Allacciate le cinture. La Maison de la Mutualité sta per risuonare del carrozzone di Omnivore. Più simile a un raduno rock che a un evento di gastronomia, roboante e iconoclasta convegno-contro di Francia. Contro inutili formalismi, contro il lusso esibito e l'esclusività. Se non fosse per quel tono francese che... ma questo è un altro discorso. A proposito, chissà come sono messi quest'anno a traduzioni? Comunque sia, diamo un po' di numeri: edizione numero 9, 42 chef e pasticcieri, 58 dimostrazioni e 13 nazioni. Lezioni, masterclass, e incontri spalmati nelle tre sezioni (dolce, salato e artigiani) e nei tre giorni di manifestazione (dal 16 al 18 marzo), un biglietto giornaliero di di 40 euro (che diventano 109 per la tre giorni), un mini-programma di 8 ambitissime cene che si svolgono durante il festival.
La rappresentanza italica sta tutta nel cuoco di Licata, Pino Cuttaia, che quest'anno pare avviarsi al Grande Slam dei convegni di settore e arriva nella capitale francese con il suo patrimonio di sicilianità. Accanto a lui, il panificatore e cuoco (si, forse occorre ricordare anche la sua prima identità) Gabriele Bonci che presenzia sia come artigiano, il 17 – dunque nella veste di maestro delle lievitazioni – che come cuoco per il ring del salato, il 18. Altri portabandiera del tricolore del gusto due fornelli in fuga: Giovanni Passerini da Parigi (alias Rino, ma questo lo sapete già tutti) e Christian Puglisi in arrivo dal Relae del Copenaghen (in scena il 18), protagonista anche di una delle Fucking Dinners, cene a 4 mani imperdibili (se non fosse per la difficoltà di trovare posto). Puglisi sarà il guest chef da David Toutain (che fa il suo intervento sempre il 16 subito prima di Jean-François Piège), mentre Passerini fa la sua parte di chef resident nella Pop Up Dinner con Pierre Giannetti de Le Grain de Sel di Marsiglia (entrambe il 16 marzo). Scorriamo il programma e incontriamo una bella rappresentanza dei migliori frutti di terra francese, of course: Toutain e quel Jean-François Piège che fa del pasto un mix di emozione, nitidezza di sapori e profondità tecnica, ma anche improvvisazione su canovaccio (leggi gli ingredienti scelti dal cliente), 17 il grande Pascal Barbot e, lo stesso giorno il giovane Alexandre Gauthier e il mentore di tanta cucina contemporanea, Pierre Gagnaire.
Ci sono poi il brasiliano Pedro de Artagão dell'Irajá, che mixa le radici brasiliane con un twist contemporaneo che ci verrebbe voglia di definire europeo, se non fosse per l'involontaria sfumatura negativa che questo potrebbe ispirare. In Europa si torna con lo spagnolo Ángel León di Aponiente, chef del mare, autore di una riscoperta profonda e arcaica dell'ambiente subacqueo, tra ambientalismo, ingegnose intuizioni e invenzioni che a tratti fanno di lui una figura più vicina a uno scienziato ispirato e in piena empatia con la natura e con le esigenze del pianeta che a uno chef.
Tanta Francia e tanto Belgio sul palco della sezione dedicata al dolce, dove – tra gli altri – incontriamo l'ex sommelier, Sang Hoon Degeimbre, sorta di alchimista con la passione delle erbe selvatiche e degli ingredienti.
Grandi marchi e piccoli produttori quelli della sezione artigiani. Un nome tra tutti? Quello di Anselme Selosse: 48.000 bottiglie di grande champagne. E poi due giganti della panificazione dai piccoli numeri come Gabriele Bonci e Christophe Vasseur da Marsiglia e uno dei campioni del cibo informale, di carni lavorate in casa, ricette gourmet da mangiare in strada o su alti sgabelli. È Greg Marchand di Frenchie To Go, fast food o meglio fast good di ispirazione americana ma di allure francese spin off del Frenchie restaurant e del suo Bar à vins.
È un volteggiare di sapori e di suggestioni quello della tre giorni parigina. Il programma è fitto e l'atmosfera vivace. Vale la pena di andare a curiosare e cercare di un last minute verso la Ville Lumière.
Omnivore | Francia | Parigi | Maison de la Mutualité | 24, rue Saint Victor | 16-18 marzo 2014 | €40 per un giorno, €109 tre giorni | www.omnivore.com
a cura di Antonella De Santis