Riapre l'iconico Bartleby, il bar letterario della scuola Holden

1 Dic 2024, 14:39 | a cura di
Ispirato a Barney Greengrass, un locale nell'Upper West Side di New York e intitolato a un personaggio di Melville, sarà gestito dai torinesi di Locanda Leggera

Bartleby lo scrivano era uno che non amava i cambiamenti. A ogni richiesta di fare qualcosa di differente di quello per il quale era stato assunto, in uno studio legale di Wall Street, rispondeva “I would prefer not to”, “avrei preferenza di no”. Eppure anche lui avrebbe probabilmente avuto piacere di sapere che il bar a lui dedicato, all’interno della scuola Holden, a Torino, è stato riaperto. Con la collaborazione di Locanda Leggera, un locale sostenibile e che propone piatti da ingredienti sfusi, con tre sedi nei quartieri di Vanchiglia e San Salvario e a Settimo Torinese.

L'annuncio

Lo annuncia la stessa scuola Holden in un post su Instagram nel quale si riannoda la storia di un luogo che è come un romanzo in cui ogni personaggio spalanca la porta a nuove storie. La scuola Holden nasce nel 1994 dall’idea dello scrittore Alessandro Baricco e di quattro suoi amici di insegnare scrittura creativa ma soprattutto a riconoscere e raccontare una storia. Viene dedicata a Holden Caufield, il personaggio di uno dei romanzi fatidici del Novecento, “The Catcher in the Rye”, in italiano tradotto un po’ banalmente “Il giovane Holden”. E la scuola è un posto “da cui Holden Caufield non sarebbe stato cacciato” come avviene invece nel romanzo di J. D. Salinger. La scuola in trent’anni, con alterne fortune, è diventata un punto di riferimento nel suo genere, un laboratorio di creatività follemente utopistica. Oggi è di proprietà del Gruppo Feltrinelli e Baricco ne è ancora il preside, nonché membro del cda.

Il bar Bartleby nel video postato su Instagram dalla scuola Holden

Lo scrivano ostinato

Dal 2013 la Holden è rinata in una sede più grande e nuova, a Borgo Dora, in una vecchia fabbrica di bombe (la storia sa essere davvero ironica, talvolta). E tra i suoi spazi c’è anche un bar/caffetteria/libreria/merchandising/variedeventuali, che Baricco ha deciso di dedicare a un altro personaggio da lui molto amato, Bartleby, lo scrivano ostinato e incapace di compromessi creato da Herman Melville quando non si occupava di cetacei. Un personaggio a cui lui dedicò una memorabile puntata di Pickwick (e qui siamo a Charles Dickens), la trasmissione assurdamente dedicata ai libri che lui condusse per una breve favolosa stagione su Rai3 proprio nel 1994 in cui creò Holden. Ecco come lo stesso Baricco spiega la genesi del locale: “Eravamo pieni di sogni su questo posto. Uno era che questo posto qua, questo bar, nascesse più o meno come lo vedete effettivamente. È la copia di un bar che c’è in un film che io e altri amavamo, i tavoli sono identici, l’idea era identica. Volevo che fosse un bar in cui c’erano libri, e ci sono. Lo immaginavo così ed eccolo qua”.

Il Barney Greengrass di New York

Riferimenti cinematografici

Il locale a cui si riferisce l’autore di “Castelli di rabbia” e “Oceano mare” è Barney Greengrass, nell’Upper West Side, a Manhattan, detto anche “il re dello storione” dalla sua specialità. Un luogo talmente cinematografico (“ma con il caffè decisamente migliore”, scherzano da Torino) che non si può sapere a quale film alluda Baricco. Giureremmo che si tratti di “Smoke” di Wayne Wang, scritto e codiretto da un’altra icona di Baricco, Paul Auster. Ma da Barney Greengrass sono state ambientate scene anche di “Revolutionary Road” di Sam Mendes, “Harry a pezzi” di Woody Allen, “C’è posta per te” di Nora Ephron, “Molto forte, incedibilmente vicino” di Stephen Daldry, “L’angelo Levine” di Jàn Kadàr, oltre che puntate di “Sex and the City, “Seinfeld”, “30 Rock” e “Law and Order”. Insomma, l’ispirazione è alta. E c’è anche un’altra ambizione: “Volevamo creare un contrasto, o una rivincita, rispetto alla storia di Bartleby - dicono alla Holden -. Ci piace pensare che se Bartleby fosse venuto in un posto come questo, avrebbe trovato ciò che nella vita gli mancava. Un posto dove salvarsi. In quel caso, forse, il finale del racconto sarebbe stato diverso”. Bartleby infatti si lascia morire di inedia. E ci vuole un bel coraggio per pensare che un bar possa cambiare anche un capolavoro scritto quasi due secoli fa. Ma le utopie forse non salvano il mondo ma lo rendono un posto più frequentabile.

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