to che non vi aspettereste di trovare da Glass, ma che sicuramente parla di Cristina Bowerman come pochi altri. Tuberi cotti e arrostiti alla perfezione (tecnica esatta), sapori che si alternano, si legano senza mai sovrapporsi, terrosi, dolci, vellutati.
E poi quel tocco di caprino inconfondibile, «ci faccio aggiungere sempre un po' di latticello per aumentare un tantino il livello di acidità», ci spiega la chef. Il caprino che da Glass si gusta con gli spaghetti con friggitelli, bottarga e coulis di peperoni rossi o nel torcione con pistacchi, amarena e rosmarino.
Insalata di tuberi, caprino, erbe e aceto balsamico tradizionale invecchiato.
Uno dei piatti che troverete da Romeo, a Roma. Racconta Cristina quanto la naturale evoluzione della cucina, l'immediatezza di un cibo confortevole e non per questo scontato. Proprio come Romeo che grazie all'abilità dell'architetto Andrea Lupacchini racconta con naturalezza Roscioli (i dettagli in ferro tolgono ogni dubbio) e Glass, le due anime del locale, in un luogo attuale e moderno, che potrebbe essere a New York come a Tokio, a Roma come a Madrid. Se non fosse per quelle splendide vetrate di fondo che spiano dei palazzetti d'epoca, a ricordarci che siamo in Prati.
Si è parlato molto dei panini squisiti, degli immancabili hamburger, della possibilità di fare acquisti nel fantastico mondo firmato Roscioli, un mix esplosivo, per carità. Ma a questo è necessario aggiungere la voce cucina. Con piatti di carattere, ben eseguiti e di ottima materia prima. Come nel caso delle mezzelune ripiene di coppa o della pasta e fagioli con la triglia e il suo ristretto, una versione più asciutta ma intensa e gustosa. Che sia a pranzo o a cena, a eccezione di un risotto, il menu non cambia. Si mangiano panini, tuberi, si degustano preparazioni con le mani, tutto sotto lo stesso splendido lucernario. Perché a dirla con una frase rubata a Fabio Spada, «non è detto che un panino si debba mangiare per forza su una panchina».
Sara Bonamini
30/11/2012