โร quello che passa il conventoโ. Quanto di quest'espressione resta attuale nellโAnno Domini 2018? Come aggiornarla? Azzardiamo un excursus โ il latinorum รจ in agguato, il lettore avvertito โ con un'antifona. I conventi non sono l'unica realtร a โpassareโ una proposta gastronomica โ ops, offerta โ a foodie in pellegrinaggio su asfalto o camminanti a trazione muscolare. Per questi ultimi la conchiglia รจ san Giacomo che accompagna il viaggio, non una cappasanta da assaporare con bollicine. La costellazione di strutture ecclesiastiche รจ varia โ eremi, certose e badie, monasteri, romitori e abbazie โ e non eventuale. S'espande o si contrae? Entrambe le cose. Ma, soprattutto, si diversifica. Incrocia orbite di ordini religiosi diversi (planando anche su atei, laici e oblati), s'addensa intorno a realtร consolidate da secoli, vede balenare qualche novitร , pulsa in satelliti minuscoli o nei massicci ammassi di chiostri, contrafforti, celle et similia. Iniziamo con le tre C di Camaldoli, Casamari e Chiaravalle โ le realtร piรน celebri e celebrate (e ancora celebranti) โ per proporne poi altre, distinte e distanti.
Monastero di Camaldoli
Camaldoli
Con un migliaio dโanni di storia, altrettanti metri sullโAppennino Casentinese (tra la Toscana di Arezzo e la Romagna forlivese) e una Regola, quella benedettina dellโora et labora, le due strutture di Camaldoli presidiano lโidentitร della congregazione in Italia. Lโeremo serba la memoria piรน intima del fondatore san Romualdo โ รจ ritratto in un dipinto di un secolo fa sulla parete tra lโaula capitolare e la chiesa โ e dello spirito contemplativo. Il monastero ne rilancia lโaura, sublimandola nella preparazione di rimedi naturali (oli, balsami, tisane) e prodotti del liquorificio: amari, digestivi e il Laurus 48 a base di erbe, agrumi e camomilla. Per andare da quei sacri boschi a Fonte Avellana, altra comunitร camaldolese, servono un paio dโore โ via Sansepolcro e Gubbio โ fino alle pendici del monte che Dante nel Paradiso definisce โgibbo che si chiama Catriaโ. Aggiungendo: โdi sotto al quale รจ consecrato un ermoโ. Oggi punta su ospitalitร raffinata, vita unplugged. E su un liquore.
Chiaravalle
Lโabbazia di Chiaravalle โ oui, quel Bernard de Fontaine abate di Clairvaux โ osserva la disciplina cistercense. La zona รจ lโagro mediolanensis dalle parti di Rogoredo e lโimpianto gotico lombardo, ma interventi successivi hanno introdotto stili e spazi diversi nei secoli. Due su tutti, il tiburio e il refettorio del chiostro quattrocentesco. Il Grana sarebbe nato qui โ cosรฌ vuole la vulgata ormai consolidata tra vero, plausibile e stagionato โ otto secoli prima dello scisma Padano-Reggiano. La bottega propone prodotti preparati e confezionati dai monaci โ marmellate, dolci, salse e sughi โ e fa da rivendita di altri articoli selezionati, soprattutto superalcolici.
Una sorella non gemella dellโabbazia meneghina si trova nel piacentino, aggiunge della Colomba alla denominazione e replica a soggetto, distillando la sapienza millenaria nel produrre digestivi: erbe su erbe, parecchi gradi e lโeufemismo del termine โtonicoโ.
Casamari e dintorni
Scendiamo sotto al Po, lambiamo il Tevere (ci torniamo) e spingiamoci nel frusinate. ร da Casamari che Chiaravalle della Colomba dipende, come la Certosa di Trisulti (una ventina di chilometri da qui). Sancisce il primato con lโofferta piรน ampia di spirits: Elixir di san Bernardo, Ferrochina e Rosolio, fra i tanti. E Gocce Imperiali, il distillato da diluire immaginando una relazione inversa tra quantitร e potere di far sparire disturbi e malanni. Anche Casamari ha il proprio alter ego minore โ absit iniuria verbis, ci mancherebbe โ su quellโaltro ramo del lago di Como: lโabbazia di Piona punteggia la punta di Ogliasca e i suoi monaci si cimentano pure loro con la tintura prodigiosa. Idem per Monte Oliveto Maggiore, in terra di Siena. Lโazienda agricola del monastero integra perรฒ lโofferta col Flora โ infusione di due dozzine di erbe, sei mesi di invecchiamento โ e vanta uno dei refettori piรน belli di tutti, un grande guscio dโimpostazione trecentesca con volta e pareti affrescate. Non basta ancora, la cantina storica merita una menzione con i suoi due ambienti sotterranei, quello per le botti e quello con le vasche di lavorazione.
Il monastero di Bose
Non tutte le strutture hanno perรฒ secoli di storia, non ci si deve confrontare soltanto coi classici dall'oleografia d'antan โ un po' cartolina, un po' sussidiario (o bignami) โ e d'appendice. Qualcosa di nuovo รจ stato creato dal medioevo ad oggi. Quando Enzo Bianchi fonda il monastero di Bose nella serra morenica d'Ivrea รจ un ventenne del Monferrato. Gli anni sono quelli tra il Concilio Vaticano II e il Sessantotto, la zona รจ la stessa di Damanhur โ altra comunitร inedita sorta da quelle parti (niente in comune, รจ stato un controverso esperimento new age) โ e della Olivetti. Le cascine abbandonate gli paiono perfette per l'idea che ha in mente: uno spazio moderno ed ecumenico, sostanza fattiva e pochi fronzoli. Oggi conta un'ottantina di monaci e diverse fraternitร : Assisi, Civitella San Paolo, Cellole-San Gimignano e Ostuni. La vocazione contadina resta centrale e l'offerta gastronomica punta su tre atout: miele, pane (il rustico di Bose) e confetture: il โconcerto di sanguinelliโ รจ esaltato dal Brachetto, per i fichi di quella โdel mendicanteโ sโรจ optato invece per il rum.
Il primo slancio di nuova comunitร inter-religiosa e post-confessionale รจ perรฒ un altro. Si trova dalle parti del Clitunno, a mezzโora da Assisi. Il toponimo รจ Campello, l'etichetta sbiadita recita eremo e riavvolge il nastro novecentesco di un altro mezzo secolo. Lโha fondato una francescana negli anni Venti e oggi sono rimaste in pochissime a custodire, tenaci, quellโafflato. Ci si va per farsi unโidea di come potessero essere i luoghi di questโitinerario โ parzialissimo, arbitrario, mutevole โ per concentrarsi sul senso raccolto dellโospitalitร : silenzio, natura e tempi sospesi. Si sfiora la retorica โ anzi, ci si cade dentro โ ma per la quintessenza non ci sono scorciatoie, va trovata. E la gastronomia resta, per una volta (solo una) sullo sfondo. Torna comunque subito in primo piano, rustica, genuina e sopraffina, in Irpinia โ al santuario di Montevergine e nella Sabina, al monastero di Santa Caterina dโAlessandria di Cittร Ducale.
La birra trappista
A Roma, dunque. Per la cioccolata di Frattocchie e la birra trappista dellโabbazia Tre Fontane, il luogo del martirio di San Paolo. La tripel chiara non pastorizzata, aromatizzata allโeucalipto, รจ lโunico presidio italiano (e il piรน meridionale di tutti) col bollino esagonale concesso dal comitato centrale di Vleteren, borgo fiammingo. La galassia religiosa a livello nazionale ha rincorso con tentativi tiepidi โla moda della modaโ della birra artigianale del terzo millennio. Con valide eccezioni, certo, senza creare perรฒ una massa critica di quantitร . Questione di economie di scala, presumibilmente. La qualitร รจ comunque alta e vale la pena segnalare la produzione di Cascinazza. ร una comunitร monastica benedettina che per tre decenni ha vivacchiato come azienda agricola vicino a Chiaravalle, dieci anni fa ha messo in piedi โil primo microbirrificio italiano gestito interamente da monaci che ha prodotto la prima birra artigianale monasticaโ. E oggi propone quattro etichette (blond, amber, bruin, kriek), un amaro e un idromele dai contenuti alcolici moderati (2% e 11%, rispettivamente). Intermezzo per una riflessione: il mantra pare essere sempre lo stesso, polarizza la narrazione su due binari: pochi ingredienti di base, parecchie piante officinali, preparazione non elaborata per i piatti di ogni giorno. E specialitร iperlocali sui due versanti "classici": pasticceria secca e spirits.
Qualche altra segnalazione allora, per compendiare โ confermandoli e superandoli โ i clichรฉ. Allโabbazia benedettina della Novalesa in Val di Susa ci si ferma, chiariamolo subito, perchรฉ โIl Nome della Rosaโ menziona la sua biblioteca. La sua storia si srotola su una dozzina di secoli, con diverse osservanze ad alternarsi nel tempo. Alla bottega monastica si trovano articoli vari provenienti da altri monasteri e ordini, per โmutuo soccorsoโ (cosรฌ ci confidano): dai biscotti delle monache di Gubbio al cioccolato e marmellate trappiste, dalla birra Cascinazza alla pappa reale dellโerboristeria benedettina Il Convento di Finale Ligure. Capita spesso: molti monasteri sono nodi di una rete, propongono il meglio della propria produzione e una selezione di altre realtร affini e โconsociateโ.
Praglia
Allitteriamo adesso e passiamo sullโaltro estremo dellโarco alpino: Novacella a Varna (Bolzano). Vini e amari, come alla vicina abbazia di Muri Gries. Chiudiamo il tour dello stivale da queste parti, con lโultimo tris nel nordest: a Rosazzo (Manzano, Udine) per i vini e la cantina dโinvecchiamento che pare sia la piรน antica della regione, a Praglia sui colli Euganei (tisane e libri antichi) e a San Lazzaro degli Armeni, nella laguna di Venezia.
Due segnalazioni metropolitane extra
Andate in pace ora (e in giro), la rassegna missa est. Anzi no, cโรจ spazio per una postilla con due segnalazioni metropolitane extra, in tema (piรน o meno): il ristorante Eau Vive di Roma e la trattoria A Lanterna di Genova. Il primo รจ a due passi dal Pantheon e fa da filiale capitolina di una sorta di network di ristorazione gestito da suore francesi. Il piรน antico ancora in attivitร , pare, รจ quello di Ouagadougou, Burkina Faso, mentre lo spazio romano ha aperto quasi mezzo secolo fa. Nel menu spiccano specialitร francesi e non, piuttosto vintage โ lumache alla provenzale, patรฉ di foie gras, zuppa di cipolle, maiale con crema al Cognac, scalogno e frutta secca โ e proposte internazionali dagli altri Paesi in cui รจ presente lโinsegna, uno per ogni giorno, in un calendario che da liturgico si fa gastronomico. Il secondo riprende nel nome il totem ligure per eccellenza, ma la superbia della Superba non sโavverte. Al contrario: รจ lo spazio conviviale (letteralmente) fondato nella comunitร di San Benedetto al Porto da don Gallo. Il โprete partigianoโ, tutto cuore e niente tonaca, รจ scomparso cinque anni fa, il suo desco genovese e genuino resiste da quasi quarantโanni.
a cura di Federico Geremei e Lucana Squadrilli
foto di Andrea Petrosino
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