Re Carlo d'Inghilterra lo ha bandito dalle tavole reali da qualche anno, ma la sua produzione è già illegale in 22 Paesi, compresa l’Italia. Nonostante questo, però, il foie gras, soprattutto in Francia, Paese in cui nasce questo prelibato e costoso prodotto, continua a essere gustato tranquillamente perché, paradossalmente, anche dove è vietato realizzarlo, può essere importato e venduto.
Atleti contro il foie gras alle Olimpiadi di Parigi
La battaglia delle associazioni animaliste contro la produzione di questa specialità della gastronomia più di lusso, va avanti da tempo e viene condotta, soprattutto, denunciando l’inquietante brutalità del metodo, l’ingozzamento, che viene utilizzato. A sostenere le campagne in difesa di oche e anatre, affinché non debbano subire un trattamento così doloroso, ci sono stati e ci sono tuttora anche personaggi, i quali, grazie alla loro notorietà, hanno fatto conoscere a una moltitudine di persone la causa degli animalisti. La stessa cosa hanno cercato di fare decine di atleti, accademici e ambientalisti con l'obiettivo di far cancellare il foie gras dal menu dell’ospitalità delle Olimpiadi di Parigi 2024. Dal campione olimpico Marcus Daniell all’ex ciclista americana e medaglia d’argento olimpica Dotsie Bausch, in molti hanno firmato una lettera aperta agli organizzatori dei Giochi, esprimendo preoccupazione per l’impatto di questa industria su animali, ambiente e salute umana.
Servito solo per chi paga il pacchetto premium
Difficile, onestamente, pensare che in un evento di tale risonanza, una delle specialità più tipiche d’Oltralpe non venisse servita agli ospiti. Ciò che, però, ha fatto sobbalzare i firmatari è stata la notizia secondo cui il foie gras sarà presente solo nel menu dei partecipanti che acquisteranno pacchetti di ospitalità premium. Come dire, in sostanza, secondo i sostenitori della lettera, che «un trattamento innegabilmente malvagio perpetrato a danno degli animali, è possibile e accettabile se viene pagato». Un'assurdità anche alla luce delle parole dello stesso chef dei Giochi Olimpici, Charles Guilloy, il quale ha assicurato che il foie gras non sarebbe stato inserito nei menù degli spettatori poiché «il benessere degli animali è un tema caro a tutti».
Cancellare la specialità dal menu dei Giochi
La notizia ha scatenato l’indignazione di tanta parte dell’opinione pubblica e ha portato, infatti, oltre 30mila persone a firmare la petizione con cui Animal Equality chiede di eliminare il piatto dal menu. E ha portato veterinari, studiosi di diritto, ricercatori universitari esperti in malattie infettive, salute pubblica, a illustrare nella lettera aperta le preoccupazioni dell’impatto della produzione di foie gras sul benessere degli animali, sull’ambiente e sulla salute umana.
Condannata da molti, l’alimentazione forzata per produrre il foie gras, ovvero l’ingozzamento di anatre e oche per far crescere il loro fegato a dismisura prima della macellazione, è un reato in vari Paesi, come si diceva, ma non è solo la brutalità del metodo sotto accusa. Secondo i sostenitori della petizione, infatti, c’è anche l’alta intensità di risorse coinvolte: gli esperti mettono in guardia sulla coltivazione e il trasporto di cereali in monocoltura, sull’utilizzo di acqua e fertilizzanti sintetici che contribuiscono alla riduzione e sull’impoverimento della biodiversità, dei nutrienti del suolo, della qualità dell’acqua e degli ecosistemi, aumentando al contempo le emissioni di gas serra.
Nessuno vuole più il foie gras
C’è un ulteriore fatto importante che si aggiunge a questi: la maggioranza dei cittadini francesi riconosce l’estrema crudeltà che la produzione di questa specialità comporta e si sta allontanando da essa. Un sondaggio condotto nel 2024 dalla Fondazione 30 Millions d’Amis ha rilevato che il 74% dei francesi ritiene che l’alimentazione forzata degli animali sia ingiustificabile. Alla luce di tutti questi elementi, gli autori ritengono quindi assurdo che «i Giochi olimpici che celebrano alcuni degli individui più sani e in forma del pianeta, possano presentare il foie gras in un evento del genere» e che al contrario il Comitato olimpico internazionale «dovrebbe usare la sua posizione influente per unire il mondo e non per ignorare le preoccupazioni della popolazione globale».