stata confermata all'agenzia Il Velino da fonti dell’Ambasciata italiana a Buenos Aires. Ma il “divieto”, che dovrebbe partire dal prossimo 10 giugno, non riguarda solo il simbolo del made in Italy alimentare.
“Ma tutti quei prodotti alimentari di provenienza straniera – spiegano dall’ambasciata al VELINO – che hanno un equivalente prodotto in loco. In modo da sostenere i prodotti locali e ridurre ulteriormente le importazioni”. Vale a dire anche l’aceto balsamico e la birra tedesca.
E appunto la pasta italiana, il cui valore – per quanto riguarda le esportazioni in Argentina – dovrebbe sfiorare il milione di euro a fronte del totale delle importazioni alimentari dell’Argentina che supera di poco i 700 milioni di euro.
Ma la decisione potrebbe rivelarsi una “zappa sui piedi” per il paese sudamericano che – come aveva riportato a tal proposito qualche giorno fa il Gambero Rosso – nell’interscambio commerciale con l’Italia, ci guadagna circa 500 milioni di euro. Senza contare gli oltre 600mila cittadini con il passaporto italiano. “Giovedì si farà il punto della situazione a Buenos Aires con i consiglieri economico-commerciali dell’Unione europea accreditati in Argentina. Un incontro per valutare la questione”.
Ma sembrerebbe tutto già deciso: “Nonostante non ci sia ancora il provvedimento formale – proseguono dall’ambasciata – il segretario per il Commercio Interno Guillermo Moreno ha già comunicato la decisione alle catene di distribuzione alimentare”. Praticamente si dà il via al protezionismo.
12/05/2010