Così mi diceva con lo sguardo sornione e ridendo sotto i baffi mentre restituiva i fogli. Andava così con il mio direttore ogni volta che gli portavo un pezzo che avevo passato e titolato. Un po' ero contenta un po' ci rimanevo male, avrei voluto un commento, uno stimolo in più. Ma lui era così, prendere o lasciare. Col tempo ho capito il suo gioco: senza dire niente mi costringeva a fare sempre meglio. Lui era Stefano Bonilli il mio direttore per vent'anni (sono arrivata al Gambero Rosso nell'agosto del 1988), un lunghissimo rapporto professionale e umano. Un rapporto con i suoi momenti belli e le sue difficoltà e gli inevitabili scazzi. Perché Stefano come tutti i geniacci era anche capace di lasciarti in mezzo al guado senza una risposta aspettando che tu risolvessi... Che ti avevo detto, non avrei saputo fare di meglio...
Con il passare delle ore (quando scrivo, il 5 agosto, Bonilli è scomparso da due giorni) i miei ricordi affiorano ancora in modo scomposto mentre la rete rigurgita di testimonianze di ogni tipo dalle più sincere a quelle di circostanza... È difficile metter insieme i pezzi di un'avventura unica vissuta praticamente dall'inizio... Quando ho varcato la soglia di via Tomacelli nell'agosto ‘88 il Gambero era tutto racchiuso in una stanza, due telefoni, tre Olivetti e una guida dei vini al suo secondo anno vita; quando le nostre strade si sono divise eravamo alla Città del gusto e il Gambero con il suo visionario ideatore era un mito Oltreoceano. In mezzo ci sono mille follie come la prima riunione con tutti i collaboratori a San Vincenzo da Fulvio Pierangeliniper spiegare loro che tipo di guida aveva in testa, una guida che sapesse raccontare luoghi e persone, una guida capace di andare oltre il piatto, di valorizzare il vino... I suoi viaggi alla scoperta della ristorazione nella Grande Mela nel 1994, le copertine coraggiose come quella su cyber cibo nel 95 per lanciare il sito o quella storica dell'agosto 98 con Adrià e il sifone... A proposito di Adrià, un giorno Stefano mi dice: Ferran viene a Roma dobbiamo accompagnarlo a fare in giro, mi ricordo ancora la gioia di Ferran mentre addenta una mozzarella di bufala da Volpetti. Stefano era così, ti spiazzava .... Come quando per organizzare la presentazione della guida dei ristoranti all'Hilton mi diceva: fai la valigia perché le prossime due notti dormi all'Hilton, dobbiamo fare tutto. Ed era difficile dirgli di no anche se tu eri rimasta male perché lui la guida dei ristoranti poco prima te le l'aveva tolta di mano: perché devi fare la rivista e basta, ho deciso…
Ma poi una sera del 2001, alla fine della festa per la guida, ti senti chiamare sul palco: Voglio qui il mio insostituibile braccio destro.. Mi aveva "fregato" ancora una volta ... Era la fine di un brutto periodo della sua vita nel quale mi aveva affidato totalmente il mensile... Là per là nemmeno una parola poi... il giorno dopo ero il suo vicedirettore... E cominciava un altro pezzo di storia segnata dall'avventura della Città del gusto... Un giorno mi fa: ci vorrebbe uno slogan....Io li a pensare tutta una notte poi la mattina gli dico, l'unica città fondata sul sapore, che dici?. Lui mi guarda, ride e se ne va... Poi lo slogan lo ritrovo all'ingresso... Mannaggia a te,direttore...
PS. Mi rendo conto di aver davvero scritto pensieri in libertà ma forse lui, vero spirito libero, leggendole sarebbe contento e ridendo sotto i baffi mi direbbe .... non avrei saputo fare di meglio.
Laura Mantovano