grave; porter. Di qualità, ma accessibili se non proprio alla massa, senz’altro a un pubblico più largo.
Nella ristorazione – talvolta utilizzando addirittura alcuni termini mutuati dal mondo del fashion (si pensi all’Atelier di Joël Robuchon o al Chic&Quick di Claudio Sadler) – già da tempo si è fatto lo stesso. Il grande cuoco ha il suo ristorante, dove presenzia in cucina più o meno costantemente, e poi imposta la linea a un locale meno pretenzioso, solitamente dislocato in un’altra zona della città, meno costoso, più accessibile anche a chi non vuole o non può cenare incravattato pur volendo dire “ho cenato da…” con l’aggiunta del nome dello star-chef in questione.
A Roma, pur con qualche ritardo rispetto alle tendenze gastronomiche dettate da Parigi, Londra o New York, la casistica si è presentata. Per la verità con una certa accelerazione negli ultimi anni: ecco perché ne parliamo. In principio è stato Giuda Ballerino che, approfittando del trasloco in una sede più spaziosa sempre al quartiere Tuscolano, si biforca in ristorante gourmet da una parte e osteria dall’altra.
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Per chi sceglie la seconda opzione, prezzi decurtati di un quarto e pietanze che fanno l’occhiolino a territorio e romanità, o alcuni piatti storici dello chef, al posto delle proposte più nuove e creative di Andrea Fusco, il quale comunque, dalla cucina, segue entrambe le linee. È il 2008.
Ma arriviamo agli ultimi mesi. Nel volgere di qualche settimana una buona parte del ‘plotone di testa’ della ristorazione romana, con percorsi diversi e con obiettivi disomogenei, ha aperto la propria seconda linea. Nulla da invidiare alla prima, ma altro target e altra mission.
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Il primo esordio è stato quello di Romeo che per quanto riguarda la parte ristorativa classica (oltre a questa c’è molto altro a partire dai panini per passare alle pizze al taglio e allo shop gourmand) assolve per così dire alle funzioni di pret à porter del blasonato Glass. La cucina di Romeo è infatti seguìta dalla stessa chef, Cristina Bowerman, che a pranzo – solo a pranzo – è fisicamente presente nel nuovo locale del quartiere Prati. Ecco spiegato il successo di piatti già cult nati e cresciuti autonomamente da Romeo.
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Se Romeo può essere letto come la versione low cost di Glass, è più difficile applicare lo stesso metro di paragone per Stazione di Posta, rilassato locale tutto vetri, ghise e laterizi nato a dicembre 2012 negli spazi dell’ex Mattatoio di Testaccio. Non è possibile, infatti, parlare in questo caso di versione easy del Pipero al Rex benché dietro a Stazione di Posta ci siano le rassicuranti mani dell’albergatore Pino Cau socio di Alessandro Pipero nel ristorante gourmet in Via Torino.
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foto di cucinasemplicemente.it
A Testaccio è tutto diverso: la cucina ha ricevuto solo “qualche occhiata inziale” da parte dello chef del Rex Luciano Monosilio (a dx nella foto con Alessandro Pipero) a e lo stile si discosta molto, la semplicità è il primo obbiettivo, i prezzi sono contenuti e si punta tutto sugli affascinanti spazi (anche esterni) che permettono una grande versatilità, oltre che sui fantastici cocktail di Emanuele Broccatelli, già al Caffè Propaganda.
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Tutto ciò premesso, la cucina della Stazione di Posta non sfigura per qualità e ricerca di materie prime (rigorosamente biologiche visto che il ristorante nasce all’interno della Città dell’Altra Economia, l’area dell’ex Mattatoio riservata a tutto ciò che è organic) e alcuni piatti, come la cotoletta di pollo fritta e impanata nei cornflakes con patatone al forno e ketchup bio, aspirano già alla classifica del comfort food capitolino.
E arriviamo a marzo 2013. Ultimo nato nella tendenza trattoria della città è Sm’All, legato a doppio filo allo chef Riccardo Di Giacinto (nella foto di apertura con la moglie) e al suo ristorante All’Oro, che ha da poco abbandonato i Parioli per trasferirsi, in pieno centro storico, nella hall del The First Hotel. Così lo spazio lasciato libero nell’elegante Via Eleonora Duse è stato, dopo qualche settimana, occupato da questa nuova osteria.
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Un ambiente piccolissimo (da qui il nome) dove Riccardo assieme alla moglie Ramona Anello si divertono a reinterpretare piatti familiari e rassicuranti come la parmigiana di zucchine, i tonnarelli cacio e pepe, l’abbacchio al tegame e gli straccetti di manzo. “Piatti ricchi, saporiti, grande ricerca sulle materie prime e attenzione alle antiche ricette in una cornice più semplice all’insegna della tradizione italiana” spiega Ramona. Un enunciato che, con i dovuti distinguo, accomuna tutte queste nuove aperture sulla sempre più avvincente dining scene romana.
a cura di Massimiliano Tonelli
06/03/2013
La foto di apertura e di Sm'All sono di Andrea Di Lorenzo per Cibando.com