ia? Prendere l’aperitivo da Anikò, cenare da Uliassi o alla Madonnina del Pescatore spingendosi fino alla spiaggia di Marzocca, passeggiare sul lungomare, fare quattro salti o ascoltare un concerto alla celebre Rotonda. Oppure (o anche, prima o dopo) bere qualcosa al Lab Bar. E non una cosa qualsiasi.
Il locale – un paio di candide sale dal design moderno che ospitano anche mostre d’arte, e una graziosa veranda esterna con sgabelli e tavoli che invadono anche la piazzetta antistante – si trova tra la Rocca Roveresca e il Foro Annonario, location scelta attentamente da Romano Bonacorsi e dalla socia Paola.
Originario di Corinaldo, Romano ha iniziato la sua carriera di barman da ragazzo proprio a Senigallia, e qui è tornato dopo tante esperienze in Italia e a Londra. Dal 2003 hanno aperto il Lab Bar, locale easy pensato per una clientela eterogenea («qui vengono gruppi di ventenni, turisti e famiglie.
Lavorando attentamente siamo riusciti a non essere etichettati come “locale per giovani”, e le diverse fasce convivono in modo assolutamente pacifico» racconta) a cui fino a qualche anno fa si affiancava la Terrazza Marconi, più mondano bar di un elegante albergo locale. Poi la scelta di concentrarsi solo sul Lab, ampliando la proposta con un’offerta gastronomica che va dall’aperitivo – con singoli curati assaggi al modo del dim sum cinese – agli snack (gettonatissimo il C’Lab Sandwich, versione ortodossa del celebre panino made in USA) fino ai piatti veri e propri del menu, che cambiano spesso e sono serviti anche in monoporzioni: linguine con gamberi e fiori di zucca, penne in porchetta, carpacci di pesce, semifreddi, trifle alla frutta da accompagnare a vini italiani o francesi, birre e Champagne.
Ma, naturalmente, il cuore del Lab restano i cocktail: dagli Sparkling – intrigante il We’ll Always Have Paris, con rosmarino, menta e ananas freschi, zucchero, Chartreuse e Champagne – alle tante declinazioni del Martini, dai grandi classici – Bloody Mary, Pisco Sour, Mai-Tai... – ai Mules con frutta fresca e vodke aromatizzate in casa, dalle varianti di Collins e Cosmopolitans alle citazioni (dichiarate) dei cocktail di grandi barmen internazionali come il Porn Star Martini del guru inglese della mixology Douglas Ankrah all’impronunciabile W.Y.B.D.A.D.I.I.T.Y.? che Stranislav Vadrna ha creato per il Paparazzi Cocktail Bar di Bratislava. Per tutti, prodotti di prima qualità, dai distillati fino agli zuccheri aromatizzati in casa con erbe e spezie alla frutta fresca. «L’idea è quella di riproporre il classico American Bar, andato un po’ in disuso – spiega Romano – facendo attenzione alla qualità dell’offerta».
Poi ci sono i trucchi del mestiere: se i grandi classici vengono fatti secondo tradizione, per molte sue creazioni usa il metodo del double strainer (doppio colino) che richiede tempi più lunghe ma dà ottimi risultati. Tra le specialità, gli Herbal Martinis come il Celeriac (gin, sedano e mela freschi, zucchero, succo di limone) o il Mediterranean Martini (con uva e basilico) nati dalla vcendevole interazione tra bar e cucina, i Lab Extraordinary come lo Spicy Jalisco (tequila reposado alla cannella, succo di lime, orange bitter e sciroppo d’orzata) e una scelta non banale di mocktails, drink analcolici come il Cinnaberry Breeze a base di mela e lamponi freschi, sciroppo di cannella home made, succo di limone e cranberry juice.
Ma se deve indicare un signature cocktail, Romano sceglie l’Antico Manhattan, sua reinterpretazione del grande classico newyorkese: Bourbon Whisky e vermuth pregiati (Woodford Reserve e Carpano Antica Formula) con twist d’arancia al posto dell’angostura.
di Luciana Squadrilli