In via Montecuccoli, a Milano, Aimo insieme alla sua Nadia ci stanno da 50 anni. Quando uscรฌ la prima guida del Gambero Rosso, lโedizione del 1991, insieme a quella di Milano, non era immediatamente comprensibile la maniacalitร di Aimo Moroni nei confronti della qualitร degli ingredienti che usava in cucina. Lโelemento prezzo faceva da contrappeso allโesperienza piรน che positiva della sua cucina. โMa io, da sempre, fin da quando ho iniziato a lavorare a Milano, nel โ46, prima di aprire il ristorante che ancora cโรจ, ho sempre e con tutte le mie energie puntato alla qualitร delle materie primeโracconta Aimo, che da qualche anno ha lasciato il testimone a sua figlia Stefania e al duo di cucina, Fabio Pisani e Alessandro Negrini, che ancora (da oltre dieci anni) รจ lรฌ. โHo fatto quel che ho fatto solo per vedere i miei ospiti soddisfatti: erano loro a darmi la mia gratificazione, quando si alzavano contenti, felici dellโesperienza trascorsa a tavola. In cucina ci sono la tecnica, la tecnologia, lโesperienza, il talentoโฆ ma quel che per me conta davvero รจ la qualitร del cibo. Cโรจ chi, davanti a diverse cipolle o risi, non sa quale usare per fare unโinsalata o un risotto. Io ho girato in lungo e in largo per imparare questo, per saper scegliere la cosa giusta nel momento giustoโ.
Aimo e Nadia. Foto Brambilla Serrani
La Milano di ieri
La Milano di qualche decennio fa non era ancora la capitale del pesce, si mangiava ancora una cucina sostanzialmente di carneโฆ โSรฌ, era la Milano dei nervetti caldi, del piedino di maiale bollito in salsa verde, del riso con la coratellaโฆ La mortadella non la chiamavano mortadella, ma jambon di magutt (prosciutto del manovale, in milanese) perchรฉ era il pranzo dei muratoriโฆ Nelle macellerie cโerano gli scarti, in un vassoio sotto il banco e si chiamava proprio sottobanco, cosรฌ come nei panifici cโera il pane raffermo avanzato, al mattino prestoโricorda Aimo ancora fiero di quei tempi che un poโ nostalgicamente ripercorre col suo racconto.
La ricerca
โRicordo che andavo a Borgotaro a prendere i porciniโฆ Proprio qualche giorno fa un mio ex sommelier che lavorava qui nei primi anni โ70 ed รจ rimasto per oltre dieci anni, Francesco Brussolo, รจ passato a salutarmi e mi ha portato dei funghi secchi dalla Sila. Sรฌ, perchรฉ lรฌ hanno una grande produzione di funghi e i porcini non hanno invece una vita molto lunga per cui vanno essiccati: erano eccezionali. Ogni tanto Francesco passa per farmi assaggiare ciรฒ che trova e che secondo lui vale la penaโ racconta, e aggiunge:โQuesto per dire che la ricerca รจ continua, รจ la mia vita. In quei primi anni milanesi, andai a trovare un macellaio di Boves, in provincia di Cuneo, tal Martini: beh, la sua carne รจ ancora la mia carne, da mezzo secolo. Ora anche lui รจ diventato famoso. La costante della mia vita professionale รจ stata la ricerca della qualitร in tutto, dalle farine allโolio, dal pesce alle verdure. Ed รจ ancora cosรฌ!โ
Una cucina di prodotto in una Milano da bere
Ma cosa pensavano i milanesi, allora, di questa cucina tutta di prodotto? โQualcuno la definiva una cucina povera, ma non esiste una cucina povera o una cucina ricca. Lโelemento che fa davvero al differenza รจ il sapore, la freschezzaโฆ Mi chiedevano come fosse possibile che in un ristorante come il mio non si trovasse il caviale. Io allora portavo al tavolo il mio, di caviale: pomodoro secco di Sicilia, capperi e olio extravergine di oliva. Una cosa stupendaโ. Perchรฉ la tua cucina era particolare? โIn realtร , con una grande varietร di materie prime di eccellenza a disposizione, in via Montecuccoli ho sempre cercato di privilegiare gli ingredienti e di fare una cucina per alcuni versi semplice. Per alcuni anche disarmanteโ. Tutto nasce da come si guarda alla cucina, che รจ passione, ricerca, studio: โPer fare la differenza ci vuole curiositร , serve lโesperienza delle materie prime con cui ci si rapportaโ dicee poi spiega: โla cucina non nasce sui libri, nasce da unโaltra parteโ e conclude: โNon mangia bene solo chi mangia il filetto, le ostriche o le aragoste: la mia zuppa e i miei spaghetti sono forse molto piรน buoni e saniโ.
La zuppa etrusca. Foto Brambilla Serrani
I piatti storici
Qualche piatto di allora? โLa mia cotoletta milanese era una entrecรดte selezionata da Martini cotta al giusto rosa in leggerissima crosta di pane. Cโรจ chi ancora me la chiedeโ e poi passa ai signature dish del Luogo, quei piatti che hanno accompagnato negli anni i tantissimi, milanesi e no, che si sono seduti alla sua tavola: โil mio minestrone, che si chiamava e si chiama zuppa etrusca, รจ ancora in carta: nacque 44 anni fa, fatto con tre legumi e cereali, verdure dellโorto e un filo di olio a crudo, cotto nel coccio. Non cโรจ nessun grasso in cottura, il risultato รจ di un sapore incredibileโ. E i piรน famosi, immediatamente riconducibili al locale di via Montecuccoli, ormai un simbolo del locale: โAnche gli spaghetti al cipollotto (foto di copertina di Brambila Serrani), nati anni e anni fa, sono ancora un classico: vermicelli di Benedetto Cavalieri, cipollotto di Tropea, olio extravergine di oliva e basilico di Pra e peperoncino di Diamante o peperone di Seniseโ. Ingredienti semplici. La loro storia? ร semplice anch'essa: โVolevano essere il mio aglio e olio: ma un piatto di spaghetti aglio e olio, pure buonissimo, rischia di anestetizzare le papille gustative per le due ore seguenti e non si apprezzerebbe piรน nulla delle portate successive. Cosรฌ invece il sapore รจ deciso e intenso, ma allo stesso tempo delicato, non aggressivoโ.
E poi c'รจ anche la coda di bue, un altro piatto storico:โlโispirazione di questo piatto nasce dal bue grasso di Carrรน e viene cotta a fuoco dolcissimo, per almeno 4 ore, nel Barolo Chinato di Cappellano (e solo in questo!), poi si disossa, si aggiunge un poโ di tartufo al succo di cottura e si pone accanto un purรจ fatto solo con buon burro e ottime patate. Anche questo รจ un piatto richiestissimo. Puรฒ sembrare un piatto povero, ma alla fine costa come un filetto, visto il prezzo al chilo (oltre i 20 euro) e lโosso che si butta via!โ Soddisfazioni? Tante: โUn grande medico, forse il piรน grande che abbiamo (e non voglio fare nomi) dopo aver mangiato la zuppa e gli spaghetti, mi disse: Aimo, tu rendi sapore e salute. Ecco, il miglior complimento che potessi ricevereโ.
La nuova Milano e il passaggio del testimone
ร sereno Aimo, da qualche annoโfelicemente pensionatoโcome si definisce lui. โParlo di queste cose col cuore, ora nel Luogo di Aimo e Nadia ci sono i giovani, cโรจ una gioiosa ventata di novitร โdice, e poi parla anche di come รจ diventata la โsuaโ Milano โOggi รจ cambiata: ci sono tanti etnici, tante possibilitร di scelta. Una volta il pesce era la sogliola alla mugnaia. Oggi cโรจ di tutto. ร anche un bene, mi piacerebbe provare cose diverse. Ad esempio una battuta di carne cruda con sette spezie. Nella mia cโera solo olio di oliva: forse io son rimasto a quella, ma assaggerei volentieri anche quella alle spezieโ.
Cโรจ Stefania, perรฒ, a raccontarci gli ultimi anni di un Luogo che da tempo ha cominciato a costruire il suo futuro. โDaquandoโsorride la figlia di Aimo e Nadia โabbiamo deciso di prendere in cucina non un cuoco, ma due cuochi: Alessandro Negrini (valtellinese) e Fabio Pisani (pugliese). I due ragazzi uscivano da unโesperienza comune dal Pescatore dei Santini e non volevano separarsi nel lavoro. Cosรฌ abbiamo accettato di provare a lavorare con loroโ. Come รจ andata lo possiamo intuire vedendoli ancora oggi, affiatati al comando di questo locale. Ma non รจ stata una cosa subitanea, c'รจ voluto del tempo: โSono stati almeno sei anni prima di poter dire la loro. Cโera ancora Aimo, cโera Nadiaโฆ Loro sono rimasti nellโombra, ma sono cresciuti, hanno assimilato la lezione di una vita: perchรฉ piรน che di ricette, questa cucina รจ fatta di esperienze, di metodo, di rapporti. Siamo una famiglia, una squadra: si condivide e si prova tutti tutto, si parla, si riflette, si critica e si ripensa. Questo รจ lโinsegnamento di una cucina di famiglia, veraโ.
Alessandro Negrini, Fabio Pisani, Nicola dell'Agnolo, Stefania Moroni, Alberto Piras. Foto: S. Magni
L'era Negrini-Pisani
Domanda difficile per Stefania, dovendo raccontare la storia di Aimo e Nadia attraverso dei piatti, cosa ti viene in mente? โQuello che ti ha raccontato Aimo, in realtร , รจ proprio la base del nostro lavoro, lโidea di una cucina che partiva, in tempi non sospetti, dal rapporto con il prodotto, da processi di lavorazione rispettosiโ e racconta di questa cucina che non รจ mai stata regionale: nรฉ lombarda, nรฉ toscana. Ma fatta di percorsi intorno a prodotti e ideeโ. E di , volendo inseguire le tracce di questi percorsi, tornano i piatti simbolo del Luogo: il โpiatto dell'origineโ come lo chiama lei, la zuppa etrusca, ma anche gli spaghetti al cipollottoโricette non ha senso descrivere: si capiscono solo assaggiandoleโ. Ma aggiunge altre voci a questo ideale menu del cinquantennale: โUn altro piatto strepitoso era il risotto con le primizie: ma se non lโassaggiavi non potevi capire quel piatto che andava in carta solo per un mese lโanno, legato a doppio filo a quei particolari ingredienti che erano cosรฌ solo in quel meseโ.
Maialetto di Cinta. Foto Brambilla Serrani
Si avvicina a grandi passi all'oggi, con un piatto che unisce il passato al futuro: il maialino croccante e morbido in diverse cotture. โQui ogni cottura racconta cose diverse del prodotto: la gamba, la costoletta e la testina, presi da maiali allevati in Umbria e lavorati poi interamente da noiโ.
La seppia, invece, puรฒ essere il futuro: โun futuro che recupera i gesti antichi come il massaggio della seppia per ammorbidirla (che ora facciamo con un aggeggio meccanico inventato dal padre del nostro Fabio); viene farcita con interiora e pane raffermo e nero, accompagnata da una scamorza affumicata passata nel latte che riprende la morbidezza della seppia; quindi, marmellata di limoni fatta da noi a freddo e con lunga macerazione, olive che passiamo noi in salamoia, le nostre mostarde e il lampascione candito da noiโ. Un piatto ricco, molto armonico e personale.โOgni elemento ha dentro un pezzetto della nostra storiaโ.
Il Luogo di Aimo e Nadia | Milano | via R. Montecuccoli, 6 | tel. 02 416886 | www.aimoenadia.com
a cura di Stefano Polacchi
Articolo uscito sul numero di Dicembre 2016 del Gambero Rosso. Per abbonarti clicca qui