È vero: anche nella più remota tra le aerostazioni asiatiche ritroverete le stesse catene di fast food, ma la tendenza è un’altra. Aprono bistrot, ristoranti d’autore, si moltiplicano i locali in franchising a prova di foodie. Un fenomeno che comincia a emergere anche in Italia dove chef come Heinz Beck e Cristina Bowerman hanno portato i loro piatti all'aeroporto di Fiumicino, e super gruppi internazionali come Wagamama hanno cominciato a presidiare i nostri scali milanesi.
Ancora poca cosa, se paragonata all'offerta che si trova al Changi Airport Singapore, che tra l'altro è un punto di snodo cruciale per chi va in Australia o nel Sudest Asiatico, esempio virtuoso per la varietà dell'offerta food. Ecco dove mangiare durante le ore di scalo.
I nostri consigli
Ippudo Express (Terminal 1 e 2). Non ha certo bisogno di presentazione questo franchising tutto dedicato al ramen, che anche qui (ovviamente) è gustoso e goloso. In più, se avete poco tempo, ci sono anche altri spuntini veloci.
Kaveri Vegetarian Cuisine (Terminal 2). Offre cucina sia del Nord che del sud dell'India. Piatti da provare? Sicuramente il dosa, una specie di pancake fatto con una pastella fermentata, che viene servito con verdure al curry, patate, cipolle, e il chana masala, un piatto di ceci, cipolle, pomodoro, semi di coriandolo e un blend di spezie.
Peach Garden Chinese Dining (Terminal 2). Conosciuto per i suoi noodles ai gamberetti, questo ristorante cinese serve anche un ampio assortimento di dim sum. Da non perdere l'anatra arrosto e, se non avete avuto l'occasione di mangiarla a Singapore, la fried carrot cake fatta con farina di riso e ravanello bianco che alcuni chiamano carota bianca.
Saboten (Terminal 1). È vero, è una catena fondata nel 1966 in Giappone, ma a differenza di molte catene offre una cucina elegante fatta di materie prime di qualità. Il loro piatto must è il tonkatsu, ovvero una sorta di cotoletta alta un paio di centimetri, servita tagliata a fettine insieme al cavolo cappuccio e alla zuppa di miso.
Soup Restaurant (Terminal 2). Un ristorante specializzato in zuppe e più in generale nella “Chinatown Heritage Cuisine”, con tanto di ricette di famiglia del fondatore Mok Yip Peng. Uno dei piatti da provare assolutamente è il Samsui Ginger Chicken, un piatto tradizionale delle donne Samsui (le donne cinesi emigrate in Malesia e Singapore tra gli anni '20 e '40) che veniva mangiato specialmente durante il Capodanno cinese. Il pollo veniva cotto a vapore senza troppo condimento, dopodiché immerso nella salsa di zenzero preparata con olio di zenzero e sesamo.
Straits Food Village (Terminal 2). Ricorda un po' i venditori ambulanti che si incrociano nei vari mercati della città, ma ovviamente siamo pur sempre in un aeroporto. Qui si possono provare differenti piatti tipici di street food di Singapore, come i fantastici satay (spiedini), il bak kut teh, un piatto di costine di maiale cucinate nel brodo, tipico in Malesia e Singapore. Oppure il nasi lemak, ovvero riso cotto nel latte di cocco e foglie di pandan.
Gli acquisti
Per gli acquisti dell'ultima ora, andate da Durian Mpire (Terminal 3) per dei simpatici souvenir gastronomici a base del frutto tropicale durian (ingentiliti per i palati occidentali). Oppure optate per il tipico bakkwa, un popolare snack di carne condita con spezie, zucchero, sale e salsa di soia, ed essiccata su graticci a circa 50-60 ° C. La trovate da Bee Cheng Hiang (Terminal 1,2 e 4).
L'aeroporto Changi, insomma, offre un sacco di attrattive - pensate che ci sono pure un cinema e un giardino delle farfalle! - che rendono questo “luogo non luogo” unico e in linea con tutti i comfort che poi troverete a bordo degli aerei della compagnia di bandiera della città stato. Piccola curiosità sulle hostess della Singapore Airlines che vi capiterà di vedere fluttuare tra i gate: la loro stupenda divisa, la Sarong Kebaya (simbolo dell'ospitalità asiatica riconosciuta in tutto il mondo) disegnata da Pierre Balmain in quattro colori a seconda del ruolo, compie quest'anno ben 50 anni, donando a chi la indossa un'eleganza senza tempo. Sono quei dettagli che fanno davvero la differenza.
foto di apertura di Sofian Jo