Si va bene l'italian sound, ma senza esagerare. Non basterร un poco di parmesan per fare di una cucina una cucina italiana. E neanche un'insegna evocativa e le tovaglie a quadrettoni. Ci serve ben altro: materia prima originale, ricette di tradizione e la presenza, in sala o in cucina, di italiani o italo-qualcosa. Un marcato accento nostrano, insomma.
Ma siamo sicuri sia proprio cosรฌ? ร questo il primo quesito che ci siamo posti nel realizzare, in collaborazione con il Ministero Politiche Agricole Alimentari e Forestali, unโApp per iPhone dedicata ai Ristoranti Italiani nel Mondo, presentata alla Cittร del gusto di Roma, con la quale abbiamo fatto una mappatura dei ristoranti che possono chiamarsi, a pieno titolo, italiani. E siamo rimasti sorpresi nel vedere quante variabili ci siano. La materia prima, innanzi tutto: i prodotti tipici devono assolutamente essere nostrani. Parmigiano, olio extravergine di oliva, pasta, salumi e formaggi, tutto quel che rappresenta l'identitร gastronomica del nostro paese.
Ma questo vale per ogni ingrediente? Esistono validissimi prodotti autoctoni che si possono utilizzare senza tradire la nostra identitร , ma valorizzando al massimo eccellenze del territorio rimanendo coerenti con la nostra cucina. Pensiamo all'agnello gallese, al pollo di Bresse, frutta e verdura o, piรน semplicemente al pescato di alcune coste, per esempio quelle del Mediterraneo non italiano. Lo stesso discorso, fatto di eccezioni e di โnon sempreโ, vale per il tipo di cucina: per prima cosa non c'รจ una cucina italiana, ma tante cucine italiane, almeno una per ogni regione. E poi se non si chiede la fedeltร assoluta alla tradizione in Italia, perchรฉ lo si dovrebbe fare all'estero? Se la nostra cucina รจ un fiorire di interpretazioni, contaminazioni, aggiornamenti e, soprattutto, se esiste una bellissima cucina italiana contemporanea, perchรฉ non dovrebbe esserci uno stesso sviluppo anche fuori dai nostri confini? La cucina italiana รจ un organismo vivo e in continua evoluzione. ร quindi importante coglierne gli aspetti piรน originari in un dialogo con la tradizione capace di reinterpretazioni o riproduzioni fedeli. La cucina รจ sempre piรน contaminata. Si accolgono nuovi ingredienti, si trasformano vecchie ricette. Il fagottello alla carbonara di Heinz Beck, lo scampo alla pizzaiola di Cannavacciuolo, il magnum di foie gras di Bottura: non saranno forse pedissequamente aderenti alla nostra cultura gastronomica, ma nessuno dubita della loro matrice italiana. Al contrario c'รจ una letteratura ricchissima di cattivi ristoranti di impostazione classica, in Italia e fuori. Tradizione e innovazione: sono i poli della domanda-tormentone che dร sempre risposte diverse, molte delle quali valide.
Cosa rimane allora? L'origine dello chef o del patron? No, su, questo proprio no. Il tedesco Heinz Beck รจ uno dei maggiori rappresentanti della cucina italiana, dentro e fuori i nostri confini. E non รจ un caso isolato. Ci sono Annie Feolde, e moltissimi altri grandi chef che, operano in Italia e fanno una cucina a pieno diritto italiana, pur essendo stranieri: Roy Caceres, Oliver Glowig, Christoph Bob e tanti altri.
Dunque cosa rimane? Una sensibilitร , un'attitudine, una capacitร di rapportarsi alla materia prima in modo netto, pulito, di raccontare l'Italia, la sua storia e l'incontro con altri paesi. Qualcosa che รจ intangibile e, insieme, molto riconoscibile. Ed รจ quello che ci siamo proposti di trovare.
Abbiamo cercato grandi ristoranti, pizzerie e trattorie. Locali diversi, per stile, attitudine, ambiente, livello. Ci sono le โfilialiโ all'estero di grandi locali, che poi spesso filiali non sono, ma secondi indirizzi, a volte piรน semplici, a volte ugualmente impegnativi, con chef e ristoratori in tour in giro per il mondo a raccontare la nostra cucina: Beck, Feolde, ma anche Cannavacciuolo, Perbellini, Scabin, Pietro Parisi e tanti altri. Qualcuno si รจ trasferito all'estero: Adriano Baldassarre, Nino Graziano, Giorgio Locatelli. A loro il compito di rappresentare l'alta cucina. Ma non รจ tutto qui: ci sono i pizzaioli, le trattorie familiari, le catene che mantengono una certa fedeltร alla nostra identitร .
Abbiamo indagato, chiesto, contattato, e siamo partiti dalla materia prima. Quale olio? Quali formaggi? Quale pasta? E che storia c'รจ dietro al ristorante? Abbiamo cosรฌ messo a punto una prima mappatura di una geografia gastronomica fatta di diverse forme di made in Italy out of Italy. Qualcuna piรน originale, altre piรน tradizionali. Alcune easy, informali, familiari, altre mondane, moderne, cool. C'รจ un po' di tutto, ma abbiamo stretto il cerchio: 365 ristoranti di circa 40 paesi nel mondo, senza valutazioni, selezionati con l'intento di dare una fotografia, il piรน possibile fedele, delle migliori espressioni della nostra cultura gastronomica all'estero. Un organismo mutevole di cui abbiamo percorso le tracce, consapevoli del ruolo dell'agroalimentare nel Belpaese: lenostre esportazioni nel 2013 hanno toccato quota 33 miliardi di euro. Un dato in crescita in cui i ristoranti italiani all'estero hanno un ruolo fondamentale. Sono loro i nostri primi ambasciatori nel mondo.
โAbbiamo un patrimonio unico al mondo: il nostro agroalimentareโ afferma il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Maurizio Martina:โsinonimo di qualitร e sicurezza, sempre piรน amato e apprezzato a livello internazionaleโ. Un patrimonio da valorizzare anche attraverso strumenti come questa App, che รจ โun esempio di come lโinnovazione possa valorizzare la tradizione, in una chiave 2.0 che avvicina lโutente allโesperienza del vero Made in Italyโ aggiunge.
I nuovi mezzi di comunicazione sono un alleato nella diffusione del made in Italy, e il Gambero Rosso non vuole lasciarsi sfuggire questa opportunitร di scoprire il buono dell'Italia fuori dall'Italia. โIl Gambero Rosso รจ sempre stato attento alla ricerca e alla valorizzazione del meglio dellโenogastronomia italianaโ dice Il presidente di Gambero Rosso Paolo Cuccia โe ha contribuito allโaffermazione della migliore cucina e dei migliori vini valorizzando al tempo stesso tradizione e novitร โ. Oggi i confini si perdono e il nostro orizzonte si allarga. Questa App gratuita vuole essere il punto di partenza, piรน che di arrivo, di una ricerca delle espressioni della gastronomia italiana sulle tavole di tutto il mondo. Sono 365 ristoranti in 40 paesi. Ed รจ solo l'inizio.
La App Ristoranti Italiani nel Mondo viene presentata mercoledรฌ 30 luglio alla Cittร del gusto di Roma, alla presenza di Maurizio Martina, Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, Paolo Cuccia Presidente di Gambero Rosso, con gli interventi degli chef Heinz Beck, Annie Feolde e Alfonso Iaccarino, e le testimonianze video di alcuni ristoratori allโestero.
a cura di Antonella De Santis
L'App Ristoranti Italiani nel Mondo รจ disponibile sull'Apple Store clicca qui