glia, Calabria e Sardegna, tranne rare eccezione. E si comincia a fare le stime sul raccolto e le previsioni di resa delle olive. Ecco quindi una veloce panoramica dell’andamento nelle diverse zone vocate alla produzione olivicola, realizzato insieme a Giulio Scatolini.
In Italia centrale si prevede una diminuzione tra il 30 e il 40% della produzione rispetto allo scorso anno. E se la mosca non ha fatto in tempo a rovinare le drupe in Umbria e nelle zone interne di Toscana, Marche e Lazio, l’insettaccio continua invece a fare danni nelle aree costiere. A salvare le aree collinari ci ha pensato la temperatura, che già da fine luglio – appena la mosca ha fatto capolino – sono salite subito sopra i 30° inibendo la deposizione delle uova. Anche lo stress idrico che ha fatto un po’ soffrire gli oliveti, ha avuto per lo meno alcuni effetti positivi sul piano qualitativo: una delle conseguenze della mancanza di acqua è infatti l’aumento di polifenoli, una reazione della pianta che per consumare meno acqua. Quindi gli oli extravergine dovrebbero essere quest’anno particolarmente carichi di amaro e piccante. E le rese (rapporto tra chilo di olive e resa di olio) saranno più elevate in quanto la drupa è meno ricca di acqua. Pur se non è come per il vino e se una minor produzione delle piante non corrisponde a una maggiore qualità, dovremmo essere di fronte quest’anno comunque a oli dal bella personalità e dal carattere più deciso.
La Puglia è divisa in due: Foggia-Daunia e Bari (dove dominano peranzana e coratina, le due cultivar più importanti) fanno sperare in un’ottima produzione in termini sia quantitativi che qualitativi. Mentre il Salento si ritrova con poco prodotto e ha a che fare con la lebbra dell’olivo, malattia comparsa un paio di anni fa e abbastanza difficile da combattere.
Sicilia: le zone più vocate (quelle della nocellara del Belice nel Trapanese e della tonda iblea nel Ragusano) fanno registrare un sensibile calo di produzione, integrato però a livello di stima regionale da un aumento di produzione nelle altre zone.
Netto calo produttivo in Sardegna, in linea con l’andamento dell’Italia centrale.
Al Nord Italia: si assiste a una diminuzione generalizzata di produzione, in particolare nelle tre zone del Garda (Trentino, Veronese e Bresciano). Mentre aumenta, anche se leggermente, in Liguria.