Un ex manager di 86 anni coltiva l'avocado sul Golfo di Pozzuoli. L’affascinante storia della micro piantagione di Licola

2 Feb 2024, 16:11 | a cura di
L'agricoltura pionieristica si intreccia alla passione per le piante subtropicali nella vita di Michele Tino, che da mezzo secolo coltiva avocado nei Campi Flegrei

Abbiamo parlato recentemente delle aziende agricole calabresi e siciliane produttrici di avocado, con il noto frutto che ormai ha trovato casa in un vero e proprio distretto mediterraneo. Non molti sanno, però, che esiste – ed è buonissimo - anche l’avocado napoletano, anzi, flegreo, ed esiste grazie a uno studioso/agricoltore che a questo frutto ha dedicato la vita.

L’avocado di Licola

C’è un’unica piantagione di avocado nel napoletano e l’abbiamo scoperta grazie all’Orto Va in Città, bottega dedicata all’agricoltura sostenibile nel cuore di Napoli, in via di Santa Chiara. È Simone Mollica, il giovane titolare, a selezionare e a raccontare questi frutti di grande valore, sia per il loro gusto che per la storia che celano. Il loro artefice si chiama Michele Tino e ha una “micro piantagione”, come la definisce lui, sulla collina di Licola, nei Campi Flegrei, vasta area di natura vulcanica che si trova a ovest di Napoli, intorno al golfo di Pozzuoli. Il signor Michele oggi ha 86 anni, nella sua vita è stato padre di famiglia, manager di industria, agricoltore, e si è appassionato alla coltivazione dell’avocado negli anni Settanta, attraverso la conoscenza di un nume tutelare della botanica partenopea, il Cavaliere Salvatore Stellato (1913-1995), capo giardiniere dell’Orto Botanico di Napoli e responsabile degli impianti a verde della città.

Orto Botanico di Napoli

Incontri botanici

Stellato per la botanica partenopea è un personaggio mitico - alla stregua dell’ingegnere Mario Calvino (papà di Italo, che per primo portò l’avocado in Italia) – per vari motivi: grande studioso ed esperto di piante sub tropicali, il Cavaliere a metà Novecento ha arricchito e innovato l'antologia dell'Orto Botanico napoletano e lo ha tenuto strenuamente in vita, anche durante la seconda guerra mondiale. Oggi, anche grazie a lui, le drupe di Persea americana, l’avocado, pianta diffusa allo stato selvatico in Messico centrale e in Costa Rica, si possono ammirare passeggiando tra i vialetti in pietra della struttura universitaria, nella sezione 6, quella dedicata alle piante officiali, nell’area “piante utili” che raccoglie specie vegetali impiegate dall’uomo per l’alimentazione o per produzioni di vario tipo.
È stato Stellato a regalare a Tino, allora ragazzo, due piccole piante di avocado, che oggi troneggiano in cima alla collina di Licola; sempre lui ha contribuito ad avviare la formazione botanica di Michele, insegnandogli conoscenze e tecniche per la fruttificazione e condividendo la passione di una vita.

Passione tropicale

Michele Tino, insieme alla moglie Laura, ha acquistato il terreno a Licola, ha continuato a studiare la pianta e ha viaggiato in tutta la fascia sub-tropicale del mondo, dal Brasile all’Andalusia, dal Messico a Israele, per carpire i segreti di questi frutti così speciali, coltivandoli in tante specie, dall’Hass al Bacon, creando addirittura una preziosa nuova varietà che non esiste in altri posti al mondo, da lui denominata Gigante di Ischia. In più, grazie allo studio e alla sperimentazione, è riuscito ad ampliare il periodo di raccolta, limitata a 4 mesi l’anno, ottenendo la maturazione dei frutti per ben 11 mesi all’anno.

In un video, diffuso sui social dall’Orto va in Città, il signor Michele mostra come l'avocado sia radicato perfettamente nel microclima e nel suolo flegreo: gli alberi sono rigogliosi ed enormi, anche perché Tino si rifiuta di irregimentarli in un taglio e vuole lasciare loro il portamento che gli ha donato la natura. Quindi i frutti crescono anche molto in alto e per la raccolta si utilizzano lunghe canne di bambù, altra pianta che il signor Michele coltiva nella sua piantagione subtropicale, insieme a feijoa, bacche di goji e kiwi (delle coltivazioni italiane di questi ultimi è stato uno dei pionieri, con la varietà Bruno).

Lo scorso anno Michele Tino ha pubblicato il libro Le mie creature, per BookSprint Edizioni, nel quale racconta le sue avventure di "ingegnere contadino" e come «più volte si sono intrecciate curiosamente innovazioni tecnologiche di avanguardia e divertenti esperienze di agricoltura pionieristica, tuttora molto attiva nella prima ed esclusiva coltivazione di avocado al di sopra del quarantesimo parallelo». Prossima destinazione il Kenya, visto che Tino, di recente, è stato invitato, in qualità di esperto, nel paese africano, che ha deciso di puntare sulla coltivazione dell’avocado.

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