Ugo Alciati, un’esperienza che unisce tradizione storica e contemporaneità. L’arte fa da filo conduttore dell’intero anno. A partire da  gennaio 2025, Baratti & Milano lancia un innovativo progetto artistico di Helga Faletti e a cura di Luca Beatrice dal titolo Vetrinista sarà lei. Artisti contemporanei trasformeranno le vetrine di Baratti & Milano in un’esposizione d’arte contemporanea che celebrerà l’identità storica e culturale del marchio, la sua storia e la sua evoluzione nel tempo. Ogni artista – sono 5, Marco Lodola, Elena Salmistraro, Massimo Giacon, Nicola Bolla e Maurizio Vetrugno - sarà associato a un prodotto di Baratti & Milano ed esporrà per circa 40 giorni. E per San Valentino 2025 una nuova linea di praline di cioccolato - cinque versioni realizzate a mano - disponibile esclusivamente presso il locale storico torinese. Altra novità 2025  la trasformazione del piccolo chiosco davanti al Caffè Baratti in un chiosco dei gelati artigianali da passeggio, alle creme e alla frutta. Intanto per Natale 2024, Baratti & Milano espone in vetrina la sua linea storica, rilanciata appositamente per le feste (e già si programma la nuova linea di confezioni natalizie per il 2025, in collaborazione con l’artista torinese Elisa Seitzger). L’arte si addice a Baratti, e da 150 anni

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