In realtà i vincitori sono tutti e 2076 ristoranti, trattorie, wine bar, birrerie, etnici, di cui quasi 200 new entry: una rappresentativa schiera di testimoni dello stato di salute dell'enogastronomia nostrana. Corrono tempi duri, è vero, e non possiamo dirci fuori da una crisi che investe implacabilmente ogni settore, soprattutto quello della piccola imprenditoria privata. C'è chi deve abbassare la saracinesca e rinunciare al sogno di una vita, o migrare altrove perché le piattaforme metropolitane sono spietate e troppo competitive per quelli che non hanno salvagenti e un po' di pelo sullo stomaco. Ma c'è anche chi la dura e la vince:ristoratori e chef che sanno guardare oltre la lente della crisi, inventarsi nuove formule e guardare avanti, rimboccandosi le maniche ogni giorno per abbattere costi e investire sulla qualità. E soprattutto, investendo su se stessi. Alcune delle più belle storie che la guida racconta tra le righe della critica e attraverso i numeri delle valutazioni, hanno proprio a che fare la tendenza illuminata del “fai da te”: orti biologici che diventano i principali fornitori delle cucine, anche in città, strutture onnicomprensive con attività didattiche per allevare “in casa” gli chef di domani, autoproduzione di tutto, o quasi, l'autoproducibile, ampliamento dell'offerta per costruire un'ospitalità a 360°. Il tutto spesso e volentieri sulla scia della biosostenibilità, del contatto con la natura, della valorizzazione delle risorse territoriali, e anche dell'attenzione al benessere e alla salute. La faccia cittadina di tutto ciò si risolve nella polifunzionalità dei tanti locali aperti da mattina a sera, un po' bar, un po' bistrot, un po' pasticcerie, un po' ristorantini ricercati, che nell'arco della giornata si modellano continuamente sull'esigenza dei clienti.
Forse la chiave è questa, non fermarsi mai. Qualche spunto? Una Lombardia particolarmente brillante – d'altronde l'Expo è ormai alle porte e i ristoratori stanno investendo a Milano e non solo -, una Campania eroica con veri e propri extraterrestri della profonda provincia interna capaci di fronteggiare ad armi pari i blasonati della Costiera, un fermento isolano che apre piano piano le casseforti di immacolati tesori paesaggistici e gastronomici sono tra le fotografie più interessanti scattate quest'anno. Ma tirare le somme è sempre difficile, perché il movimento è talmente continuo e fluido che il ‘guidarolo’ che si rispetti diventa un po’ funambolo per star dietro a tutti gli spostamenti, le chiusure, le aperture, i divorzi.
Di sicuro ci sono piaciuti i piatti che raccontano un lavoro e un pensiero, i talenti che sanno comunicare una filosofia, le carte dei vini snelle ma dinamiche, vive, appassionate e fruibili, le squadre affiatate e le sale dove la professionalità perfetta è sempre presente a ogni dettaglio ma al tempo stesso leggera e silenziosa come un gatto. E poi chi sa rischiare e si mette in gioco, anche nel tramandare gestioni familiari che durano da generazioni. Chiaramente siete tutti in attesa di nomi, numeri, forchette, gamberi e bottiglie. E allora appuntamento a lunedì mattina, alla Città del gusto per la presentazione e poi, alla sera, per la cena più gourmet che si possa concepire in Italia...
a cura di Valentina Marino