Cinque milioni di euro. È quanto si propone di rastrellare Baladin, il più noto marchio di birra artigianale in Italia, con la campagna di equity crowdfunding che prenderà il via domani, 15 febbraio, sulla piattaforma Mamacrowd. La mossa si inserisce nell’ambizioso piano di sviluppo che entro il 2028 prevede una crescita significativa del fatturato, la creazione di un ciclo dell’acqua sostenibile attraverso la costruzione di un pozzo e l’avvio di Open Hub, il primo birrificio condiviso d’Italia. Nel 2028 Baladin potrebbe anche quotarsi in Borsa, «che per noi potrebbe essere la cosa più bella, come continuazione della nostra storia. Diventare una public company ci affascina», dice Teo Musso, fondatore e ceo di Baladin.
Baladin, quasi quarant'anni di storia
Baladin, nata come pub nel 1986 a Piozzo, in Piemonte, e trasformatasi negli anni nel punto di riferimento nazionale nel settore delle birre artigianali attraverso una filiera agricola integrata, nel 2022 ha raggiunto una produzione di 25.850 ettolitri, con ricavi pari a 16,05 milioni di euro e un EBITDA del 20 per cento con un tasso di crescita superiore alla media del comparto.
Baladin è presente in 47 Paesi e opera attraverso una strategia omnichannel con una rete B2B di circa 3mila rivenditori e un e-commerce che ha servito, a oggi, 24mila clienti. Numeri che l’azienda intende consolidare investendo nello sviluppo del fatturato e del valore del brand, con l’obiettivo di mantenere l’indipendenza e raggiungere una produzione nello stabilimento di Piozzo di 50mila ettolitri all’anno di birra artigianale.
Indipendenza idrica
Il primo passo è rendere autonomo il birrificio nel reperimento dell’acqua con il Baladin Green Project, che creerà un ciclo dell’acqua circolare attraverso la costruzione di un pozzo adiacente lo stabilimento di Piozzo. Due i vantaggi: assicurare la continuità produttiva anche in caso di crisi idrica e non pesare sul consumo idrico del territorio. Il pozzo consentirà di prelevare l’acqua a 300 metri di profondità da una riserva sotterranea inutilizzata. Le acque di scarto saranno depurate biologicamente e riutilizzate per irrigare i campi attorno al birrificio.
Laboratorio condiviso
Il secondo passo sarà la creazione di Open Hub, il primo birrificio condiviso con produzione gestita dal team Baladin. Coinvolgerà inizialmente cinque brand artigianali (Ritual Lab nel Lazio, Opperbacco in Abruzzo, Fabbrica Birra Perugia in Umbria, MC77 nelle Marche e Birrificio dell’Altavia in Liguria) e avrà sede a Bernareggio in Lombardia a partire dalla seconda metà del 2024. L’obiettivo è produrre sei birre esclusivamente in fusto che saranno distribuite nel mercato Horeca.
Nel 2028 l’obiettivo sarà la produzione di 50mila ettolitri/anno che si sommeranno a quelli prodotti nello stabilimento di Piozzo. Complessivamente nel 2028 il birrificio ha l’obiettivo di raggiungere ricavi per 50 milioni di euro, con un CAGR del 22 per cento circa, un’EBITDA del 25 per cento e una produzione di 100mila ettolitri all’anno nei due siti produttivi.
Beer Revolution
La “Beer Revolution” di Baladin (così si chiama l’operazione) entusiasma Musso che così spiega l’operazione: «Abbiamo scelto di aprire il capitale dell’azienda per crescere insieme alla nostra community e condividere il percorso che abbiamo immaginato. Il coinvolgimento di coloro che amiamo definire i baladiniani, che insieme a noi condividono valori identitari e filosofia del birrificio, rappresenta, infatti, uno dei pilastri dell’azienda. Non cerchiamo solo soci, ma veri e propri ambasciatori pronti a disegnare insieme a noi il Birrificio Baladin di domani».