la t al posto della v ma il font è lo stesso) – ma anche a un’icona del cinema di Hollywood: la Hayworth. In più, nel gergo dei bartender, così viene chiamato il Margarita. Benvenuti al Rita, tempio senza fronzoli del bere miscelato a Milano. Fuori dagli schemi, familiare e accogliente, con prezzi umani e un ambiente pieno di citazioni e oggetti di modernariato. Nel cuore dei Navigli, ma anni luce lontano dallo stereotipo meneghino dell’aperitivo di tendenza: al bando sguardi snob (ambiente superfriendly da conversazioni estemporanee), cocktail improvvisati (non provate a chiedere un vodka lemon…!) e buffet tristi e infiniti (qui i piatti escono espressi sull’ispirazione del momento, c’è un menù per la cena e la domenica si viene per un ottimo brunch).
«Al Rita abbiamo un unico valore: la qualità della materia prima – ci spiega Edoardo Nono, dal 2002 titolare del bar insieme al socio Gianluca Chiaruttini, che si occupa della cucina – e dunque scegliamo solo produttori che conosciamo, fornitori appassionati e, ovviamente, i migliori alcolici e succhi in circolazione. Nessuna scorciatoia, nessuno sciroppo, nessun prodotto liofilizzato.
All’inizio è stata veramente dura ma questo è l’unico modo che conosciamo di lavorare. Dopo un po’ la clientela si è fidelizzata, il passaparola ha funzionato e adesso…». E adesso riuscite nell’impresa di trovare un posto dopo la chiusura delle agenzie della zona.
E scegliete dalla lunga lista – un vezzo di Edoardo: un bellissimo libretto da portar via – il vostro cocktail preferito, tra grandi classici, variazioni maison e ricette originali. Un Gimlet, un Daiquiri, un Mai Tai. O magari un Ginger Pepper (un Martini con pepe di Seychuan, pistilli di zafferano e zenzero) o un Lychees Berry (Cosmopolitan con frutti di bosco pestati e liquore di Lychees).
Il bestseller del Rita e anche il preferito di Edoardo – che mal cela la sua passione per erbe aromatiche e spezie – è però il Gin Zen: Gin secco, zenzero, zucchero Demerara, succo di lime fresco, un’aggiunta di Lime Cordial, ghiaccio tritato e top di soda. Indimenticabile. Ma il talento di Edoardo – vent’anni di esperienza tra discoteche, navi da crociera e bar di hotel di lusso come il Four Seasons di Milano – non si esprime solo con lo shaker in mano ma ancor prima nel capire i gusti del cliente per “cucirgli” addosso il suo cocktail.
Ai colleghi compresi, che qui vengono spesso e volentieri a tirar tardi: indizio importante che la dice lunga sulla reputazione tra gli addetti ai lavori.
Le prossime tendenze del bere miscelato? “Ci sarà un ritorno al passato – conclude Edo – e una riscoperta di classici dimenticati, come il Sidecar, il White Lady o la categoria dei Gin Smash”.
di Federico De Cesare Viola