Nei giorni tra la fine di agosto e la fine di ottobre di due anni fa, l’Italia Centrale ha vissuto la tragedia più drammatica degli ultimi decenni. Una serie di scosse di terremoto hanno messo in ginocchio popolazione ed economia, artigiani e contadini. Il simbolo di questo sisma diventò Amatrice: ma sono state decine le aree, i paesini e i borghi devastati, le cantine e i laboratori crollati, le strutture inagibili nelle lande dove Lazio, Umbria, Marche e Abruzzo s’incrociano. Molti hanno continuato a produrre, molti si sono uniti in buone attività aiutandosi a vicenda, altri si son dovuti fermare. Ecco le testimonianze di chi non vuole arrendersi. Andare a trovarli è un modo concreto di star loro vicini, oltre che un bel viaggio alla scoperta di prodotti dai grandi profumi
Il terremoto del Centro Italia del 2016
Era la notte del 24 agosto 2016… Un po’ più di due anni fa, al risveglio, molti di noi scoprirono che il terremoto aveva raso al suolo Amatrice, Accumoli, Arquata del Tronto e altri paesi e borghi dell’Italia centrale, tra il Lazio, le Marche, l’Umbria e l’Abruzzo. In quelle ore convulse partì presto la catena della solidarietà, mostrando il volto generoso degli italiani, e Amatrice divenne simbolo del sisma. Confesercenti, Coldiretti, Città del Vino, vari consorzi di produttori e organizzazioni della ristorazione promossero pranzi e cene in giro per l’Italia, qualcuna nel mondo, accendendo i riflettori sui bucatini all’Amatriciana con una tempestiva raccolta fondi per sfollati e imprese.
Neanche il tempo di asciugarsi le lacrime che il 26 ottobre crolla di nuovo tutto. E il colpo finale quattro giorni dopo. Stavolta l’epicentro è nelle Marche. Si registrano danni a Camerino, Visso, Ussita, Castelsantangelo sul Nera, Matelica, Serrapetrona e paesi limitrofi, compresa Norcia, in Umbria, e in tre comuni abruzzesi. Crollano case, campanili, chiese, si sgretolano i centri storici, si chiudono le imprese. Dopo il piatto di pasta solidale è il momento della norcineria. Tra salsicce, salami lardellati e ciauscolo la cena continua, accompagnata stavolta da calici di Verdicchio di Matelica e Vernaccia di Serrapetrona. Tra bianchi e rossi, un terremoto da par condicio.
Il dramma delle aziende
“Si parla poco dei danni subiti dalle cantine – racconta l’enologo Roberto Potentini, della Cantina Belisario di Matelica – Nel nostro caso le scosse del 26 ottobre, di tipo anche sussultorio, hanno causato danni ai serbatoi in acciaio Inox. Cosa ricordo di quei giorni? Che a vendemmia da poco conclusa c’era la frenesia di travasare in tempi record i mosti non perduti per metterli al riparo. Questo con le scosse d’assestamento ancora in corso”.
Dopo gli aiuti sul campo coordinati dalla Protezione Civile, fu messa in moto la macchina farraginosa della burocrazia per cercare risorse per realizzare case ex novo – poche – e aiuti alle imprese; questi ultimi un po’ meno lenti. In campo agricolo, a causa della diffusione di allevamenti nelle zone terremotate, fu colpito soprattutto il comparto zootecnico. Ma ha sofferto anche l’agriturismo e ancor di più l’intero settore turistico per una paura spesso irrazionale che ha fatto crollare arrivi e pernottamenti anche in zone solo sfiorate dal sisma. “Qui a Montefalco, in provincia di Perugia, i danni maggiori sono commerciali, soprattutto nel turismo – dice Filippo Antonelli, produttore di Sagrantino – Con la Valnerina in gran parte chiusa, hanno sofferto molto enoteche, alberghi e ristoranti, alcuni sono stati costretti a chiudere. E solo oggi, a due anni di distanza, finalmente ricominciamo a vedere qualcuno”.
Matelica
Le iniziative pubbliche
Col turismo in quarantena anche nelle Marche, nell’estate dello scorso anno è nata la campagna RisorgiMarche e qualche mese dopo sono partite le esposizioni itineranti di Mostrare le Marche per restituire attrattività al territorio. Invece nel Lazio, la Regione lo scorso autunno ha organizzato eventi formativi per “ricomporre il tessuto sociale e rigenerare microeconomie nell’agroalimentare”. Il progetto di chiama Laboratorio Amatrice. Sono seguite iniziative nelle scuole della provincia di Rieti con Sapere i Sapori.
Solidarietà tra imprenditori
Guardando al positivo, il lato più bello di questa brutta stagione è la solidarietà tra imprenditori. Le storie in questo senso non mancano. Nel paese del bianco Verdicchio di Matelica, dove solo recentemente hanno riaperto la Cattedrale e parte del Museo Piersanti, un norcino locale, Renato Bartocci, ospita da due anni nel suo laboratorio il collega Giorgio Calabrò, di Visso, che col terremoto ha perso tutto. Una storia d’amicizia che si è rinsaldata all’insegna del ciauscolo. Sempre nelle Marche, a Serrapetrona, il paese della Vernaccia, il produttore Mauro Quacquarini ha assunto ragazzi di Visso per gestire il nuovo bistrot Emporio Quacquarini a Civitanova Marche, sulla costa adriatica. Mentre a Roma il produttore Antonio Santarelli di Casale del Giglio, famiglia originaria d’Amatrice, ha ben pensato di riempire il banco del suo bistrot Collegio, a due passi dal Parlamento, con guanciale, salumi, formaggi e specialità di territori e aziende colpite dal sisma.
E ancora in Umbria, dove Emanuele Mazzella, chef all’epoca del ristorante Vespasia di Norcia (chiuso dopo il terremoto e poi riaperto con lo chef Valentino Palmisano), e il collega maitre Mauro Clementi si sono ricollocati abbastanza velocemente a Castelgiorgio, nel ristorante Radici all’interno del nuovo resort 5 stelle Borgo La Chiaracia. Evidentemente l’alta ristorazione offre qualche asso da giocare. Ma sono tante anche le storie dal finale amaro. Su tutte quella di Sandro Lucarelli, che a Pieve Bovigliana (MC) vendeva frutta e ortaggi di qualità.Appena gli chiedi del suo negozio comincia a piangere: “È crollata la mia vita – dice – ho 68 anni e non saprei cosa fare. Vivo di pensione, ma non basta”. Così, anche per passare il tempo aiuta la moglie Maria Rita a cucinare nelle scuole. Ma qualche aiuto economico è arrivato? gli chiediamo. “Ho fatto domanda – risponde Lucarelli – Ma non so ancora nulla”. A distanza di due anni.
a cura di Massimiliano Rella
foto di Massimiliano Rella
QUESTO È NULLA...
Nel numero di ottobre del Gambero Rosso, un'edizione rinnovata in questi giorni in edicola, trovate il racconto completo con le testimonianze di Renato Bartocci (Salumificio Bartocci a Matelica), Paolo Cesaretti (Mozzarella Sibilla di Tre Valli Coperlat), Roberto Potentini (La Monacesca a Matelica), Emanuele Mazzella e Mauro Clementi (Radici a Castel Giorgio), Mauro Quacquarini (Quacquarini a Serrapetrona), Enrico Mazzaroni (Il Tiglio in vita a Porto Recanati) e Vincenzo Bianconi (Palazzo Seneca & Vespasia di Norcia). Un servizio di 10 pagine che include anche la mappa con tutte le aziende che continuano a resistere, le iniziative di solidarietà e un focus (sempre per non dimenticare) su L'Acquila con la testimonianza di Marzia Buzzanca, chef e sommelier, pizzaiola premiata con i Tre Spicchi su Pizzerie d'Italia 2019.
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