al minimo i personalismi, e fare un piatto nel pieno rispetto della tradizione, e vinificare cercando di conservare i profumi e i sapori del vitigno di partenza, e fare un film la cui regia sia meramente asservita alla storia e agli attori. È quello che succede ne “La donna della mia vita”, anche grazie alla struttura piuttosto teatrale della sceneggiatura.
Il film non è una commedia all’italiana, bensì una (buona) commedia italiana, che segue i recentissimi “Benvenuti al sud” e “Maschi contro femmine”, a sottolineare la ritrovata capacità del nostro cinema di far sorridere, se non addirittura ridere.
Alessandro Gassman e Luca Argentero sono – almeno secondo la madre, Stefania Sandrelli – due prototipi di figlio, nel loro rapporto con le donne: il primo bugiardo e guascone, il secondo fragile e timidino. Ma le cose non vanno sempre nel verso che ci si aspetta e così, quando entrambi s’innamorano della stessa donna, Valentina Lodovini, nulla sarà più scontato. Così tanto che pure il rapporto fra la madre e i padri dei due figli subirà qualche sterzata...
Alla conferenza stampa del film un collega ha contestato al regista l’assenza di quei tratti d’autorialità che avevano caratterizzato i suoi lavori precedenti, cioè l’assenza di certi scarti espressivi a livello di inquadrature/luci/montaggio. Luca Lucini s’è difeso serenamente, invocando il bisogno, in un film d’attori come questo, di stare al servizio della storia e delle recitazioni nella maniera più lineare possibile.
E meno male che l’ha fatto, perché diversamente “La donna della mia vita” avrebbe assomigliato a un vino dove il troppo legno, o la troppa macerazione sulle bucce (nel caso dei bianchi), finiscono per snaturare il vitigno di riferimento, oppure a dei bolliti misti tagliati a dadini e serviti in un piatto iperbarocco firmato da un celebre stilista.
La donna della mia vita
di Luca Lucini,
con Alessandro Gassman, Valentina Lodovini, Luca Argentero, Stefania Sandrelli, Giorgio Colangeli e Sonia Bergamasco
nelle sale
Marco Lombardi
26/11/2010