Bar all'italiana. Un'arte intramontabile
È uno dei format più analizzati quello del bar italiano, anche perché è una forma di locale sempre più in crescita e in trasformazione, il luogo dove è maggiormente possibile unire tradizione e flessibilità, omaggio ai classici e alle radici e allo stesso tempo fare ricerca nel campo del gusto e dell’enogastronomia, oltre che del bere miscelato. La Fipe (federazione dei pubblici esercizi) evidenzia alcuni dati che raccontano di un settore del valore di 18 miliardi di euro l’anno e sempre più in rosa: su 360mila addetti, 6 su dieci sono donne. Così, come sono donne le più assidue e appassionate frequentatrici di corsi di degustazione di vino e olio, parallelamente sono le donne che - motivate e decisamente mosse da maggiore sensibilità - a determinare un fattore di innovazione nel format del bar.
Dal punto di vista della dislocazione geografica dei 149.885 bar italiani, sono la Valle d’Aosta, la Sardegna e la Liguria le regioni con la maggiore concentrazione di insegne; mentre la Sicilia è il fanalino di coda.
Gli effetti della crisi e i nuovi format per sconfiggerla
“Il bar, nelle sue diverse forme ed evoluzioni è un locale che racconta il modo di vivere italiano e il cambiamento di consumi e stile di vita anno dopo anno -commentaLino Stoppani, presidente Fipe- Come associazione ci proponiamo di porre in evidenza il ruolo del bar e dei pubblici esercizi in generale: sono punto di riferimento della qualità, delle abitudini e delle aspettative del consumatore finale, anche mediante l’applicazione di format innovativi che integrano sempre più vendita e somministrazione. Il contributo delle associazioni di categoria come la Fipe è indispensabile in quest’ottica per dare aggiornamento, informazione, innovazione, preparare e supportare il personale sotto ogni punto di vista e lavorare ad un’offerta sempre più di eccellenza. Sono questi gli aspetti che rendono il fuoricasa made in Italy unico al mondo”.
Nonostante flessibilità e innovazione, però, la crisi ha morso anche nel tessuto dei tanti bar italiani: lo scorso anno ne sono stati aperti 8.236, ma 13.256 ne sono stati chiusi, con un saldo negativo di 5.020 imprese. La «classifica dei segni meno», da cui si salva solo la Valle d’Aosta, vede particolarmente colpite regioni come Piemonte (625 imprese iscritte e ben 1.189 imprese cessate), Emilia Romagna (697 contro 1.153), Lazio (624 contro 1.031) e Veneto (759 contro 1.161).
Alcuni modelli di business hanno saputo reagire meglio alla contrazione della domanda - afferma Fipe - in particolare i bar-pasticceria, bar-gelateria, lunch bar con cucina, bar multiproposta e l’evening bar con formule di intrattenimento. A dimostrazione che è la capacità di innovazione e di proposta di nuovi format a sconfiggere la crisi.
a cura di Stefano Polacchi