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La cucina fa spettacolo. Anzi, la cucina è spettacolo. Prova ne è stata anche l’ultima edizione di Identità golose, dove molti chef – da Alajmo a Bottura, passando per Ciccio Sultano – hanno dato più importanza ai loro documentari e cortometraggi di fiction, che ai piatti. Di qui il passaggio alla creazione di un personaggio, cui poi legare il discorso “moda”, è breve.
È così che Sara La Fountain, nota star chef televisiva di origini franco-finlandesi che vive fra l’Europa e New York, ha scelto Chaplin per mostrarsi ai fornelli. Il tutto è successo nell’edizione 2011 dei CookBookFair Award, la più grande fiera di libri d’enogastronomia al mondo che s’è tenuta a Parigi lo scorso mese di marzo. Lì Sara ha tenuto una lezione di cucina coi capelli tagliati a caschetto e la bombetta alla Chaplin. Oltre al look, pure i piatti erano deliziosi, sicché alla fine dello show cooking le abbiamo chiesto come mai non avesse con sé anche il bastone di Charlot. «Quello lo userò fra qualche anno, quando comincerò a zoppicare!» fa lei ridendo, visto che i suoi 31 anni rendono quell’evento assai lontano nel tempo. La nostra conversazione di gusto inizia qui: come nasce quest’idea di un look cinematografico? «È semplice. Innanzitutto perché adoro il cinema, soprattutto quello classico. Poi perché, proprio a partire da questa passione, amo tutto ciò che è visivo, a partire da come io mi mostro: è questo il primo modo che abbiamo per comunicare con gli altri, ché voglio che mi rappresenti, esteticamente e intimamente. Lo stesso vale con i miei piatti».
Ovvero? «Ogni mio piatto nasce anche da un’ispirazione grafica, e dai colori, che devono fondersi insieme fino a comunicare armonicamente un’idea. Un’idea che riesca a coinvolgere i commensali, così che si sentano parte di quel piatto e della sua creazione».
È un piacere per Sara far da mangiare per gli altri? «Sì, anche in questo mi ritengo assai classica. Adoro riunire gli amici con l’idea della cucina. Del resto, faccio lo stesso nei miei programmi televisivi e coi miei libri, e pure con gli eventi che tengo in giro per il mondo: cucino per mettere insieme gli altri. Da questo punto di vista la linea di fashion e design che ho lanciato è un modo per far dialogare questi due concetti: quello di una cucina nata innanzitutto per essere mangiata cogli occhi, un po’ come la Kaiseki, e per mettere insieme gli altri sotto un’unica passione per le cose belle».
Di che si tratta, esattamente? «Di una linea fatta di tovaglie, stoviglie, bicchieri e posate, e poi canovacci, scarpe e grembiuli, così che i piatti si fondano in un tutt’uno visivamente piacevole: sia nella fase della creazione, sia in quella della presentazione a tavola». A questo punto, ci sembra fondamentale capire quali siano i piatti preferiti di Sara: sia da un punto di vista gustativo, che estetico. «Può sembrare un paradosso, ma io adoro la cucina semplice, quella di tutti i giorni, il che è del resto riscontrabile nella semplicità del design insito nei miei piatti, e nella linea che ho creato. Adoro ad esempio gli spaghetti al pomodoro, un piatto solo apparentemente facile, uno dei tanti che insegno a cucinare nel mio libro Passion for food che ho presentato appunto qui a Parigi. Naturalmente insegno la ricetta non al pubblico italiano, ma a quello internazionale che è abituato a mangiar la pasta fatta male! – aggiunge ridendo – Lì ritorna poi il cinema: sempre nel mio libro presento quel piatto richiamandomi a Lilly e il Vagabondo. Ricordi la scena in cui si mangiano un piatto di spaghetti, fin quando, a forza di tirarli su, sono costretti a baciarsi? Sì, sono una romantica, anche la mia idea di cucina lo è. Forse perché, come del resto succede a tanti, la passione nasce dalla mia infanzia, in particolare dalla cucina di mia nonna materna. Io sono nata in America, ma è dai suoi piatti che ho poi recuperato tutte le mie origini finlandesi».
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«Ogni mio piatto
nasce da una ispirazione
grafica e dai colori
che devono fondersi
perfettamente assieme
fino a comunicare
armonicamente una idea»
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Spaghetti a parte, quali sono i piatti preferiti di Sara? «Amo moltissimo il pesce a partire dai crudi, soprattutto le ostriche. Le ho mangiate per la prima volta a 5 anni! E subito ne sono andata pazza. Poi adoro la bouillebaisse, passando per l’aragosta alla lionese, ma cucinata con pochissimo aglio. Mi piacciono i piatti con le spezie, ma ben dosate: anche quelle, come i colori, devono integrarsi con le altre materie prime». E i vini? «Adoro il Riesling renano. Lo so di andare controcorrente, ma per me i vini – a parte gli Champagne, che amo allo stesso modo – non vanno abbinati ai piatti, ma bevuti da soli. Però, se devo essere sincera, preferisco i rossi: anche caratterialmente sono una red wine fashion girl…»
Marco Lombardi
luglio 2011