Il progetto di apertura serale a quali altri mercati si estenderà e in base a cosa avete scelto i plateatici interessati?
Il progetto nasce da un’esperienza già avviata nel mercato di Viale Parioli. Qui alcuni ragazzi hanno deciso di aprire i loro banchi anche la sera e come assessore sono andata a vedere come funziona e li ho incontrati per provare a sostenere l’iniziativa, proponendola come progetto pilota da estendere ad altri mercati romani. È chiaro che laddove c’è un interesse imprenditoriale a sperimentare nuove e positive iniziative l’Amministrazione, e il mio assessorato in particolare, si impegneranno a semplificare le procedure amministrative o a modificarle se necessario. I mercati tradizionali possono essere uno straordinario luogo di sperimentazione. Oltre a frutta e verdura, e agli oggetti tradizionali in vendita nei mercati, gli operatori potrebbero restare aperti la sera, magari offrendo cibi da asporto, cibi bio o prodotti locali.
Quali sono i riferimenti internazionali che vi siete dati? A quali città avete guardato?
In molte capitali europee i mercati delle zone centrali si sono riconvertiti, hanno affiancato alle tradizionali nuove strategie di vendita e attirano anche turisti, oltre che residenti. Rimangono aperti fino a tardi, offrono la possibilità di mangiare e di acquistare cibi pronti. Il mercato San Miguel a Madrid, che ha più di cento anni, tre giorni a settimana apre fino alle due di notte, gli altri fino a mezzanotte. Ma ci sono esempi del genere anche a Parigi, a Barcellona: i mercati la sera si trasformano in luoghi dove mangiare o bere. Se da noi il cambiamento è limitato anche da norme e regolamenti, dobbiamo lavorare per cambiarle. Nulla è impossibile, soprattutto se volontà istituzionale e iniziative imprenditoriali si incontrano in un progetto condiviso.
Perché invece di puntare su alcuni mercati non avete pensato ad una liberalizzazione diffusa permettendo a ogni mercato rionale di sfruttare gli spazi sulle 24 ore?
Ormai la liberalizzazione in Italia ha fatto passi da gigante e per aprire un negozio non servono più tutte le carte e i passaggi burocratici di un tempo. Con la Regione stiamo lavorando al nuovo testo sul commercio. Insieme all’assessore regionale Guido Fabiani vogliamo sostenere il commercio di vicinato: i negozi e le botteghe rivitalizzano i quartieri, sono un servizio utile per chi ci abita e garantiscono la vivibilità in luoghi che altrimenti sarebbero anche meno sicuri. Per cambiare gli orari delle nostre strutture ci vogliono una diversa organizzazione e regole nuove. Poi ogni realtà ha le sue caratteristiche, quindi va valutata la situazione generale, ma anche le realtà locali: se sono più o meno vicine alle abitazioni per l’apertura serale, se sono strutture chiuse o all’aperto, se sono centrali o periferiche per la diversità di target, più residenziale o più turistico.
Che vantaggi economici ha un'iniziativa simile in termini di nuove aziende e posti di lavoro? Avete fatto dei calcoli?
ARoma ci sono 142 mercati rionali, tra grandi e piccoli, 80 mercati saltuari e 1.800 operatori su rotazioni e posteggi fissi. Rappresentano un bacino incredibile di sperimentazioni che possono incrementare i ricavi per gli operatori e l’offerta di posti di lavoro. Le esperienze all’estero confermano che una diversa organizzazione può aumentare le opportunità di lavoro.
Gli svantaggi?
Con regole certe e una gamma di possibilità in più non vedo svantaggi. L’utilizzo della stessa postazione per usi e in orari diversi può essere un valore aggiunto per tutti.
Per quanto concerne la normativa in essere quali sono le modifiche che vi aspettate dalla Regione Lazio?
Il ragionamento che stiamo facendo con l’assessore Fabiani è di adeguare le norme locali a quelle nazionali in tema di liberalizzazione e di apportare modifiche che permettano alle strutture della nostra città un salto qualitativo. Stiamo ragionando su come migliorare e aggiornare la normativa regionale e “a cascata” faremo lo stesso a Roma Capitale. Tra l’altro con una serie di deleghe, ai comuni e a Roma in particolare verranno riconosciuti maggiori poteri decisionali sul commercio.
Oltre alla somministrazione nelle aree mercatali un altro tema importante è la somministrazione mobile: molti ristoratori, sull’esempio di quanto accade nelle altre capitali europee e occidentali, si stanno muovendo per far debuttare camioncini o apette con l’obiettivo di somministrare prodotti di qualità. Si confrontano tuttavia con un mercato bloccato e monopolizzato da anni da note famiglie: anche qui la normativa regionale potrà aiutare sia per liberare le aree monumentali dai famigerati camion-bar sia per far entrare nel mercato attori di qualità?
Sui camion bar vogliamo verificare se i luoghi in cui si trovano risultano i più appropriati per una città come Roma. Stiamo effettuando una ricognizione di tutte le postazioni, che servirà a capire chi è regolare e chi no, anche dal punto di vista del codice della strada. Per quanto riguarda lo spostamento, dobbiamo invece adeguare la normativa regionale e stiamo lavorando con la Regione per rivederla. Secondo le norme attuali, si possono spostare solo in altre aree economicamente equivalenti. Così dal Colosseo i camion bar andrebbero spostati a piazza di Spagna o piazza Navona. Il discorso, sotto il profilo del decoro, riguarda comunque tutta Roma, non solo il centro storico. Bisogna ridisegnare un po' tutto. Lo faremo con i Municipi di Roma, la Regione e gli operatori.
a cura di Annalisa Zordan