,5 mld di euro di fatturato al consumo con 173 milioni le bottiglie (+16%) consumate all’estero.
Fra le migliori performance in termini di valore e consumi si confermano la Gran Bretagna con un +14%, gli Usa con un + 12%; bene Giappone, Canada, Svizzera, Austria e Svezia, tutti compresi fra +5 e + 3 %; eccezionali i dati provenienti dai paesi emergenti come Russia, India, Brasile, Uruguay.
Sono 68 i paesi che importano spumanti italiani. Sul mercato interno, la Germania conferma la leadership e il Regno Unito conferma il trend positivo a due cifre degli ultimi anni.
“Segno – dice Giampietro Comolli , patron del Forum Spumanti&Bollicine premiato nel 2008 come la migliore manifestazione per valorizzare la multifunzionalità territoriale secondo UniCredit Group - che il mercato mondiale riconosce agli spumanti italiani un valore più alto del passato, si acquisiscono nuovi mercati per innamoramento dei consumatori, si diventa competitor di prodotti anche più blasonati perché oggi il mercato mondiale sta ricercando un nuovo rapporto al consumo fra valore/identità e il marchio <Italia>, lo identifica”.
ITALIA TIPOLOGIE. Asti e Prosecco leader. Il mercato italiano si differenzia da tutti gli altri per la grande ricchezza tipologica e per la enorme differenzazione di prodotti di nicchia. Sono 18 le regioni italiane che producono almeno uno spumante, 268 le Docg-Doc che possono produrre almeno una etichetta. L’Asti docg è in testa con poco meno di 76 milioni di bottiglie, seguito dal Prosecco Doc Conegliano Valdobbiadene con circa 50 milioni. Per il metodo classico leadership quasi condivisa fra Franciacorta e Trento Doc, rispettivamente 9,7 milioni e 8 milioni. In assoluto al vertice i vini spumanti Prosecco Doc e non Doc con 160 milioni di bottiglie (il 48% del totale), commercializzato da 450 aziende. La Lombardia da sola sfiora i 15 milioni di bottiglie metodo classico( 60%) su un totale di circa 24 milioni. Il Veneto è la prima regione italiana per produzione e per consumi. In totale spedite nel 2008 quasi 329 milioni di bottiglie ( Italia 3° paese produttore al mondo), di cui 305 milioni di metodo italiano ( o Charmat).
ITALIA MERCATO. Confermati i consumi del 2007. 155 milioni di bottiglie consumate nell’anno (+1,5% sul 2007).Nella regalistica Spumanti in crescita (+7%) e Champagne costante. Il Franciacorta e il Trento sono i leaders nei ristoranti, in enoteca e nei regali. L’Asti si conferma il re incontrastato con i dolci della tradizione con una concentrazione dell’88% del consumo a fine anno. La mescita a calici si è incrementata di un importante 15% in horeca. Il 72% del consumo nazionale è, però, ancora concentrato nel fine anno (era l’84% nel 1980). Il prezzo risulta essere al primo posto nelle scelte al ristorante, sia per bollicine che per vini fermi; cala al secondo posto negli acquisti per i regali in enoteca e in gastronomie, dove la confezione e la marca risultano al vertice della scelta; mentre il prezzo è all’ultimo posto nelle motivazioni di scelta della mescita al calice che risulta essere in forte crescita soprattutto con l’incremento dello spumante rosè e con l’abitudine dell’ “aperitivo italiano”.
EXPORT BATTE CONSUMO NAZIONALE. Italia 2° paese al mondo per export. Il mercato interno europeo a 27 paesi assorbe il 70% del totale esportato. Fra le DOC, l’Asti ha il primato con 63 milioni di bottiglie in oltre 60 paesi. Crescono le vendite all’estero perché “i vini spumanti italiani rappresentano il bere moderno e del futuro, misurato, meno alcolico.
Le etichette “parlanti” favoriscono i consumi, servono per spiegare e stimolare un consumo consapevole, per destagionalizzare e creare una cultura delle bollicine a tavola. Molti sono ancora i margini di crescita significativa in volumi e valore”. E’ infatti necessario fare cultura al consumo e quindi trasmettere il messaggio che le bollicine sono vini da tutti i giorni, con ogni piatto, in qualunque momento, a merenda come per festeggiare un anniversario.
GERMANIA. Un mercato a caso. Importa 120 milioni bottiglie di cui 42 milioni dall’Italia (secondo fornitore), cioè25 milioni di Prosecco Spumante e 16 milioni di Asti docg per un fatturato all’origine di oltre € 210 milioni.
CHAMPAGNE. La crisi e il mito. Dopo 16 anni di sviluppo affronta una riduzione di 16,5 milioni di bottiglie, pari al 4,8 %. In Europa il calo raggiunge il 7,3% fra la Maison blasonate. In Francia i consumi si sono ridotti del 4%. In Italia si sono perse oltre 1,1 milioni di bottiglie ( pari all’11%). Eppure un chilo di uva vale 6 Euro. Costi di produzione e prezzi al consumo non più in linea con le disponibilità di spesa. Si parla di 2 miliardi di bottiglie ferme nelle Maison in Champagne valutate a prezzi non realizzabili oggi sul mercato.
“Credo – conclude Comolli – sia molto utile riflettere sullo status del mercato mondiale prima di prendere decisioni nazionali, bisogna ragionare sulle scelte e i segnali che provengono da chi è più esperto di noi, almeno per il nostro eterogeneo metodo classico che ha una vita separata dal metodo italiano charmat ”.