e marocchine: belle, splendide (sono quelle di Myriam Mourabit, esposte anche a giugno presso la Galleria Lafayette di Parigi), ma che c'entrano le tajine marocchine col Natale?
Le abbiamo incrociate a Viterbo, in un bel negozio di articoli per la casa. E' vero che possono essere anche un regalo. Ma l'idea di associarle per i colori e per il periodo al Natale sembra proprio un colpo in un occhio. Chissà, magari siamo troppo sensibili!
Ma a proposito di etno trash, prendiamo un'altra notizia, a dire il vero abbastanza ambigua: la prendiamo da un trafiletto dell'ultimo Venerdì di Repubblica:
Birrai islamici a Rieti (sempre la provincia del Lazio) producono una birra che non possono bere - perché musulmani - ma che possono produrre, perché è solo lavoro. Applausi per l'iniziativa di formazione e avviamento al lavoro dei due profughi afgani da parte del birrificio Alta Quota di Cittareale che per altro fa ottimi prodotti. Ma: 1) non ci sono altri lavori da fare oltre al birraio? 2) La birra si chiama Omid (Speranza) in lingua Farsi. 3) i due profughi si proclamano islamici, non zoroastriani come la lingua Farsi lascerebbe intendere...
Ma soprattutto: perché chiamare la birra con un nome Farsi? Cosa c'entra? I due poveri operai neppure la assaggiano: qual è il loro apporto specifico alla riuscita e alla ricetta del prodotto?
Insomma, siamo tutti più buoni a Natale. Ma per favore, non facciamo anche l'etno trash... Oltre al danno, pure la beffa???
Stefano Polacchi
novembre 2011