Ma siccome la cucina d'autore è anche sorpresa, sappiate che a breve alla Torre a incantarvi potrebbero esserci degli straordinari, filologici agnolotti del plìn. Proprio così: «Mi diverte giocare con tutte le tradizioni perché credo che la vera tecnica stia anche nel saper riprodurre filologicamente i classici». Alla proposta di tradizione “italiana”, dunque, se ne affiancheranno altre due: una di inediti, tra nuove idee e sperimentazioni, e poi un viaggio di dodici assaggi costruito addosso al cliente, un percorso per così dire “sartoriale” e senza frontiere, da assaporare in parte direttamente in cucina.
Da qualche mese, inoltre, nel ristorante ci sono anche spiedo, brace e forno a legna, per riprodurre il concetto di mediterraneità autentica come era nelle cucine delle masserie di una volta. E chissà se in questo grande forno ci sarà posto per la pizza... «Non è escluso che mi diletti anche con margherite e marinare - sorride lo chef, ritratto con Gino Sorbillo nella foto presa a prestito da Luciano Pignataro. Quello del pizzaiolo è un mestiere antico di inestimabile valore, e quest'attenzione mediatica può davvero stimolare l'evoluzione decisiva, che noi chef abbiamo compiuto qualche anno fa». Qualità al posto della quantità, diversificazione e creatività consapevole, tradizione come punto di partenza e non come prigione. Ma dov'è la pizza preferita di Gennaro Esposito? «Idealmente nei posti dove entri e sai in che stagione sei, dove si riserva attenzione estrema all'impasto, non si fa approssimazione sul prodotto e si sa giocare sugli abbinamenti. Concretamente nella taverna di Pasquale, un caro amico che fa il professore di scuola alberghiera e ha la passione della lievitazione. Lì ha allestito un forno a legna, e spesso ci ritroviamo e la facciamo insieme, la nostra pizza “gourmet”». Pancetta Cipollotto Nocerino e un po' di mozzarella, è questa la sua preferita. Con il tocco dello chef nella spolverata di peperoncino appena uscita dal forno...
Valentina Marino
12 ottobre 2012