ndi Marchi nel corso della prima tappa canadese del programma di promozione internazionale, sostenuto dall’Unione Europea e dallo Stato italiano, commentando i dati consuntivi del 2008 forniti dall’Ente statistico canadese (elaborazione ICE, Montreal).
L’istituto, che riunisce le diciassette firme icona della qualità enologica nazionale (Biondi Santi spa, Michele Chiarlo, Ambrogio e Giovanni Folonari, Pio Cesare, Tenuta San Guido, Cà del Bosco, Umani Ronchi, Carpenè Malvolti, Lungarotti, Masi, Mastroberardino, Alois Lageder, Rivera, Jermann, Donnafugata, Marchesi Antinori, Tasca D’Almerita) fa tappa in questi giorni nella capitale del Quebec per poi darsi appuntamento a Vancouver, in British Columbia.
In termini assoluti, l’Italia si posiziona al secondo posto nella classifica generale dei Paesi fornitori del Canada, con una quota del 19,3 per cento del mercato totale. Al primo posto la Francia con una quota di mercato che passa, però, dal 37,8 al 26 per cento negli ultimi 10 anni.
Secondo il presidente dell’Istituto del vino italiano di qualità Grandi Marchi, Piero Antinori: “Il vino italiano ha saputo resistere, in questi anni, all’attacco di competitor importanti come l’Australia, grazie ad una strategia fondata, innanzitutto, sulla qualità”. Lo dimostra il fatturato segnato nel 2008 dalle 17 top aziende Grandi marchi, che da sole rappresentano il 18 per cento sul valore totale dell’export con 36milioni di euro.
“Il Canada è un Paese che riserva ancora molti margini di crescita – ha proseguito Antinori - per questo occorre potenziare la promozione e la formazione degli operatori con azioni mirate presso i diversi monopoli, come quelle che in questi giorni ci vedono impegnati a Montreal e poi a Vancouver, nell’ambito di un progetto sostenuto dall’Unione Europea e dallo Stato italiano”.
Sul fronte del mercato interno, l’Italia continua a conquistare posizioni. A fare da traino il Quebec: con oltre 86milioni di euro (+11,3%) assorbe da solo il 47 per cento del vino importato dall’Italia ed è secondo solo alla Francia. Ma è in Ontario, la provincia più popolosa del Paese, che il vino italiano conquista il primato per quantità e valore, con oltre 72milioni di euro (+5,4 per cento sul 2007).
In evoluzione anche il profilo del consumatore-tipo canadese, che oltre ai consolidati baby boomers (generazione di 40-50enni particolarmente predisposti a spendere per prodotti evocativi di lifestyle) registra la new entry dei giovani degustatori di età compresa tra i 19 e i 30 anni, sempre più inclini al “battesimo” del vino a discapito di birra ed altre bevande alcoliche.
Rossi strutturati e bianchi "easy to drink" trainano made in Italy enologico in Canada
E’ prevalentemente maschio, di età compresa tra i 40 e i 50 anni, acculturato ed attento, ha una buona competenza e ama il vino rosso, soprattutto quello italiano e di qualità per il quale è disposto a spendere. E’ questo il profilo del consumatore canadese emerso in occasione dell’apertura, a Montreal, della prima tappa del tour in Canada per la promozione del made in Italy enologico delle etichette icona italiane, consorziate nell’Istituto del vino italiano di qualità Grandi Marchi. Secondo l’indagine condotta dall’Istituto tra le diciassette aziende consorziate, che da sole rappresentano il 18 per cento del mercato italiano in Canada, è ancora la generazione dei baby boomers a orientare i consumi. Dall’Amarone, al Barolo, dal Barbaresco fino al Barbera, l’importante, per wine lover canadese, è che sia un “italiano” di struttura.
E se il consumatore consolidato è prevalentemente maschio, la vera sorpresa riguarda le donne, vere attrici – sempre più numerose - delle future propensioni al consumo dei vini italiani nel Paese Nord americano. Nuovo protagonista delle tendenze femminili, infatti, è il vino bianco, in particolare i vini considerati ‘easy to drink’, come Prosecco, Moscato fino al Passito.
Ma il consumo di vino, secondo l’indagine Grandi Marchi, è in crescita anche tra gli younger drinker: giovani degustatori di età compresa tra i 19 e i 30 anni, residenti nelle grandi città e con un buon grado di preparazione culturale. Sono loro gli artefici di un cambiamento in atto che li vede scegliere il vino preferendolo alle altre bevande alcoliche, birra in primis.
Cresce anche il livello qualitativo del vino scelto. In aumento, infatti, le vendite di vini di fascia alta (compresa tra i 10 e i 20 dollari canadesi; prezzo all’importazione), mentre diminuiscono quelle di vino di fascia bassa (tra i 5 e i 10 CAD).
L’istituto del vino italiano di qualità Grandi Marchi, che nei prossimi giorni farà tappa anche a Vancouver, è composto da: Biondi Santi spa, Michele Chiarlo, Ambrogio e Giovanni Folonari, Pio Cesare, Tenuta San Guido, Cà del Bosco, Umani Ronchi, Carpenè Malvolti, Lungarotti, Masi, Mastroberardino, Alois Lageder, Rivera, Jermann, Donnafugata, Marchesi Antinori, Tasca D’Almerita.