I cortometraggi della Pixar
Quando si parla della Pixar, casa di produzione cinematografica fondata nell'86 e dal 2006 parte della Walt Disney Company, ormai da qualche anno non sono più solo le immagini dei grandi classici come Toy Story, Monters & Co., Alla ricerca di Nemo, e i più recenti Up e Inside Out ad affiorare nella mente di bambini e adulti. Fin dall'inizio, ma soprattutto dal 2010 a oggi, l'impresa si è specializzata sempre di più nei cortometraggi, brevi video animati spesso trasmessi prima di un nuovo film, molto acclamati dal pubblico e dalla critica, tanto da ricevere diversi riconoscimenti dagli Academy Awards. È il caso di Day & Night, tradotto in italiano in “Quando il giorno incontra la notte”, corto incentrato su due personaggi di fantasia, Giorno e Notte, rivali e diffidenti, che alla fine decidono di conoscersi meglio, unendosi e godendo così dei due momenti di congiunzione, alba e tramonto, che consentono loro di ribaltare i ruoli, affinché Giorno possa godere le luci della notte e la movida di Las Vegas, e Notte possa divertirsi nelle spiagge soleggiate. O ancora Piper, il successo del 2016 che racconta la storia di un pulcino timido e impaurito che non riesce a unirsi allo stormo in cerca di cibo su una spiaggia per paura dell'acqua. Finché un giorno non vede dei paguri scavare nella sabbia, e decide di imitarli, scoprendo la bellezza del mondo sottomarino, e diventando così punto di riferimento per l'intero stormo.
Il cibo nei film d'animazione
La lista dei cortometraggi continua, fra storie d'amore (fra tutte Lava, l'amore fra due vulcani) e di legami familiari (La Luna, 2011, racconta il rapporto fra figlio, papà e nonno). Ognuna con una morale, un insegnamento, una trama costruita per archetipi e quella buona dose di divertimento indispensabile, marchio di fabbrica della Pixar e della Disney. Tutte firmate da registi uomini. Almeno fino a oggi. Il prossimo corto di casa Pixar, infatti, rappresenta un grande traguardo per la casa cinematografica: si tratta del primo diretto da una donna, e soprattutto il primo che indaga la cultura cinese, partendo proprio dalla tavola. Certo, non è la prima volta che i piccoli telespettatori possono ammirare sul grande schermo ravioli al vapore e noodles (era il 2008 quando la DreamWorks Animation faceva gola al pubblico internazionale con i dumpling catturati al volo da Po in Kung Fu Panda), ma senza dubbio il nuovo corto animato segna una svolta nel lavoro dell'azienda. E soprattutto, conferma un interesse sempre crescente verso il mondo del cibo da parte del cinema d'animazione, e non solo quello europeo, già celebrato in Ratatouille e altri. A coinvolgere registi e spettatori sono le ricette esotiche (chi non ricorda il gumbo e i bignè creoli de La Principessa e il Ranocchio?), ma soprattutto quelle asiatiche.
Bao, il raviolo magico
Niente più torta di Biancaneve, dunque (che – per inciso – è a base di uvaspina, e non di mele) o spaghetti con polpette romanticamente condivise fra Lilli e il Vagabondo; al bando il tè all'inglese di Alice nel Paese delle Meraviglie o il soufflé de La Bella e la Bestia. È tempo di cucina cinese. Dopo aver intravisto le prime ciotole di ceramica ripiene di riso nel '98, grazie al classico Disney Mulan, a breve gli appassionati del genere potranno scoprire il fascino dei ravioli, i mitici dumpling, grazie a Bao, il nuovo cortometraggio in scena in Italia il prossimo 19 settembre in occasione dell'uscita de Gli Incredibili 2. Alla regia, Domee Shi, artista figlia di immigranti cinesi cresciuta in America, che nei 7 minuti e mezzo di film racconta l'esperienza di una madre per metà cinese e metà canadese, che proprio nel cibo, un magico dumpling, trova la chiave di volta per mantenere il legame con i propri figli ormai cresciuti.
Il cibo come legame familiare
Come ha dichiarato la regista alla rivista statunitense Entertainment Weekly, il raviolo del film “acquisisce maggiore valore una volta che si realizza che la parola “bao” significa anche “qualcosa di prezioso, un tesoro””. Ed è proprio questo che la donna vuole trasmettere ai figli attraverso la tavola: “Quando mia mamma preparava i dumpling, sentivo sempre che era un suo modo per assicurarsi che stessi bene, che mi sentissi al sicuro”. È da questo ricordo familiare, da questo sentimento rimasto dentro di lei per anni, che Shi ha preso spunto per ideare la sua storia: “Volevo creare questa fiaba moderna con un personaggio magico, una sorta di omino di pan di zenzero cinese”. L'obiettivo? “Far riemergere nel pubblico quel senso di protezione e calore. Spero che tanti telespettatori si possano identificare con il personaggio della madre”. Anche la madre di Shi è stata coinvolta nella produzione del film, chiamata dalla regista a preparare i ravioli di fronte a tutta la squadra, per una dimostrazione pratica da seguire passo passo prima di essere riprodotta al computer. “Abbiamo registrato ogni singolo dettaglio della procedura. Il modo in cui mia madre impastava gli ingredienti, come tagliava e arrotolava la pasta in quella forma perfetta”. Al momento non c'è ancora un trailer, ma le prime immagini pubblicate parlano chiaro: che sia cinese, italiana, francese o americana, la cucina di casa è l'unica che saprà sempre commuovere il palato di tutti. Anche dei critici più agguerriti.
a cura di Michela Becchi