qui si possono bere tra i migliori cocktail di Roma. Dietro al bancone (tranne la domenica) c’è infatti Enrico Venafra, gioviale ragazzone di 43 anni.
Alle spalle ha 25 anni di lavoro come barman e importanti esperienze nei locali che hanno fatto la storia di una certa scena della vita notturna e della musica dal vivo romana, dall’Alpheus all’Horus Club.
Dopo gli inizi da giovanissimo e appassionato autodidatta e la gavetta in vari locali della Capitale, in sala e in cucina – «un’esperienza importante, che mi ha aiutato ad acquisire velocità e spigliatezza, perché un barman è anche un po’ un entertainer, deve far bere bene e divertire i suoi clienti» racconta – ha avuto come maestri alcuni nomi storici del panorama romano, da Augusto Rossi (grande barman della vecchia scuola, professionista rigoroso che lo ha istradato sulla via del tropical bar) e Luigi Di Meo, barman di lungo corso, ma soprattutto insegnante e punto di riferimento dell’ambiente romano.
Grande amico e maestro anche il quasi coetaneo Alessandro Milana, con il quale ha condiviso alcune delle esperienze lavorative più importanti. Poi, nel 1997, la decisione di aprire con alcuni soci – tra cui Daniela, oggi sua moglie – un locale nel quartiere Prati, il Blob. Nato come discobar, diventa in poco tempo l’indirizzo di rifermento di chi vuole bere e mangiare bene in un ambiente che è più un ritrovo tra amici che non locale notturno.
L’apertura a oltranza (fino alle 6 del mattino, a volte anche oltre) lo rende la meta preferita degli addetti ai lavori della ristorazione romana. Ma Prati, quartiere borghese e conservatore, è una piazza difficile: così nel 2005, chiusa l’avventura del Blob, Enrico e Daniela si trasferiscono all’Old Cottage.
La tipologia del locale è un po’ diversa: più bistrot, niente ore piccolissime, musica eterogenea di sottofondo, una piccola offerta gastronomica che contempla bruschette, zuppe e panini con hamburger. Niente aperitivo alla milanese ma happy hour con drink a 5 euro anziché 8 e un piatto di sfizi finger picking, alcune interessanti birre alla spina (anche queste in happy hour a rotazione), qualche etichetta di vino anche al calice. In carta 150 cocktail tra aperitivi, sparkling, Martini, Batidas e Julep, qualche drink analcolico o più leggero (come il Papotto, a base di succo di papaia e chinotto, o il Paperol, rinfrescante mix di papaia e Aperol) e le creazioni del momento, a base di prodotti di qualità. Per esempio, solo zucchero di canna bianco brasiliano, meno dolce e più saporito del classico zucchero bianco.
«Mi è rimasto il piacere di giocare. Se trovo al mercato della frutta buona invento qualcosa di nuovo e divertente». Certo, ha perso la clientela della notte ma ancora oggi i vecchi amici passano spesso a trovarlo. Dicono proprio così, “passiamo a salutare Enrico”, e finiscono col trattenersi ore ad assaggiare quel che gli mette nel bicchiere, che sia un impeccabile Martini o una fantastica caipirinha con pistacchi di Bronte.
di Luciana Squadrilli