L’idea nasce improvvisa, dopo aver ascoltato per mesi le polemiche che hanno preceduto l’Expo: cosa fare per celebrare un avvenimento di fatto unico, visto che di esposizioni universali ne sono state fatte e se ne faranno, ma difficilmente avranno l’alimentazione come argomento principale?
Il Viaggio del 2011
Perché non tornare a camminare, come nel 2011, quando radunai un gruppo di amici ristoratori e colleghi giornalisti per ripercorrere la strada che aveva fatto Pellegrino Artusi per giungere da Forlimpopoli a Firenze? Era il centenario della morte del famoso gastronomo e il pellegrinaggio Artusiano, molto laico e gaudente fu un successo: nei paesi dove transitavamo l’accoglienza era stupenda, il problema era smaltire quanto mangiato e bevuto, ma il clima che si era creato tra di noi era particolare e l’arrivo al cimitero pose fine a uno stile di viaggio nuovo: tutti sedentari disposti a percorrere venti trenta chilometri al giorno, con la sosta del pranzo che non era certo composta da barrette proteiche o bevande energizzanti, piuttosto salumi, formaggi e vino.
Il nuovo Viaggio Artusiano
Questa volta il progetto pensato era più grande, Milano da Firenze dista più di 300 chilometri, erano dieci le tappe chi si dovevano percorrere. Comincio a telefonare agli amici di allora, l’idea piace, magari non tutti potranno rimanere per tutto il tragitto, ma perché non provarci? Dieci tappe per dieci province toscane, questo l’obiettivo: c’è da trovare i posti da dormire, i ristoranti che ci ospitano ma anche quelli toscani disposti a venire in trasferta e gemellarsi. L’idea piace alla Regione Toscana e alla Confesercenti, che la sponsorizzano e viene scelto così un luogo simbolico per la partenza, il Mercato Centrale di Firenze, quello di San Lorenzo, per arrivare in Mugello. Ad accompagnarci un operatore, Gianluca, che filmerà tutto il viaggio per la Fondazione Sistema Toscana.
Ricapitolando: il progetto è di Vetrina Toscana e Confesercenti e i partecipanti sono Marco Peroni (unico a percorrere tutte le tappe), Leonardo Romanelli, Stefano Tesi, Stefano Frassineti, Marco Sodini, Tommaso Chimenti, Alessandro Frassica, Diego Zanetti, Michele Franzan, Daniela Giuliani.
Le prime tappe
La prima giornata si conclude felicemente, con una cena toscana, per l’occasione i muscoli indolenziti facilitano il dormire e la mattina si riparte con il sorriso. Siamo solo in tre e la distanza è di quelle proibitive: si arriva a San Benedetto Val di Sambro con un doppio dislivello che mette in crisi notevole il sottoscritto. Forse però è la tappa decisiva, dove rimaniamo da soli a lungo, ognuno del suo passo, senza aspettarci, in una dimensione poco comune di questi tempi, con i telefonini che non prendono, ma anche riuscissero, non sarebbe possibile rispondere: troppa la fatica e la voglia di arrivare in fondo. Mi trovo a dover pensare a come mettere un piede dopo l’altro, a gestire le forze con i muscoli che cominciano a non rispondere. Un’esperienza forte ma sarà quella che fa capire come il risultato potrà essere raggiunto, sancito da una cena “intima”, soli in un albergo che apre appositamente la cucina per darci da mangiare. Scegliere la posizione per dormire non è affare facile, sembra impossibile ripartire per la tappa più lunga, quella che porta a Bologna, ma si deve fare: e in testa riecheggia la canzone di Gaber “C’è solo la strada/su cui puoi contare/la strada è l’unica salvezza”. Intanto i pellegrini si danno il cambio, c’è chi viene e chi va, incredibile ma il cammino si fa quasi spedito, forse la sera ci sarà la prima cena con due ristoranti, l’ospitante emiliano e quello toscano: e si celebra proprio in questo modo lo scopo del viaggio, fare gli ambasciatori della cucina toscana nelle altre regioni ma, allo stesso tempo, favorire questi scambi, a dimostrare come la cucina possa diventare sempre di più una maniera per unire.
Le ultime tappe e l'arrivo a Milano
Strada facendo, e qui si ricorda Baglioni, ci si rende conto che lo schema iniziale non può essere applicato: la via Emilia è rischiosa da percorrere a piedi e quindi, nell’epoca dei navigatori e del GPS, la via più semplice diventa quella di fermarsi ai bar e chiedere alle persone la strada meno battuta e pericolosa. E scopri così un mondo che scorre più lento rispetto al normale, dove chiedere un po’ di acqua in una casa è ancora possibile, e se non si trova il cavatappi, uno per aprire la bottiglia di vino lo regala il vecchietto che si è fermato a fare due chiacchiere. L’ultima tappa nasce secondo i migliori auspici, un locale che apre solo per i pellegrini, vicino a Lodi poi l’arrivo a Milano che sembra finto: il cartello è in campagna, basta non voltarsi e la tangenziale non sembra esserci! Poi il lento scorrere fino a Piazza Duomo, in mezzo alla grande folla. Obiettivo raggiunto, d’accordo, ma la voglia di rimettersi in cammino è ancora forte.
a cura di Leonardo Romanelli
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